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Uncinetto


Uncinetti di varie misure e materiali

L'uncinetto è costituito da un normale bastoncino munito a una estremità di un uncino che serve per prendere e guidare il filo.

Oggi essi sono fatti a macchina, normalmente in alluminio o acciaio rivestiti di plastica, ma possono anche essere in legno e persino in avorio. Hanno numerose dimensioni, secondo l'International Standard Range (ISR) e vanno da 0,60 mm di diametro dell'uncino, per cotone fine, a 10 mm per filato molto grosso.(anche se alcuni rivenditori ne negano addirittura l'esistenza ci sono per i lavori che richiedono uncinetto molto fine anche da 0.55) In altre parti del mondo viene usato un sistema di numerazione differente.

Dal momento che l'uncinetto non serve per reggere i punti, come il ferro per il lavoro a maglia, ma solamente l'occhiello di lavorazione, hanno tutti una lunghezza standard che è di circa 20 cm. Esistono poi gli uncinetti per punto Tunisi che hanno lunghezza di 30 cm.

L'uncinetto di solito è schiacciato al centro per permettere una migliore impugnatura.

Origini dell'uncinetto 

Le origini della lavorazione all'uncinetto sono antichissime e, come nel caso di altre arti tessili, difficili da tracciare, ma sono stati trovati esempi primitivi in ogni angolo del globo, in Estremo Oriente, in Africa,Europa, America del Nord e del Sud ed esempi se ne ritrovano già nella cultura egizia.

Alle volte l'uncinetto è stato lavorato su fini uncini con filati molto fini che producevano un delicato tessuto simile a trine, oppure è stato lavorato con filati più spessi su grossi uncini dando origine ad un tessuto compatto e denso.

Questo secondo tipo di uncinetto veniva usato dai Cinesi per fabbricare bambole tridimensionali, dagli Africani che lo usavano per fabbricare i copricapi dei loro capi tribù, dai Turchi per creare cappelli e inScozia per fare berretti e pesanti mantelli.

La forma di uncinetto più delicata ebbe origine in Italia nel XVI secolo ed esso veniva soprattutto usato dalle suore per realizzare addobbi e vestimenti per la chiesa.

I filati 

I filati da utilizzare per il lavoro all'uncinetto possono essere molto differenti per avere effetti diversi.
Il cotone e la seta producono un tessuto delicato simile alla tela del ragno che ricorda l'artigianato vittoriano, il filato spesso e grosso può essere usato per indumenti e per articoli domestici.


Per realizzare lavori creativi e piacevoli si possono usare, oltre il cotone, la lana e la seta, la ràfia, la corda, il lino, la canapa, la juta che da soli o uniti ad altri filati danno risultati insoliti.

Tipi di lavorazione 



Uncinetto a forcella




Pizzo irlandese

I tipi di lavorazione si possono distinguere in due categorie:

  • Quelli che utilizzano l'uncinetto semplice:

    • Uncinetto a forcella, in cui oltre all'uncinetto si una anche una forcella, spesso in acciaio dall'aspetto di una grossa forcina da capelli. Con questa tecnica si possono fare merletti, frange,passamanerie destinate a guarnire capi di abbigliamento e frange per mobili;

    • Uncinetto a rete o filet;

    • Uncinetto friulano, un lavoro molto decorato a fiori e foglie in rilievo su una base a rete squadrata;

    • Pizzo d'Irlanda, che presenta ricchissimi rilievi su una base a catenelle che disegnano morbide volute.

  • Quelli che utilizzano l'uncinetto tunisino. Questo lungo uncino permette di raccogliere un gran numero di asole contemporaneamente, come su un ferro da calza, e di chiuderle poi una alla volta nel giro di ritorno. L'effetto finale del lavoro è molto simile a un grosso tessuto. Per maggiore chiarezza vedere il link a fondo pagina.

Punti base 

(Per una miglior comprensione si rimanda al link "scuola punti di base" che si trova a fondo pagina)

  • Catenella: il primo punto della catenella è costituito da un cappio annodato dentro cui si fa scorrere l'uncino per raccogliere il filo di lavorazione e farlo passare attraverso. La catenella è l'inizio di ogni lavoro e può essere lunga a piacere, ma compare anche durante la lavorazione. ha l'aspetto di una morbida catena di filo.

  • Punto alto che consiste nelle seguenti operazioni: sull'uncinetto, infilato nell'ultima asola realizzata, 1 raccogliere il filo da lavorare, 2 con l'uncino entrare nella catenella sottostante, 3 prelevare ancora un filo e passarlo attraverso appunto quella catenella in questo modo si hanno sull'uncinetto tre asole aperte,(gettate), 4 raccogliere nuovamente il filo di lavorazione e chiudere le prime due asole passandovi attraverso, si hanno ora due asole, 5 raccogliere ancora il filo e chiudere le ultime due asole. rimane un'asola.

  • Punto basso: si lavora come il punto alto ma elimina i passaggi 1 e 4.

Storia del lavoro a maglia

L'inizio del lavoro a maglia non ha una datazione certa per la difficoltà di distinguere se le notizie pervenute riguardassero il lavoro eseguito ai ferri oppure quello a telaio.

Certo è che questo argomento, recentemente rivalutato da studi approfonditi, ci offre notizie sicure e documentate solo quando ci si ferma al II o III secolo dopo Cristo perché prima la storia si confonde troppo spesso con la leggenda.
Sono state però trovate sculture che risalgono al IV secolo a.C. che hanno fatto ipotizzare che il lavoro a maglia fosse ormai entrato nella vita quotidiana, come dimostra una statua greca, che si trova adAtene, nel Museo del Partenone, Kore n. 670, che sembra indossare un maglione come quello dei nostri tempi.
Pur non avendo documenti specifici al riguardo, ad una osservazione attenta, si può notare che l'artista ha riprodotto con lo scalpello la lavorazione del punto a coste - 3 maglie diritte alternate a tre rovesci oppure un'alternanza di 7 diritti e tre rovesci - nelle vesti senza cuciture che venivano indossate durante le cerimonie sacre.
Da tener presente che il numero tre e il numero sette erano considerati numeri dal potere magico.

I primi reperti 

Solo nell'epoca cristiana è possibile esaminare il primo reperto di lavoro a maglia, analizzandone la struttura e i colori.
È probabile che manufatti più antichi non abbiano resistito all'usura del tempo o, più semplicemente, siano stati riciclati più volte, visto che uno dei pregi maggiori del lavoro a maglia è proprio quello di poter essere disfatto e impiegato per altri utilizzi.
Il reperto venne alla luce in Siria tra le rovine di Dura-Europas e presenta una tecnica molto simile a quella usata quando si lavora con il ferro circolare oppure con i due ferri tenuti liberamente (e non uno sotto l'ascella destra) tra le mani. Tuttavia, Richard Rutt, in "A History of Handknitting" propende per la teoria che il frammento di Dura non sia stato lavorato a maglia ma con la più arcaica tecnica del naalbinding.
Si può ipotizzare che le maglie siano state create da un solo ferro, uncinato sulla punta, come l'uncinetto tunisino, strumento tipico di lavorazione manuale, più semplice e più antico del lavoro a telaio, che era molto diffuso nell'area mediterranea. L'aver trovato molti reperti soprattutto nell'area medio-orientale fa propendere gli studiosi per una origine indoeuropea del lavoro a maglia, ciò è suggerito anche dal termine sanscrito "nahyat" (lavoro a maglia ma anche rete all'uncinetto) da cui deriva il termine anglosassone "ketten" fino ad arrivare al termine in inglese moderno "knitting".
Sono stati trovati anche reperti in Perù quasi contemporaneamente al primo reperto siriano, ma è senza dubbio la tradizione mediterranea quella che si è diffusa per tutta Europa.
In Egitto, a Bahnasa, sono stati trovati numerosi capi lavorati a maglia che si fanno risalire al IV e al V secolo.

L'origine dei punti irlandesi 

I maglioni irlandesi, o Aran, hanno generato un vasto corpus di leggende. La città di Bahnasa era in quel periodo abitata dai Cristiani Copti che erano scampati all'invasione degli Arabi e avevano trovato rifugio presso i monasteri delle coste e delle isole irlandesi, come testimoniano i simboli copti e altri disegni tipici del periodo egiziano innestatisi sulla tradizione locale, fondendosi con i motivi celtici della regione.

In queste zone la maglia perse la vivacità dei colori ma acquistò il rilievo nella straordinaria varietà di punti che, eseguiti con la grossa lana non ritorta e non tinta delle isole Aran, riprodussero i più importanti disegni simbolici.

I punti, considerati dalla leggenda tutti simbolici e beneauguranti, venivano creati generalmente su un fondo a rasato rovescio sui quali spuntavano i boccioli dell'albero della vita, il movimento dell'acqua della sorgente della salvezza con motivi di maglie diritte, il diamante dell'abbondanza in forma di losanghe a grana di riso, le linee a zig-zag del matrimonio.

Quando il segreto di questi punti uscì dalle celle dei monaci e furono insegnati ai pescatori, essi divennero altrettanti simboli delle famiglie locali e ogni clan, aveva il suo riferimento in una serie di punti.

Quando due gruppi, attraverso il matrimonio, si imparentavano, la nuova famiglia ereditava i punti dei due clan di provenienza e in questo modo i punti Aran si diffusero nelle famiglie irlandesi. In questa regione ad eseguire i maglioni erano gli stessi pescatori, mentre alle mogli veniva delegato solo il compito di filare la lana.

Il vescovo Richard Rutt, in "A History of Handknitting", racconta tuttavia una storia radicalmente diversa. Per iniziare nota come non esistano testimonianze dell'esistenza di maglioni Aran precedentemente al 1900. Prima di questa data, è assodato (come dimostrano fotografie e altri reperti iconografici) che i pescatori irlandesi indossavano maglioni simili a quelli prodotti nelle isole della Manica (Jersey o Guernsey): sostanzialmete privi di trecce complesse e in filato blu scuro. I maglioni Aran cominciano ad apparire in dipinti, disegni, fotografie e filmati, solo a partire dagli anni venti, mentre la più vecchia traccia materiale (il primo maglione acquistato e tuttora conservato) daterebbe a non prima degli anni trenta.

Rutt nota anche come gli Aran riprendano la forma sostanziale dei maglioni delle isole della Manica, ma ne modifichino la costruzione, che non avviene in un solo pezzo senza cuciture, bensì nella maniera più abituale in quattro pezzi (davanti, dietro e due maniche) cuciti tra loro. Inoltre, i motivi Aran riprendono i motivi a trecce e noccioline tipiche della maglia tirolese, particolarmente delle calze prodotte nella regione.

Mediante una serie di ricerche e interviste, Rutt riesce ad identificare l'origine dei maglioni Aran in una famiglia specifica, di cui intervista i componenti superstiti e gli eredi. Questi emigrarono negli Stati Uniti nei primi anni del XX secolo, dove avrebbero appreso le tecniche torolesi dai vicini di casa ed amici, riportandole in irlanda alla fien della loro avventura americana. Lì, le nuove tecniche avrebbero trovato una vasta eco, tanto da diventare estremamente popolari, mentre i maglioni Aran perdevano la fattura circolare su ferri a due punte e iniziavano a venire prodotti in pezzi separati, oltre a prodotti in lana più soffice e meno resistnete di color bianco.

La varietà dei punti nel resto dell'Europa 

I punti importati dalle coste mediterranee nel diffondersi nel resto dell'Europa persero la staticità dei simboli e dei colori e si moltiplicarono, dando vita ad incredibili risultati. Essi riprendevano la realtà e gli elementi dei luoghi vissuti (fiori, stelle, alberi) nei punti a rilievo e nei punti traforati.
A diffondere questi punti per tutta l'Europa furono i mercanti che percorrevano le rotte carovaniere.

Il filato 

Il filato utilizzato era quello di lana o, per i reperti egiziani, il cotone. Quando, in epoca più avanzata, venne importata la seta dall'Oriente, questa divenne il tipo di filato preferito dai papi e dai re. Vennero realizzati capi molto preziosi arricchiti spesso da fili d'oro che si univano al filato di seta.

Fin dall'epoca romana e anche per tutto il Medioevo fino al primo Rinascimento vennero realizzate delle armature in maglia metallica; tuttavia queste armature avevano solo una superficiale somiglianza con la maglia: il metallo non veniva certo lavorato ai ferri, ma piuttosto veniva trafilato e lavorato in anelli singoli, intrecciati tra loro prima di essere chiusi. Inoltre, solo alcune armature (le più pregiate) erano prodotte con questa tecnica, dato che erano usate anche armature composte di cuoio bolito e borchiato o coperto di scaglie di metallo cucite, ovvero armature di piastra metallica.

Curiosità 

Quando Papa Innocenzo IV venne sepolto nel 1254, indossava dei guanti a disegni multicolori lavorati in seta e in filo d'oro, importati dalla Spagna (che ebbe una delle più importanti scuole per il lavoro a maglia, che raggiunse il cui massimo splendore nel XVI secolo ed era famosa soprattutto per la lavorazione dei guanti in seta e fili d'oro).

Quando Enrico II di Francia nel 1533 sposò Caterina de' Medici, indossava calze di seta fatte a mano. Enrico VIII d'Inghilterra sembra preferisse le calze di seta italiane, lavorate con quattro ferri senza cuciture.

Testimonianze di lavori a maglia attraverso i dipinti 

Certamente un capo che veniva indossato da un membro della casa reale veniva imitato ed infatti possiamo ammirare nei quadri di Hans Holbein il Giovane e di altri pittori della sua scuola, che ritraggono nel corso degli anni la famiglia dei Tudor, un medesimo e molto semplice motivo di berretto, lavorato a maglia rasata con diminuzioni regolari che rimasero di moda per un secolo.

Il quadro che più fedelmente è testimone dell'apprezzamento del lavoro ai ferri da parte dei pittori è la pala dell'altare di Buxehude in Germania, nota come "La visita degli Angeli", dipinta da Mastro Bertramnel 1400, nel quale viene rappresentato un momento di vita familiare all'interno della casa di Nazaret.

Nel dipinto si può osservare la Madonna intenta a sferruzzare una piccola tunica "inconsutile", cioè senza cuciture, per Gesù Bambino rifinendo la scollatura col sistema circolare a quattro ferri, sistema ancora sconosciuto in quei tempi in Germania, ma osservato dall'artista durante un viaggio in Italia.

La tecnica del lavoro in tondo 

La tecnica del lavoro in tondo, oltre che in Italia, era conosciuta anche nelle lande della Francia del Sud dove i pastori lavoravano usando cinque ferri e nelle isole britanniche Guernsey dove i maglioni sono lavorati in un solo pezzo, senza cuciture e nel nord, nell 'area delle Shetland, dove i maglioni con tecnica Fair Isle, dall'Isola di Fair, vengono lavorati (con una tecnica simile a quella usata nei paesi nordici) ajacquard multicolore, con un motivo tradizionale a "X" e "O", circolarmente fino alle spalle, e in seguito tagliati per fare posto agli scalfi delle maniche e al collo (steeking).

I punti delle isole britanniche Guernsey 

Molto simili ai punti dei maglioni delle isole Aran, sono quelli dei maglioni Guernsey con la differenza che sono eseguiti, invece che con lana grossa, con lana sottile di colore scuro e basati sulla diversa combinazione dei diritti e dei rovesci dove l'effetto del rilievo è appena accennato.

Secondo una legenda, man mano che si procede nel lavoro i punti sono disposti dal basso verso l'alto in modo da ricostruire, in forma simbolica, le tappe della vita dell'uomo, dall'albero della vita alla corona della gloria. Un'altra leggenda riguarda il fatto che i punti abbiano un valore simile a quello del tartan scozzese, che identitificava le varie famiglie. In realtà la scelta dei punti da usare era dettata puramente dalla tradizione, che aveva caratteristiche regionali ma non famigliari, e dal gusto, del tutto privo di implicazioni simboliche.

Lo stile detto Guernsey è legato ad un momento non lieto della storia della monarchia inglese e precisamente alla decapitazione di re Carlo I.
La tunica che Carlo I indossava al momento dell'esecuzione capitale avvenuta nel 1649 era lavorata in maglia di seta color blu reale ed era stata commissionata in Italia secondo lo stile e i punti Guernsey.

I punti delle isole Shetland 

I motivi dei maglioni delle isole Shetland, lavorati nei colori naturali delle terre, dal panna al marrone scuro, sono maggiormente stilizzati e accostati ai motivi significativi delle terre scandinave come la stella di ghiaccio e la felce e possono essere realizzati in due versioni: una colorata e più vicina ai motivi delle altre isole e un'altra traforata più caratteristica di queste isole.

La culla del lavoro a maglia: la Gran Bretagna 

Anche se il lavoro a maglia non ebbe origine in Gran Bretagna, qui esso fu sempre tenuto in grande considerazione ed ebbe un fortissimo sviluppo. Quando il reverendo William Lee, inglese, inventò la prima macchina per maglieria, la regina Elisabetta I impedì che sotto il suo regno venisse utilizzata e l'inventore dovette emigrare in Francia.

La corporazione dei magliai 

La regina aveva infatti a cuore la sorte degli artigiani magliai che in quel periodo si erano organizzati in corporazioni con un preciso statuto.

Per diventare magliaio bisognava seguire un corso di apprendistato della durata di tre anni e nei tre anni che seguivano bisognava produrre delle prove che attestassero l'abilità personale. Era infatti obbligatorio saper eseguire un grande tappeto a più disegni e colori, un paio di calze, un berretto, una tunica o un maglione dimostrando di aver appreso bene tutte le tecniche.

Le corporazioni erano riservate solamente agli uomini ma anche le donne lavoravano a maglia alternandolo con il lavoro domestico e quello nei campi. In un museo del Galles sono conservati degli attrezzi a forma di coltelli incurvati che venivano infilati nella cintura e servivano a reggere il ferro destro che veniva inserito in un tassello all'estremità superiore.

Ma il progresso incalzava e il fratello del reverendo Lee ripropose con maggior successo l'uso della macchina per maglieria e già alla fine del 1600 si possono annoverare numerose macchine per maglieria nella zona di Nottingham che si estenderanno presto per tutta l'Inghilterra.

Alcuni francesi, inviati appositamente a Nottingham per carpire il segreto della nuova macchina riuscirono a ricostruire perfettamente il modello.

Joseph-Marie Jacquard 

Verso la fine del 1700, Joseph-Marie Jacquard realizzò un apparecchio da applicare sui telai da tessitura che dava la possibilità di ottenere disegni molto complessi.

Il telaio Jacquard divenne famoso, andando a rivoluzionare la produzione nell'industria tessile, il nome Jacquard è impropriamente passato ad indicare tessuti di maglieria con disegni complessi e colorati, ma anche i punti a più colori lavorati a mano.

I secoli del bianco assoluto 

Nel 1700 e nel 1800 si continuò a lavorare ai ferri ma i colori vennero abbandonati. Divenne di moda il colore bianco e soprattutto i filati di cotone e di lino che ben si prestavano per realizzare corredi per neonato, sciarpe leggere e traforate, bordure e magliette.

In Francia nasce la cuffietta di cotone bianco che diventa parte fondamentale del costume contadino e si realizzano berretti di ogni varietà. Vengono utilizzati i punti traforati e leggeri simili a veri e propri merletti. Si lavora ai ferri non tanto per professione ma per il piacere di realizzare con le proprie mani qualcosa di bello. Quest'epoca quindi viene ricordata perché è solo ora che il lavoro ai ferri diventa anche un "hobby".

Le perline colorate 

Nel Settecento a Vienna nasce la moda di infilare delle perline colorate nel cotone bianco lavorandole sempre sul diritto del lavoro in modo da formare dei disegni simili a piccoli arazzi.

Ciò comportava una certa difficoltà e precisione nell'inserimento delle perline che dovevano essere infilate ad una ad una prima di iniziare il lavoro perché i colori dovevano tener conto della disposizione finale del disegno.

Le prime riviste di maglia 

In Inghilterra nascono nell'Ottocento le prime riviste di maglia che saranno presto imitate in tutta Europa. Anche in Italia compaiono le prime rubriche di maglia sul "Corriere delle dame" e in altri giornali soprattutto rivolti al pubblico femminile.

La prima collezione 

A Parigi negli anni venti viene presentata dalla famosa sarta Elsa Schiaparelli una collezione di modelli trompe-l'oeil tutti realizzati ai ferri che ebbe un grande successo.

Alla fine della seconda guerra mondiale 

fine della seconda guerra mondiale il lavoro a maglia si diffonde per il mondo conoscendo veri momenti di gloria e soprattutto nell'ambiente sportivo va di moda lo stile inglese dei maglioni Fair Isle che verranno indossati dalla stessa regina e dai suoi familiari.

Le fotografie della famiglia reale in maglione verranno pubblicate su tutti i giornali creando presto una diffusa imitazione.

Il Novecento e il "boom" della maglia 

L'industria della maglieria è ormai pienamente avviata e diffusa e nascono nuove tecniche, come l'avvio tubolare, molto usato in Italia.

Negli anni sessanta si assiste ad un vero "boom" della maglieria a mano e le riviste, sempre più numerose, riportano le spiegazioni dei punti e dei modelli. Alla fine del decennio e per i successivi anni settanta il lavoro a maglia conosce un ritorno alle origini.

In quegli anni era aperto il dibattito sulla cultura popolare e lo stile folk entrava prepotentemente nell'abbigliamento. Con l'ingresso prepotente dei fatti riguardanti il Sud America sulla scena politica, iniziarono a nascere modelli che imitavano il poncho e sui gilet apparvero i motivi peruviani dei lama e degli omini stilizzati.

Con l'inizio della moda del "fai da te", le principianti scelgono filati grossi e punti facili per eseguire modelli diritti, evitando aumenti e diminuzioni e preferendo modelli ampi e comodi. Nel 1990 la maglia subisce la riscoperta di punti complessi e spesso reinventati per creare qualcosa di particolarmente ricercato e bello.

Oggi la maglia è più che mai di moda e le tecniche usate, impensate solo pochi anni fa, sono tantissime e le incredibili combinazioni tra il vecchio e il nuovo rendono la ricerca inesauribile.

Lavorazione a maglia




Ferri (o aghi) per la lana

La lavorazione a maglia è una antichissima arte che si realizza con strumenti chiamati ferri.

Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, la lavorazione a maglia non è un'attività riservata alla parte femminile della popolazione: per esempio alcuni Taquileños, indigeni della regione del LagoTiticaca, si impegnano appunto in questa attività.

Gli strumenti di base: i ferri 

Gli strumenti di base dei lavori a maglia sono i ferri, che si possono trovare in commercio in diversi materiali la cui scelta dipende dal gusto personale: acciaio, alluminio anodizzato, alluminio verniciato, plastica,acrilico (plexiglas), ottone cavo nichelato, bambù e legno.

La lunghezza dei ferri tradizionali a una punta può variare dai 20 agli 80 centimetri a seconda del capo che si vuole confezionare. I ferri a due punte per la lavorazione circolare hanno lunghezze che variano dai 15 ai 35 cm. I ferri circolari possono essere lunghi da 30 a 150 cm.

I ferri per il lavoro a maglia hanno un numero che corrisponde al loro diametro in millimetri. Le misure possono variare dai 2 ai 20 millimetri con una numerazione che procede di mezzo millimetro (a cui si aggiungono i ferri da 2,25, 2,75, 3,25 3,75 derivanti dalle numerazioni americana e inglese) fino ai 6 mm e di 1 mm o più oltre. I ferri più usati per lavori in filato di media grossezza compresi tra i 4 e i 6 mm.

I ferri si possono dividere in tre categorie:

  • ferri dritti, a una punta, servono per i pezzi base da lavorare separatamente (davanti, dietro, maniche, colli, tasche, pannelli, inserti, ecc.) e che hanno all'estremità opposta un pomellino per non far scivolare le maglie;

  • ferri a due punte o gioco di ferri, per lavorare capi in tondo, come guanti, calze, colli o berretti, senza dover fare cuciture;

  • ferri circolari, per realizzare lavori di forma tubolare, per certi tipi di collo o per capi che non richiedono cuciture, tuttavia il ferro circolare può anche essere utilizzato (e alcuni lo trovano più comodo) per realizzare i capi a più pezzi; inoltre, è indicato per lavorare capi di dimensioni molto vaste, come gli scialli.

Tipici capi che non richiedono cuciture sono ad esempio i pullover originali dell'Isola di Fair e i maglioni da pescatore inglesi (Gansey).

I ferri (o aghi da lana) hanno differenti misure a seconda dei vari paesi, e questo potrebbe creare confusione specialmente per i principianti. Non è difficile trovare su Internet tabelle di conversione delle misure, per i ferri o per gli uncinetti).

Gli strumenti di base: gli accessori 


Donna che lavora a maglia, diAdolphe Bouguereau




Bobine per lavorazione jacquard a mano

Oltre ai ferri, è necessario avere a portata di mano altri strumenti:

  • un paio di forbici per tagliare i fili;

  • aghi da lana per cucire, con punta arrotondata (ora realizzati anche in plastica e con un comodo occhiello per far passare anche filati grossi);

  • un metro per misurare;

  • un uncinetto per raccogliere i punti ed eseguire le rifiniture.

Ci sono anche accessori facoltativi come:

  • proteggi-punte, un piccolo cappuccio di gomma da infilare sulla punta dei ferri per non far sfuggire le maglie quando il lavoro viene lasciato in sospeso;

  • contagiri, una sorta di "contachilometri" manuale, della grandezza di 1 – 2 cm, che serve per tenere il conto del numero dei ferri lavorati;

  • ferri ausiliari, cioè piccoli ferri dritti, curvi o a forma di "J", aggiuntivi a quelli necessari alla lavorazione, utilizzati per realizzare incroci di maglie e trecce;

  • spille da balia o barrette chiuse ai due estremi da cappucci rimovibili per trattenere le maglie aperte che si lasciano in sospeso (per la realizzazione di colli, tasche, occhielli ecc.);

  • portagomitoli, grembiuli porta lavoro, cestini porta lavoro, per tenere il lavoro pulito e ordinato.

  • bobine per tenere i fili separati nelle lavorazioni a colori con la tecnica dell'incastro o intarsio;

  • graffette, una sorta di clips in plastica utilizzate per segnare punti chiave durante la lavorazione (es. aumenti, diminuzioni, incroci, ecc.) o, più frequentemente, per marcare lo sviluppo verticale del lavoro;

  • anellini marcapunti, che possono essere semplici di plastica, di metallo con piccoli pendenti (e che possono essere sostituiti da minuscoli elastici per capelli, piccoli cappi di lana in colore contrastante e così via), che vengono infilati direttamente sul ferro, anziché sul filo, e che scorrono con il lavoro; questi vengono usati per marcare aumenti, diminuzioni e ripetizioni dello schema di punti o di colori.

In ogni caso, è buona abitudine tenere a portata di mano carta e penna, per eventuali conteggi, promemoria, ecc.

I filati 

Per la lavorazione a maglia, si possono usare diversi tipi di filato:

  • quelli derivati da fibre vegetali: lino, cotone, canapa, juta, agave, cocco, bambù ecc.;

  • quelli derivati da fibre animali: lana, seta, alpaca, cammello, angora (che è un tipo di coniglio), bue muschiato (quivut), bisonte;

  • quelli artificiali, derivati da materiali naturali vegetali o naturali come il Rayon o Viscosa, la fibra di latte, la soya, alcuni tipi di alga o le bucce di banana (ancora scarsamente disponibili sul mercato italiano);

  • quelli derivati da fibre sintetiche: poliammide, poliestere, nylon, acrilico.

Le fibre vegetali 

I primi filati ad essere utilizzati furono quelli derivanti dalle fibre vegetali come:

  • il lino, coltivato dagli Egiziani fin dal V° millennio a.C. e ricavato dalla macerazione delle fibre della pianta omonima;

  • il cotone, che fu introdotto in Sicilia già nel IX secolo e si diffuse per il resto dell'Europa verso il 1300.

Le fibre animali 

La filatura della lana si sviluppò invece dopo quella delle fibre vegetali e furono gli Assiri e i Babilonesi a scoprire l'arte della lavorazione di questo materiale, arte che si diffuse rapidamente in tutto l'Occidente.

Dopo l'anno Mille, fu l'Italia a distinguersi per la produzione della lana, soprattutto per i prodotti provenienti da Firenze. Durante il Medioevo il commercio della lana rappresentò il settore più redditizio dell'economia inglese.

Dalla metà del Quattrocento, il re d'Inghilterra decise che il mercato della lana dovesse svolgersi in una sola città e a tale scopo venne nominata Calais, situata sulle coste francesi del canale della Manica.

La supremazia dei mercanti inglesi durò fino a quando si impose sul mercato la "Compagnia dei Mercanti Avventurieri" che commercializzava tessuti ottenuti da lana inglese, ma lavorati nei Paesi Bassi e nelleFiandre grazie alla diffusione del telaio meccanico.

Quanto alla seta, ricavata dal filamento del bozzolo del baco da seta, la cui lavorazione si praticava già nella Cina del 2600 a.C. circa, era già nota ai romani, che importavano pezze e filo. L'allevamento del baco da seta fu introdotto in Europa in epoca medievale ed è stato praticato soprattutto nel nord Italia e particolarmente nella zona di Como.

Oggi in commercio vi sono vari tipi di filati che si possono ottenere dalla tessitura di fibre naturali, animali o vegetali oppure chimiche, artificiali e sintetiche.

Consigli 

Bisogna scegliere il filato in base al tipo di lavoro che si vuole eseguire, preferendo lane di buona qualità e che abbiano sull'etichetta lo stesso numero di bagno che di solito affianca il numero di colore.

Se la lana acquistata è in matasse bisogna dipanarla, possibilmente con un arcolaio, altrimenti ci si può servire degli schienali di due sedie messi l'uno contro l'altro.

Per lavorare con i ferri tradizionali senza affaticarsi, è necessario sedersi su una sedia con schienale rigido e senza braccioli, se invece si preferisce usare i ferri circolari, al loro maneggevolezza rende possibile lavorare praticamente in qualsiasi posizione, compreso a letto; è anche bene lavorare in un luogo ben illuminato e fare ogni tanto una pausa, badando però a non lasciare il ferro a metà per evitare che, alla ripresa, le maglie risultino irregolari.

Utile è avere a portata di mano un block notes sul quale riportare gli aumenti, le diminuzioni e le lavorazioni fatte, in modo tale da sapere sempre in quale punto è stato interrotto il lavoro.

Non meno importante è misurare spesso il capo appoggiandolo sempre su un piano, senza tirarlo né in orizzontale né in verticale. Per misurare è consigliabile, quando possibile, usare una riga rigida anziché un nastro da sarta.

Glossario 


Donna che lavora a maglia, diAnders Zorn

  • Accavallare: passare una maglia dal ferro sinistro a quello destro, lavorare la maglia seguente e con il ferro sinistro entrare nella maglia passata e, con un movimento da destra a sinistra, farla passare sopra la maglia seguente. Al posto di due maglie rimarrà una sola maglia.

  • Aumentare: aggiungere una o più maglie al lavoro.

  • Avviare: partire con il ferro di inizio formando le singole maglie.

  • Diminuire: diminuire una o più maglie al lavoro.

  • Gettare: avvolgere il filo intorno al ferro destro in senso antiorario prima di lavorare una maglia.

  • Intrecciare: mettere alcuni punti sul ferro ausiliario e lavorarli successivamente alle maglie che seguono.

  • Maglia: l'asola che si trova sul ferro.

  • Maglia d'inizio: la prima maglia di ogni ferro.

  • Maglia doppia: maglia lavorata assieme a quella immediatamente sotto di essa.

  • Maglia ritorta: maglia lavorata prendendola da dietro.

  • Passare: trasferire una maglia dal ferro sinistro al ferro destro senza lavorarla.

  • Riprendere: lavorare le maglie lasciate in sospeso o riprendere i punti sul ferro per lavorare un collo o un bordo.

  • Vivagno: la prima e l'ultima maglia di ciascun ferro

La lavorazione a maglia nell'arte 




Madre, di Frans Koppelaar

Nella storia dell'arte, molti pittori si sono occupati di figure femminili intente nel lavoro a maglia:

  • Rolando Monti (Lavori a maglia)

  • Martin Brimmer (Prima lezione di lavoro a maglia)

  • Frans Pieter Lodewyk van Kuyck (Contadina che lavora a maglia aspettando di asciugarsi al sole)

  • Hans Thoma (Ritratto della sorella Agata)

  • Carl Spitzweg (L'incaricato che lavora a maglia)

  • Albert Anker (Le piccole lavoratrici a maglia)

  • Ivan Petrovich Argunov (Ritratto della contessa Tolstoy)

  • Wilhelm Maria Hubertus Leibl (Ragazze di Ofenbank che lavorano a maglia)

I lavori a maglia 

I lavori a maglia vengono eseguiti utilizzando ferri da maglia che possono essere, a seconda del tipo di lavoro e della consuetudine del territorio, due ad una sola punta (per ottenere lavorazioni piatte da cucire per produrre maglioni o coperte in pezzo o strisce di dimensioni modeste), quattro, cinque o più a doppia punta (per ottenere lavorazioni tubolari di piccole dimensioni come per guanti o calze, tuttavia prima dell'invenzione dei ferri circolari venivano anche usati per la produzione di maglioni e altri capi privi di cuciture o assemblati con la tecnica dello steeking), oppure i ferri circolari, con due punte e un cavo flessibile e di varia lunghezza (da 30 a 150 cm) che le connette, che viene usato singolo (con il quale è possibile sia ottenere tessuti sia piatti sia tubolari, per eseguire maglioni o parti di maglione, cappelli ecc.).

Si possono realizzare lavori a maglia consistenti in capi di abbigliamento, ma anche coperte, tovaglie, tende e un gran numero di altri oggetti di uso domestico, o anche solo decorativi.




Guanti lavorati ai ferri

I filati principalmente utilizzati per i lavori a maglia sono la lana, il cotone, il lino, la seta e numerose fibre artificiali o sintetiche, anche frammiste con i filati naturali.

Lavorare a maglia necessità di pazienza inversamente proporzionale al grado di difficoltà del lavoro (più il lavoro è intricato più e interessante lavorarlo), creatività e manualità.

Curiosità 

Il motto della DMC, produttrice di tessili, è Tenui filo magnum texitur opus ("un capolavoro nasce da un filato raffinato").

Democrito (V secolo a.C.) scriveva: «Noi siamo stati discepoli delle bestie nelle arti più importanti: del ragno nel tessere e nel rammendare...».

Punti base della lavorazione a maglia

I punti base della lavorazione a maglia sono cinque e si chiamano in questo modo perché senza questi punti non si può intraprendere nessun lavoro a maglia.
Sono i più facili da lavorare ma sono la "chiave" di ogni lavoro a maglia, i primi passi per ogni principiante.

Essi sono:

  • Il punto rasato diritto

  • Il punto rasato rovescio (è il rovescio del punto rasato diritto)

  • Il punto rasato ritorto

  • Il punto legaccio

  • Il punto riso


Punti base




Punto rasato diritto

Punto rasato diritto

1º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
2º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
3º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
4º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
5º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
6º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*



Punto rasato rovescio

1º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
2º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
3º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
4º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
5º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
6º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*



Punto rasato ritorto

1º ferro: *Tutte le maglie a diritto inserendo il ferro nel filo posteriore delle maglie*
2º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
3º ferro: *Tutte le maglie a diritto inserendo il ferro nel filo posteriore delle maglie*
4º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
5º ferro: *Tutte le maglie a diritto inserendo il ferro nel filo posteriore delle maglie*
6º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*



Punto legaccio

1º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
2º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
3º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
4º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
5º ferro: *Tutte le maglie a diritto*
6º ferro: *Tutte le maglie a diritto*



Grana di riso

1º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
2º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*
3º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
4º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*
5º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
6º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*

Punti derivati 

Vi sono poi i punti derivati, così chiamati perché si eseguono sempre secondo la lavorazione diritto e rovescio, ma la maglia sul ferro non viene presa secondo il modo tradizionale.

I punti derivati sono:

  • il punto allungato (nel lavorare la maglia a diritto o a rovescio, si avvolge il filo due o più volte sul ferro di destra, anziché una volta sola);

  • il punto ritorto (dal ferro sinistro, si prende sul dietro del lavoro la maglia a diritto o a rovescio);

  • il punto intrecciato (la prima maglia viene posta in attesa sul davanti o sul dietro del lavoro, si lavora la maglia successiva e poi si rimette in lavorazione quella sospesa).

Amigurumi




Due amigurumi



Amigurumi (編みぐるみ, letteralmente "giocattoli lavorati all'uncinetto" o, talvolta, a maglia) è l'arte giapponese di lavorare all'uncinetto o a maglia piccoli animaletti o creature antropomorfizzate. Il nome è il risultato della combinazione delle parole giapponesi ami, che significa lavorare a maglia o all'uncinetto, e nuigurumi, che significa peluche.[1]

Gli amigurumi non hanno un uso pratico; sono creati e collezionati per ragioni estetiche.[2] Caratteristica estetica degli amigurumi è essere kawaii.

Tecniche 

Gli amigurumi sono solitamente realizzati all'uncinetto a maglia bassa con la tecnica della lavorazione in tondo, ma possono essere anche lavorati ai ferri (anche in questo caso lavorando circolarmente con il goco di ferri o la tecnica del magic loop con ferro circolare e con ampio uso di tecniche avanzate quali i ferri raccorciati). Gli uncinetti o i ferri utilizzati sono leggermente più piccoli della norma, perché è necessario costruire una struttura che tenga ben stretta al suo interno l'imbottitura, solitamente formata da poliestere (fiberfill o imbottitura di cuscini), avanzi di filato in lana o bambagia; per lo stesso motivo i pupazzi sono generalmente realizzati in lana o in filato acrilico e non in cotone. Sono lavorati suddivisi in parti che successivamente vengono unite, ad eccezione di quelli che non presentano arti (aventi soltanto la testa e il busto), che possono essere trattati come un unico pezzo.

Brandamaglia


La brandamaglia è uno strumento per l'intreccio a maglia in forma circolare. Il nome deriva dalla provenieza originaria del 'ferro' impiegato: esso infatti è ottenuto dal recupero di elementi di brande da letto. Divulgata inizialmente in ambienti della creatività giovanile, in seguito ha avuto diffusione presso istituzioni scolastiche, museali ed aggregative.



Caterinetta


Il disegno di una caterinetta


Caterinetta con cordella



Una caterinetta (o anche tricottino) è un piccolo attrezzo utilizzato nei lavori a maglia per creare delle cordelle tubolari (in lana o altri filati). L'etimologia del termine si deve probabilmente all'appellativocaterinetta (vezzeggiativo di Caterina) utilizzato in Francia (catherinette) ed in Piemonte come sinonimo di sartina e giovane donna da marito [1] (derivato da santa Caterina di Alessandria, protettrice delle apprendiste sarte [2]).

L'attrezzo è costituito da un rocchetto, solitamente in legno, sormontato da quattro ganci o chiodini, che servono per fissare il filo, che viene lavorato con un grosso ago.

Generalmente lo strumento è manuale, ma ne esistono anche versioni meccanizzate provviste di manovella [3].

La caterinetta, in numerosi varianti con fattezze umane, è utilizzata anche come gioco e passatempo per bambini.

Istruzioni di massima 

Per utilizzarlo, si può iniziare passando il filo dall'alto facendolo uscire in basso, poi si arrotola il filo ad ogni gancetto e si gira ancora per formare la maglia attorno a ciascun gancio e poi si spinge la maglia formata all'interno della caterinetta [4].

La cordella può essere usata in molte applicazioni creative [5].

Nomi in altre lingue 

  • (DE) Strick-Bärbel / Strickliesel

  • (FR) Tricotin / Tricoteuse

Jersey (tessuto)


Tessuto Jersey

Il Jersey non è propriamente un tessuto, cioè realizzato a telaio con trama e ordito, ma una stoffa realizzata a maglia rasata; il nome si riferisce alla gran parte dei prodotti della maglieria industriale.

Prodotto con macchine per maglieria, risulta elastico sia in lunghezza che in larghezza. Può essere ottenuto da qualsiasi fibra tessile: le più usate sono il cotone, la lana e la viscosa.

Trova applicazione in tutti i campi: dall'arredamento all'abbigliamento, come fodera e sostegno per tecnofibre; accoppiato a cuoio e gomma nelle calzature.

I tessuti jersey con fili elastam hanno un'elasticità superiore a quelli stretch e sono particolarmente adatti alla confezione di abbigliamento sia femminile sia maschile, e sportivo.

Storia 

Sul finire del XIX secolo il "jersey" era un pesante tessuto di maglia usato dai pescatori dell'isola inglese di Jersey. Era una maglia rasata, semplice, leggera, morbida e naturalmente elastica; veniva resa adatta a molteplici usi nel campo dell'abbigliamento.

Ritenuto inadatto alla sartoria, divenne di moda quando la stilista Coco Chanel lo impiegò per le sue creazioni.

Merletto a filet




Merletto filet all'uncinetto



Il merletto a filet è un tipo di merletto o pizzo dalla caratteristica quadrettatura, che si presenta come una rete sulla quale risaltano motivi geometrici ricamati a punto rammendo o punto tela.

Origine 


Reti da pesca a filet

La rete filet era originariamente opera maschile e veniva realizzata a fili liberi annodati attraverso l’impiego di un lungo ago di legno a doppia cruna aperta, chiamato mòdano. In questo modo i pescatori confezionavano e rammendavano quotidianamente le reti per la pesca.

Tecnica 


Filet costruito a modano

Solo successivamente questo tipo di rete è stato usato anche per la realizzazione di capi d'arredamento e utilizzata come base su cui ricamare motivi ornamentali di vario genere. Naturalmente la qualità dei fili, del modano e le loro dimensioni sono cambiati in ragione della destinazione della rete. La lavorazione comincia dal vertice di un primo riquadro e si allarga via via obliquamente, annodando il filo in modo regolare per ottenere i successivi riquadri, fino ad ottenere la dimensione desiderata. Tra i punti di riempimento più diffusi sono il punto tela, il punto rammendo e il punto spirito.

Oggi la rete realizzata a mòdano è molto rara, e per lo più sostituita nelle lavorazioni da una rete lavorata ad uncinetto che può dare un effetto simile, soprattutto se si utilizzano filati sottili.

Il merletto a filet è diventato dunque un merletto all'uncinetto, molto più semplice e veloce da realizzare rispetto alla tecnica antica.

Filet all'uncinetto 

La lavorazione della rete all'uncinetto comincia da una base formata da una catenella semplice e una riga di punto basso. Su questa base si lavorano i riquadri formati da sequenze di punto alto e catenelle a distanza regolare (ogni terza maglia di base). A differenza di quanto avviene per la lavorazione a modano, il riempimento non viene ricamato successivamente, ma contestualmente alla rete. Nella lavorazione, perciò, bisogna seguire dal principio uno schema che indichi quali riquadri saranno da lavorare a rete, e quali invece saranno da lavorare pieni. Lo schema del filet all'uncinetto è simile a quello del punto croce.

Galleria fotografica 









Punto riso

Il punto riso o grana di riso è un particolare punto della lavorazione a maglia.

Viene particolarmente usato per i "maglioni irlandesi" (con lavori a rilievo): iniziare e terminare il ferro con un po' di punti a punto riso consente poi di fare cuciture invisibili.


Schema della lavorazione del punto riso

Grana di riso semplice


1º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
2º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*
3º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
4º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*
5º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
6º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*


Una sua variante è la grana di riso doppia, che si lavora su un numero di punti pari, alternando due serie di ferri: la prima con una maglia a diritto e una a rovescio, la seconda con un punto rovescio e uno diritto.


Schema della lavorazione della grana di riso doppia

Grana di riso doppia


1º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
2º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
3º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*
4º ferro: *1 maglia a rovescio, 1 maglia a diritto*
5º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*
6º ferro: *1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio*




Esiste anche il falso punto riso tunisino, che è una lavorazione che si fa con un particolare uncinetto, l' uncinetto tunisino.

Uncinetto tunisino

L'uncinetto tunisino è un uncinetto lungo come un ferro, originario della Tunisia, la terra dei tappeti, che riesce a creare un punto che è già una tessitura a tappeto: la maglia tunisina.

È questa una particolare lavorazione che crea un tessuto molto sostenuto per la quale serve appunto un uncinetto particolare molto lungo senza l'appiattimento per il pollice con una pallina all'estremità in modo che i punti non possano scivolare.

L'uncinetto Tunisi si lavora in giri di andata e ritorno tenendo il lavoro sempre sul diritto e senza mai girarlo: sul primo giro si raccolgono tutti i punti e nel secondo giro di ritorno i punti si chiudono. Come per illavoro ai ferri la riga di andata si esegue da destra a sinistra raccogliendo sull'uncinetto, sulla base di un punto a catenella, tutte le maglie.

La riga di ritorno si esegue da sinistra verso destra chiudendo via via tutte le maglie del lavoro. L'effetto del punto Tunisi è proprio quello di un tessuto, con una trama molto fitta che forma il rovescio del lavoro.

Grazie a queste sue caratteristiche a tappeto, il punto è adatto per lavori stile arredamento o per giacche e cappotti. A capo finito si possono ricamare alcuni motivi a piacere a punto croce, o con le perle.

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Punto croce



Un soggetto di Vermeer riprodotto a punto croce.

Il punto croce è una tecnica di ricamo su tela o canovaccio, o lino a trama regolare e larga, infatti i fili devono essere contati e perciò ben visibili in modo da poter individuare piccole zone quadrate (ad esempio 4x4 fili di trama e ordito) su cui stendere il ricamo che delinea le diagonali di quei piccoli riquadri. I disegni vengono a volte copiati da schemi su base quadrettata a colori, o in bianco e nero, in cui i colori sono rappresentati da simboli e sono accompagnati da una legenda.

Esistono in commercio alcuni kit per imparaticcio: piccoli tagli di canovaccio già pronto, colorato a stampa e corredato dai fili richiesti per la lavorazione. Alcuni tessuti già stampati con il disegno per l'esecuzione del ricamo sono destinati anche ad opere più complesse e di grandi dimensioni.

Il punto croce è adatto alla confezionare di quadri, biancheria per la casa, corredini, tende, tovaglie, coperte e ornare accessori personali o d'arredamento.

Esecuzione

Si lavora su tessuto a tessitura regolare. La tessitura è regolare quando 1 cm2 di tessuto contiene lo stesso numero di fili, sia per la trama che per l'ordito. Un lino 10x10, conta 10 fili per cmq (trama molto larga), un lino 22x22 (trama fitta) contiene 22 fili per cmq e non è adatto al punto croce riferito. Per la realizzazione di questa tecnica è opportuno scegliere una trama che può andare da 13x13 a 17x17 fili.

Rovescio perfetto

L'ago deve avere una cruna larga, in modo da allargare i punti di ingresso nel tessuto e conferire maggiore regolarità al lavoro, e la punta arrotondata, per lo stesso motivo. Il filo, come in ogni tipo di lavoro ad ago, sarà di diametro e consistenza proporzionato al tessuto di base e al suo utilizzo finale. I fili colorati sono generalmente di cotone, lana, lino o viscosa e vengono lavorati in modo da formare una serie di X giustapposte, in due tornate, una di andata in cui si lanciano tutte le barre inclinate nella stessa direzione, e una di ritorno in cui si formano le barre in senso inverso.

Questo procedimento consente un rovescio del lavoro ordinato, irrinunciabile in un lavoro di pregio. A completamento del lavoro, alcune parti sono rifinite a punto scritto, per dare maggiore senso di profondità all'insieme.

Il filato più comunemente usato per il punto croce è il "cotone mouliné" che si presenta come un filo a sei capi divisibili; generalmente si usa un solo capo o due, in ragione del rilievo da dare al ricamo, ma alcuni capi richiedono anche l'intero filo di sei capi.

  • Punto croce - esecuzione

  • Un lavoro in corso e il suo schema

  • Sampler

  • Cifra a punto croce

Come base per il ricamo si possono usare tutte le tele che abbiano trama ed ordito regolare (canovacci) a filo singolo o doppio, l'Emiane (lino misto a cotone), la tela Aida, la canapa e anche la juta (per realizzare lavori di stile rustico). La grossezza del filo usato deve essere proporzionale alla larghezza della trama, in modo da ottenere decori visibili.

Origine del punto croce

Il ricamo a punto croce risale a tempi antichissimi, tanto da non sapere con precisione dove e quando abbia avuto origine. Già nell'858 furono trovati, in Asia Centrale, reperti di tale tecnica.

È nel Medioevo però che la tecnica del punto croce comincia la sua vera storia. L'influenza dell'arte bizantina (nella Bisanzio medievale gli abiti delle corti, i paramenti sacerdotali e gli abiti dei facoltosi, erano ricchi di ricami di origine persiana) si estende nell'Europa Meridionale e conquista successivamente il resto del Vecchio Continente, grazie all'impiego di essa nelle vesti ecclesiastiche.

In Europa, tra il X e il XIII secolo il ricamo a punto croce veniva praticato dalle castellane nelle loro lunghe giornate passate ad aspettare i loro uomini partiti per le guerre sante. I disegni, per lo più copiati dai tappeti portati dai crociati dall'Oriente, venivano fatti su tela di lino e ricamati con fili di seta o lana più o meno del colore dello stesso tessuto. Scarso era l'utilizzo del cotone, rarissimo, a quei tempi, e di poche varietà di colori.

Nel Rinascimento

Col Rinascimento il punto croce diventa una delle basi educazionali femminili e molto usato nelle chiese per ornamenti sacri e per guarnire maniche e orli di abiti. È in questo periodo che nasce l'imparaticcio, ovvero un pezzo di stoffa, generalmente di lino, sulla quale ragazze e bambine ricamavano i propri esercizi di puntocroce per imparare tecnica e nuovi disegni (soprattutto lettere e cifre e simboli religiosi e stilizzati); l'imparaticcio viene chiamato nei paesi anglosassoni sampler, dal latino exemplum, mentre nei paesi di lingua francese assume il nome di marquoir, poiché il punto croce veniva chiamato point de marque dall'usanza di marcare cioè di apporre le proprie iniziali sulla biancheria ricamata proprio con questo tipo di ricamo. Tali imparaticci fungono da vera e propria enciclopedia del ricamo, tramandabile ed estensibile di generazione in generazione, piena di spunti per comporre nuovi decori. Diversi i materiali impiegati, fili di seta o di lana, tele di lino grezzo e fine: più raro il cotone, non ancora molto diffuso. Verso il 1500 iniziano a circolare in Germania, in Francia e in Italia i primi schemi stampati con motivi floreali e animali, disegni ancora sempre ispirati all'Oriente.

Nel XVIII secolo i disegni diventano più raffinati e realistici raffigurando anche soggetti paesaggistici; ma è nel XIX secolo che si ha il vero boom del punto croce, quando i "sampler", sempre più complessi ed elaborati, entrano a far parte del corredo delle giovani spose come repertorio di motivi da utilizzare nel corso della loro vita matrimoniale.

Con lo sviluppo dell'industria tessile, infatti, si possono avere varietà di tele e di fili colorati e finalmente verranno stampati anche degli schemi colorati che renderanno più agile il ricamo. Diventa così il passatempo preferito dalle donne e verrà esportato anche in America con le prime emigrazioni.

XX secolo

Agli inizi del XX secolo, però, il punto croce ha un brusco declino, perché l'avvento dello Stile Liberty richiede tipi di ricamo più articolati e svolazzanti. Inoltre, durante le lotte per l'emancipazione femminile, il ricamo viene volutamente accantonato in quanto ritenuto un'attività troppo domestica e frustrante. È solo nei recenti anni ottanta che torna alla ribalta: la donna ha raggiunto i suoi obiettivi e si avvicina nuovamente al ricamo. Ma non è più un'attività necessaria per la decorazione delle stoffe, dato che nel frattempo si è ampiamente sviluppata la stampa su tessuto. Il ricamo viene per lo più praticato come passatempo, per cui vengono abbandonate le tecniche impegnative ed eleganti del bianco e si sviluppa moltissimo il variopinto punto croce, anche perché la stampa di schemi a colori ne facilita l'esecuzione. Attualmente molte riviste specializzate si occupano esclusivamente della pubblicazione di schemi per il punto croce.

Per chi vuole realizzare disegni originali esistono appositi software che permettono di creare gli schemi anche in maniera automatica partendo da un'immagine.

Mezzo punto croce

Pochettes a piccolo punto in un negozio di Vienna

Definizione ed esecuzione

Il mezzo punto croce o mezzo punto, è un punto di base nel ricamo.

Il punto si realizza esattamente come si nomina, e cioè eseguendo il solo giro di andata del punto croce, 1/2 punto croce. Si tratta di un punto inclinato di 45° sul diritto del lavoro attraverso due fili di ordito e due di trama. Ogni punto successivo mantiene l'identica angolazione, direzione e lunghezza.

Prende il nome di piccolo punto quando viene eseguito su canovaccio a filo singolo e gettato a cavallo di un solo filo di trama e uno di ordito[1] del tessuto.

Prende il nome di punto gobelin quando viene eseguito su canovaccio a filo singolo e gettato a cavallo di uno solo dei fili di ordito e due di trama.[2]

Uso e destinazione

Questa tecnica è adatta a ricoprire tratti di tessuti molto estesi e destinati soprattutto agli accessori d'arredamento ed elementi da tappezzeria. Richiede l'uso di un robusto canovaccio in lana o cotone, di filati adatti per robustezza e diametro e, per teli estesi, anche di grandi telai. Oggi questo genere è considerato sorpassato o almeno inusuale, ma fino e la prima metà del XX secolo ebbe grande fortuna soprattutto nelle case patrizie in cui era consigliato per l'educazione delle fanciulle e il passatempo delle signore. Prevedeva l'uso di grandi telai e la composizione di arazzi riproducenti immagini sacre e dipinti famosi.

I prodotti erano a volte autentici capolavori che acquistavano pregio grazie a filati preziosi e ad oculate selezioni dei colori che venivano sapientemente distribuiti.

  • Madame de Pompadour al suo telaio da ricamo

  • Georg Friedrich Kersting-Piccolo punto

  • A sinistra il mezzo punto, a destra il punto croce

  • Procedimento di copertura a piccolo punto

  • Lavorazione a tamburello

  • Telaio da ricamo.

Accessori a piccolo punto in un negozio di Vienna

L'utilizzo si estendeva ad altri oggetti domestici e quindi alla realizzazione di tappezzerie, cuscini e altri oggetti d'arredamento. In questo caso si faceva spesso ricorso a filati sufficientemente grossi e robusti, di lana o di cotone misto a lana, sete e fili dorati per arrivare a coprire omogeneamente tutta la superficie interessata dal ricamo e garantire durata e qualità nel tempo. In queste occasioni il soggetto era di solito floreale, e il disegno più o meno stilizzato.

La moda di questo tipo di ricamo è andata sempre più diminuendo, anche perché l'effetto finale è considerato oggi piuttosto démodé.

Rimane ricercato e originale l'uso che se ne fa nell'ambito degli accessori per signora.



Punto Assisi

Tecnica

Il punto Assisi è una tecnica di ricamo molto raffinata, regolare e geometrica, che vede abbinati il punto croce e il punto scritto. Il lavoro si esegue su tessuto a trama larga e regolare (tela Assisi, émiane, tela aida, lino, canovaccio oppure canapa e juta), in modo da poter contare i fili su cui ricamare. Solitamente si usa un unico colore di filato oppure due tonalità molto vicine dello stesso colore, una per il punto croce, l'altra per il punto scritto. Quest'ultimo ha la funzione di contornare le zone colorate a punto croce e di dare rilievo al disegno.

Il filo da ricamo è scelto in accordo con il tessuto di fondo. Può essere molto grosso, per la juta e la canapa, oppure sottile per il cotone e il lino.

Ma può essere anche di materiali diversi in ragione della destinazione che si vuol dare al prodotto: arazzo, pannello (lana, corda, cotone grosso ritorto), tovaglieria e biancheria per la casa (cotone mouliné, retors d'Alsace ma anche seta, filo sintetico, sottile filo metallico).

Esecuzione

Caratteristica di questa stile è la valorizzazione del decoro in negativo: viene infatti ricoperto a ricamo solo lo sfondo del motivo, lasciando in bianco il soggetto. In pratica si opera al contrario rispetto al consueto modo di procedere, in cui si sceglie il soggetto decorativo e lo si colora a ricamo.

Il confronto è proposto dalle immagini seguenti:

  • Motivo antico a punto Assisi

  • Delfino a punto Assisi

  • Motivo natalizio a punto croce

  • Fiori a punto croce

Il lavoro inizia con il punto scritto con il quale si tracciano tutti i contorni della composizione, anche i minimi dettagli, particolarmente se esterni al corpo principale del disegno. In seguito si procede a coprire il fondo a punto croce con un unico colore. In questo modo il motivo risalta in quanto è la sola parte del canovaccio non coperta dal ricamo.

Punti utilizzati

Il punto scritto si esegue in due righe di filza regolarissima, una riga di andata e una di ritorno.

Il punto croce si esegue realizzando sul diritto del lavoro le diagonali di piccoli riquadri adiacenti, individuati sul canovaccio.

Schemi di ricamo

Schemi per il ricamo a mano

Per il ricamo a mano esistono schemi di vario tipo, a seconda del supporto su cui sono creati e a seconda dell'uso che se ne vuole fare.

In particolare, distinguiamo tra gli schemi per il ricamo a punti liberi su disegno e gli schemi per il ricamo a fili contati. Inoltre, è possibile distinguere tra schemi di tipo tradizionale e schemi decalcabili sul tessuto.

Schemi tradizionali per il ricamo a punti liberi

Per il ricamo a punti liberi, gli schemi consistono in disegni su carta o altro supporto tradizionale. La ricamatrice riporta il disegno sul tessuto da ricamare dopo averlo ingrandito o ridotto a seconda delle proprie necessità. Quest'ultima operazione, molto delicata, in cui è necessario mantenere le proporzioni tra i vari elementi oggi è semplificata dall'uso della fotocopiatrice).
Per effettuare il trasferimento, si può ricorrere a diversi metodi:

  • per trasparenza, qualora il tessuto lo consenta,

  • con fogli decalcabili, del tipo comunenmente usato dai sarti: si utilizzano appoggiando la parte inchiostrata del foglio sul tessuto, mettendoci sopra il disegno e ripassando con una punta tutte le linee dello schema,

  • con matite decalcabili, usate anche in sartoria

  • con il metodo dello spolvero: con un punteruolo, si producono tanti piccoli buchi sullo schema in corrispondenza delle linee del disegno, poi si appoggia lo schema forato sul tessuto e si passa sui forellini matita decalcabile o una speciale polvere colorante.

Schemi decalcabili per il ricamo a punti liberi

Sempre per il ricamo a punti liberi esistono in commercio, presso riviste specializzate e manuali di ricamo, schemi decalcabili, ovvero schemi già pronti, riportati su speciali fogli che riportano il disegno, già inchiostrato, su un solo lato. L'inchiostro è di un tipo particolare: è lavabile e sensibile al calore. Poggiando la faccia del foglio inchiostrato sul dritto del tessuto da ricamare e si passa poi sul retro il ferro da stiro a temperatura medio-bassa; in questo modo l'inchiostro si trasferisce e il disegno è pronto, sul tessuto, per essere ricamato. Quindi si stacca delicatamente il foglio dal tessuto. Una volta terminato il ricamo, il lavaggio cancellerà progressivamente la traccia. A seconda della qualità dell'inchiostro e della stampa, un foglio può essere utilizzato una o più volte.
Le difficoltà di questo sistema sono il costo, le dimensioni che non sempre corrispondono alle necessità del momento, il fissaggio a caldo che richiede molta cura ed esperienza; bisogna fare molta attenzione nel fissare il foglio alla stoffa, perché pieghe o spostamenti nella fase di fissaggio sarebbero deleteri in quanto produrrebbero linee indesiderate, e attenzione soprattutto al calore del ferro da stiro: se è troppo caldo infatti, l'inchiostro si fisserà indelebilmente alla stoffa.

Schemi per il ricamo a fili contati

Gli schemi per questo tipo di ricamo hanno la particolarità di essere disegnati su carta quadrettata, per permettere alla ricamatrice di contare i fili da ricoprire e e quelli da lasciare a vista. Questo facilita anche la determinazione delle misure finali del ricamo a partire dallo schema e conoscendo il numero di fili presenti nella tramatura della stoffa (per esempio la tela Aida).
Per il punto croce in particolare, esistono schemi a simboli o a colori, oppure a simboli e sia a colori, in cui, per convenzione, ad ogni quadretto del disegno corrisponde una crocetta del ricamo:

  • schemi a simboli sono quelli in bianco e nero, in cui ad ogni colore del ricamo finale corrisponde sul disegno un simbolo

  • schemi a colori sono schemi moderni in cui l'uso dei colori anche nel disegno facilita la visualizzazione di come sarà il risultato finale e permette sostituzioni di colori a iniziativa della ricamatrice. Bisogna tenere conto, però, che il colore della stampa raramente è identico alla sfumatura del filo, e, inoltre, che quando esistono tanti colori con sfumature solo lievemente diverse (per realizzare grandi ricami dall'effetto realistico) questo tipo di schema è assolutamente inadatto e genera confusione

  • schemi sia a simboli sia a colori combinano i vantaggi di chiarezza degli schemi in bianco e nero con simboli a quelli degli schemi a colori.

Dove si trovano?

Tutti questi schemi si trovano facilmente in commercio: esistono libri sulle tecniche di ricamo, libri contenenti quasi solo schemi e riviste specializzate.
Inoltre, la comunità delle ricamatrici si dà appuntamento sul web: ci sono diversi siti, di persone comuni o di disegnatrici e disegnatori famosi, in cui è possibile acquistare o scaricare gratuitamente schemi, specialmente per il punto croce.
Esistono, poi, specifici programmi per computer che da un'immagine o da una fotografia personale, riescono a riprodurre uno schema per punto croce con l'indicazione dei colori da usare (riportando la marca, il numero-diametro e il numero-colore del filo).
Particolarmente preziosi e introvabili i vecchi schemi per ricamo a punti liberi delle ricamatrici di una volta: oggi è difficilissimo trovarli, e i pochi rimasti sono in musei o collezioni private. L'interesse per questi schemi, in genere, non è rivolto ad una realizzazione concreta dei ricami disegnati: si tratta di solito di disegni complessi e troppo impegnativi per le ricamatrici di oggi, sia in termini di tempo sia in termini di capacità.

Punto antico

Il Punto antico non è solo un punto, bensì un preciso stile di ricamo risalente al 1400, quando veniva utilizzato tradizionalmente come ricamo "semplice" per ornare la biancheria per la casa e anche la biancheria personale.

Il punto antico è una tecnica di ricamo a fili contati da eseguire su tessuto a trama visibile e regolare. La tessitura è regolare quando 1 cm2 di tessuto contiene lo stesso numero di fili, sia per la trama che per l'ordito. Un lino 10x10, conta dieci fili per cmq (trama molto larga), un lino 22x22 (trama fitta) contiene ventidue fili per cm2. Per la realizzazione della tecnica a punto antico è opportuno scegliere una trama che può andare da 11x11 a 15x15 fili, o usare bisso, ma anche canapa o juta, ovviamente la scelta è in ragione dell'effetto artistico che si vuole ottenere. La decorazione a punto antico, molto lineare e sobria, si basa sull'alternarsi di vuoti (come le sfilature o gli ajourés) e pieni nella forma di disegni geometrici a punto reale a volte un po' rigidi ma sempre molto aggraziati ed eleganti a cui si aggiungono punti a rilievo come il punto vapore o il punto riccio, e punti di finitura come il punto erba, quadro, cordoncino e altri. Di conseguenza i punti che si utilizzano sono molti, ognuno con una particolare funzione (riempimento, trasparenza, rilievo, definizione delle forme).

Gigliuccio



Alcuni punti

Nella figura a destra i punti sono indicati: punto quadro, cordoncino, gigliuccio, punto reale o piatto, punto vapore, sfilato, retini, punto rodi, punto riccio.

Particolarmente interessante l'uso del punto reale che si esprime in moduli geometrici utilizzabili come i pezzi di un tangram in modo da formare composizioni diverse.

Utilizzo

A punto antico si ricamano capi di preziosi corredi di nozze: lenzuola, biancheria per la tavola, asciugamani per il bagno, ma anche altri complementi d'arredo per la casa quali tende o coprivassoi, o piccoli oggetti come bomboniere. Tali oggetti non sono molto diffusi soprattutto perché sono sempre esclusivi e richiedono un paziente lavoro manuale che li rende molto costosi.

Punto di base

Si dice punto di base qualsiasi tipo di punto semplice, tutti quelli che determinano sul tessuto una prima idea di decorazione visibile. Decorazione che non è necessariamente complessa o raffinata, ma può presentarsi semplicemente come una cucitura gradevole alla vista.
Nel ricamo, quando diciamo "un punto" in realtà non intendiamo un unico passaggio dell'ago attraverso il tessuto, ma una serie più o meno lunga di passaggi che hanno lunghezza, inclinazione e relazioni tra loro ben precise. Nel cucito, al contrario, quando si dice un punto, si intende realmente un passaggio, uno soltanto, fissato al tessuto.
È un esempio utile il punto ombra illustrato a destra.

Punto ombra



Linee

  • Punto filza

  • Punto indietro

  • Punto erba

  • Punto catenella

Superfici

  • Punto piatto

  • Punto catenella doppia

  • Punto catenella aperta

  • Punto broccatello

  • Punto stella

Rilievi

  • Punto nodini

  • Punto Palestrina

  • Punto vapore

  • Punto riccio

  • Punto riccio

  • Punto pieno

Galleria di stili

  • Stile Richelieu

  • Punto antico in colore

  • Bianco su bianco

  • Intaglio

  • Sfilatura decorata a punto spirito e cornice a retino



Punto di Hardanger

Ricamo hardanger



L'hardanger, conosciuto anche come ricamo norvegese, prende il nome dall'omonima regione che sorge sulle rive di un fiordo a sud ovest della Norvegia. Questo tipo di ricamo veniva utilizzato per abbellire i vestiti tradizionali delle feste e i corredi.

Il ricamo norvegese tradizionalmente, si esegue bianco su bianco, i motivi geometrici sono quasi interamente formati da trafori più o meno ornati.

Punto imbastitura



L'imbastitura è una cucitura provvisoria utilizzata in sartoria, eseguita a mano o a macchina, in cui i punti, sostituendo i definitivi, vengono cuciti con tratti e spazi più ampi; una volta provato il modello si può eseguire la cucitura finale, e rimuovere quindi i punti di imbastitura con una levapunti.

Solitamente per imbastire si utilizza un filo, più spesso e morbido di quello usato per la cucitura definitiva, di colore écru che prende il nome dal suo utilizzo.

Punto quadro

Punto quadro

Esempio di utilizzo del punto quadro



Il punto quadro è un punto di ricamo a fili contati che si presenta come una serie di quadratini allineati.

Esecuzione

Bisogna fare attenzione che ogni punto comprenda un uguale numero di fili sia in altezza che in larghezza, cioè tanto di trama quanto di ordito, ovviamente il tessuto adatto a questo lavoro deve avere riduzione uguale, cioè lo stesso numero di fili della tessa dimensione sia in trama che in ordito. Se la tela usata non è a trama larga, ma si tratta per esempio di lino per lenzuola, si sfila un filo per avere una base su cui allineare i punti, ed un altro per delinearne il limite superiore. In larghezza invece i fili si contano ad ogni punto, cioè si saltano tanti fili quanti ne stanno tra le sfilature, in modo da ottenere quadratini perfetti. Una pratica molto diffusa vuole che i fili sfilati siano più di uno, in modo che la sequenza di quadratini risalti meglio.
La corretta esecuzione di questo ricamo, che evidentemente deve presentare sul dritto del lavoro solo punti orizzontali e verticali, prevede che l’ago passi sotto la tela una volta anche in diagonale. Si lavora da destra verso sinistra, e viceversa per i mancini. Si inizia con un punto verticale, poi i due orizzontali( uniti sul rovescio dal passaggio in diagonale), poi uno verticale.

Utilizzo

Il punto quadro si usa prevalentemente per le orlature. In questo caso, il bordo della stoffa va ripiegato esattamente fino alla sfilatura inferiore, e quando ricamando l’ago tocca questo punto, deve comprendere oltre la tela che si ricama anche quella del ripiego. Ne risulta un orlo molto robusto e decorativo. Nello stile di ricamo chiamato punto antico è uno dei punti principali utilizzato come raccordo tra i motivi a punto reale, cornice e ornamento. Il punto quadro eseguito in obliquo viene usato come fondo ajouré, o retino e in italiano prende il nome di punto rodi

Punto reale

Punto reale



Il punto reale o punto piatto è un punto di ricamo generalmente tra i più usati. Solitamente viene chiamato piatto quando si esegue su tela dalla trama fitta (lino, cotone). Con il nome di punto reale, si inserisce nelle eleganti composizioni a moduli del Punto antico. In questo contesto, l'esecuzione avviene su trama più rada e generalmente con l'aiuto di un telaio, si tratta infatti di un ricamo a fili contati in cui l'ago passa attraverso ciascun filo della trama secondo il motivo scelto e la sua posizione. In questo modo si ottiene un lavoro uniforme che risulta tanto più in rilievo quanto più è grosso il filo usato per ricamare[1]. Per la riuscita perfetta del ricamo bisogna infilare l'ago sia in entrata che in uscita badando che il filo non si accavalli.



Alcuni motivi

Il punto reale si usa per la decorazione di corredi in biancheria da letto, tovaglieria e complementi d'arredo come tende o cuscini.

À jour

Sfilatura di 4 fili

Sfilatura unica



Nel cucito e nel ricamo, à jour è la denominazione francese di un punto molto diffuso in ogni genere di opera. Il nome è dovuto al fatto che la sua lavorazione richiede la sfilatura di almeno un filo di trama o di ordito e produce una leggera trasparenza in quella zona del tessuto. In lingua italiana il suo nome è punto a giorno.

"I vuoti che si producono sul tessuto tirandone via dei fili per un'altezza più o meno grande, poi raggruppando i fili che rimangono liberi sulla fascia che abbiamo così reso più trasparente, portano il nome di jours; le parti ornate in questo modo si dicono à jour ". [1]

Utilizzo

À jour in tre ordini

Il punto a giorno nasce come punto utile, infatti ha la funzione di fissare gli orli per evitare la sfilatura disordinata del tessuto. Il punto si esegue da sinistra a destra sul rovescio del lavoro dopo aver eseguito almeno una sfilatura che garantisce un orlo diritto e regolare.

Era tradizionalmente usato come rifinitura di tutti i capi di biancheria per la casa sia eseguito a mano che a macchina o nelle produzioni industriali, ora viene sostituito generalmente da una cucitura diritta a macchina. I capi orlati o guarniti da à jour sono di solito eseguiti a mano e su ordinazione.

Più fasce di à jour semplice compongono l'à jour composto che si utilizza con funzione decorativa soprattutto su oggetti d'arredamento e di biancheria per la casa. Esso si esprime in una grande varietà di composizioni anche molto complesse e raffinate, fino a costituire quasi un merletto.

Ajourés

Gigliuccio e ajouré

Gli ajourés sono aree più o meno estese in cui il lavoro viene eseguito a fili contati ma senza l'ausilio di sfilature. Con un filato molto robusto e sottile si eseguono dei punti che serrano fortemente alcuni gruppi di fili; si produce in questo modo un effetto di trasparenza che ricorda un piccolo l'à jour. Questo tipo di ricamo ha funzione squisitamente ornamentale e viene spesso usato come fondo per l'esecuzione di rilievi come ad esempio le cifre che personalizzano la biancheria fine. Richiede molta precisione l'esecuzione su una trama regolare, ben visibile, e spesso l'uso del telaio. in italiano sono chiamati retini.

Galleria fotografica

  • Ajouré cuore

  • Ajouré uccellino

  • Ajouré cuore étoile

  • Il punto rodi fa da sfondo ad un motivo a punto reale

Reticello

Il reticello è una trina ad ago di origine veneziana datato XV secolo rimasto popolare fino al primo quarto del XVII secolo. Viene citato per la prima volta nel 1493 come punto redexelo in un atto della divisione dei beni tra Angela e Ippolita Sforza Visconti.

Disegno per reticello da Les Singuliers et Nouveaux Pourtaicts di Federico de Vinciolo, 1609 ristampa dell'edizione del 1587



Tecnica

Si colloca nel percorso che va da i lavori sfilati, passando per il punto tagliato e il reticello per arrivare al punto in aria. Nel reticello quasi tutti i fili vengono sfilati e tagliati, tranne quelli che a intervalli servono a formare la griglia in cui vengono costruiti i motivi ornamentali. Il risultato è una delicata griglia quadrettata che trafora un tessuto fine spesso in lino, ornata da una serie di disegni: fiori, cerchi, rombi.

Libri di schemi per reticello furono disegnati da Mathio Pagan a Venezia nel 1542, da Federico de Vinciolo in Francia nel 1587 e da Cesare Vecelio, in Italia 1590 stampato nel 1617, erano molto popolari e frequentemente ristampati.

Bibliografia

Reticello contemporaneo in lavorazione

  • Federico Vinciolo Renaissance Patterns for Lace, Embroidery and Needlepoint, Dover Books, 1971 ISBN 0-486-22438-4

  • Jules and Kaethe Kliot The Needle-Made Lace of Reticella, Lacis Publications, Berkeley, CA, 1994 ISBN 0-916896-57-9.

  • Janine Montupet e Ghislaine Schoeller Lace: The Elegant Web, ISBN 0-8109-3553-8.

  • Laura Marzorati Guida al ricamo Reticello, Castello 2007 ISBN 978-88-8039-623-9, Info: www.lauramarzorati.com



Punti di cucitura

I punti di cucitura furono classificati negli anni 1924 - 1925, ad opera del Federal Specifications Board degli Stati Uniti d'America, con lo scopo di aggirare le difficoltà dovute alle differenze dei termini utilizzati nei vari paesi. La suddivisione è stata creata tenendo conto delle tecniche usate per la formazione del punto, raggruppando ad esempio i punti eseguiti con una specifica tipologia di macchina oppure quelli eseguiti a mano, di conseguenza nella medesima classe vi saranno punti molto simili tra loro.

Classe 100 (Catenella semplice)

Fanno parte di questa classe le cuciture realizzate mediante le evoluzioni compiute da un unico cucirino che si concatena a se stesso.

I punti di questa classe sono eseguiti da macchine che non permettono l'inversione del punto.

Sezione del punto 101

Punto 101

È un punto utilizzato prevalentemente come imbastitura, perché il concatenarsi del cucirino su se stesso non permette il bloccaggio del filo al termine della cucitura, facendola risultare di facile rimozione.

Punto 103

Il punto 103 è un punto cieco, un particolare punto visibile solo su un lato della cucitura. Ciò è possibile attraverso una macchina dotata di un ago ricurvo ed un crochet posizionati entrambi sul lato superiore. L'ago ricurvo,eseguendo un movimento oscillatorio penetra completamente il primo tessuto e solo in parte il secondo, grazie anche all'intervento di un piedino tastatore, che esercita dal basso una pressione regolabile sui tessuti durante la penetrazione dell'ago.

È utilizzato come cucitura di tenuta per bloccare i rimessi interni, come ad esempio il fondo dei pantaloni classici.

Tra tutti i punti non visibili all'esterno è di gran lunga il più utilizzato.

Punto 104

È solitamente utilizzato per cuciture ornamentali a causa dell'effetto molto simile all'aspetto del punto a mano (201).

La macchina che esegue questo tipo di punto è dotata di un ago e di un uncino posizionati entrambi sulla stessa barra ago, la formazione del concatenamento avviene nella parte superiore dei tessuti, pertanto il diritto della cucitura sarà quello a contatto con la placca ago. Sul diritto della cucitura il cucirino sarà doppio.

Classe 200 (Punti a mano)

In questa classe sono raggruppati tutti quei punti eseguiti a mano.

Nel corso degli anni sono state fabbricate macchine in grado di eseguire questi punti, come la AMF in grado di eseguire il punto 201.

Sezione del punto 201

Punto 201

Chiamato anche punto sellaio o AMF (Dal nome della macchina che lo esegue).

È un punto ornamentale formato dall'alternarsi di un cucirino sui due lati del tessuto. La formazione del punto è stata meccanizzata tramite una macchina chiamata AMF che lavora con un ago a doppia punta libero e due barre ago (una inferiore ed una superiore) che si scambiano l'ago ad ogni passaggio. Questa macchina ha la particolarità di lavorare a gugliate di filo, risultando molto lenta.

Punto 202

È il punto utilizzato per eseguire a mano le cuciture di tenuta.

Classe 300 (Punti annodati)

Fanno parte della classe 300 i punti formati dall'annodamento di due cucirini, uno portato dall'ago ed uno contenuto in una spolina solitamente posta sotto la placca ago all'interno di un crochet rotativo che ha la funzione di annodare tra loro i due cucirini. I punti della classe 300 sono pertanto simmetrici e consentono l'inversione della marcia ma sono legati alla lunghezza del cucirino contenuto nella spolina.

Sezione del punto 301

Punto 301

È il punto più utilizzato nella confezione di capi di abbigliamento. La sua forma è simmetrica e reversibile e permette di essere eseguito indifferentemente sia su un lato che sull'altro del tessuto con il medesimo risultato.

La formazione del punto non è legata allo spostamento del tessuto, consente quindi l'esecuzione di punti in retromarcia, per esempio le saldine all'inizio ed alla fine delle cuciture che impediscono di sfilare.

È il punto più versatile e garantisce una discreta tenuta, oltre alla semplicità delle macchine che lo eseguono.

Punto 304

È identico al punto 301, con l'unica differenza di avere la barra ago che compie un movimento oscillatorio (in senso incidente rispetto alla cucitura), eseguendo quindi un punto zig zag.

Punto 306

È un punto cieco (visibile cioè su un solo lato). E simile al punto 103 ma ha una tenuta più elevata. È un punto poco utilizzato.

Classe 400 (Catenella doppia)

I punti della classe 400 sono formati da 2 o più cucirini, provenienti da rocche esterne alla macchina.

Hanno un'ottima tenuta, ma essendo il punto formato ogni 2 penetrazioni dell'ago non è possibile eseguire punti in retro marcia. Si ovvia alla cosa infittendo i punti all'inizio ed alla fine della cucitura.

Sezione del punto 401

Punto 401

È formato dal concatenarsi di 2 cucirini, uno portato dall'ago e l'altro da un crochet a bandiera; entrambi i fili provengono da rocche che consentono di non avere pause per il cambio della spolina.

La formazione del punto causa molte evoluzioni da parte del cucirino inferiore portato dal crochet; questo determina un forte consumo del cucirino stesso a fronte di una elevata elasticità della cucitura ed una ottima resistenza. La cucitura presenta un dritto ed un rovescio con i conseguenti vincoli sul posizionamento dei particolari per la cucitura.

Punto 404

È la variante zig zag del punto precedente.

Classe 500 (Sorgetto o sopraggitto)

Sono i punti formati da 2 o più cucirini portati da aghi e crochet, la cui principale funzione è di coprire i profili dei particolari per evitare che i fili della tessitura tagliati possano sfrangiarsi durante la manipolazione dei pezzi stessi. A causa delle numerose evoluzioni del cucirino (in primo luogo quello portato dal crochet) ha un alto consumo di filo.

Solitamente sono eseguiti da macchine dotate di coltello laterale per rifilare l'eccedenza di tessuto chiamate Tagliacuci.

Sezione del punto 503

Punto 503

È formato da due cucirini, uno portato dall'ago ed uno portato dal crochet.

Punto 504

Chiamato anche 327 (Dal codice della macchina che lo esegue). È formato da tre cucirini, uno portato dall'ago, gli altri portati da due crochet.

Punti 515 e 516

Chiamati anche 329 (Dal nome della prima macchina costruita per eseguirlo).

Sono punti composti da una cucitura con punto 401 (catenella doppia) ed un sorgetto (punto 503 a 2 fili per il 515 e punto 504 a 3 fili per il 516). Hanno una doppia funzione di tenuta, realizzata dal punto 401, e di copertura del profilo, realizzata dal sorgetto.

Classe 600 (Punti copertura od interlock)

Sono impiegati per la realizzazione di cuciture piatte, che hanno sia la funzione di tenuta che la funzione di copertura. L'effetto di copertura può avvenire sia su un singolo lato che su entrambi contemporaneamente.

Sezione del punto 602

Punto 602

Eseguito con 3 o 4 fili, due per gli aghi, uno inferiore di copertura portato dal crochet ed uno superiore che può anche essere escluso.

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Ricamo

La parola ricamo indica sia l'attività artigianale del ricamare, sia il prodotto di quell'attività. Tale oggetto è un disegno, una decorazione o un ornamento creato con ago e filo su un tessuto. È un'attività antichissima, ancora oggi praticata, che si sviluppa generalmente come lavoro artigianale (raro e molto costoso), o hobby diffuso in tutto il mondo.

Occorre, in primo luogo, distinguere tra il ricamo a mano e quello a macchina. Pur cercando di rimanere soltanto un diverso modo di eseguire un decoro, il ricamo a macchina ha tuttavia sviluppato particolari punti, e di conseguenza diversi disegni e diverse applicazioni. Per questo motivo l'argomento meriterebbe di essere trattato separatamente e in modo specifico. Qui di seguito verranno presi in considerazione soltanto le tecniche ed i punti impiegati nel ricamo a mano. È intuitivo pensare che soprattutto alcuni punti siano nati dalla volontà di unire o sagomare teli in modo, oltre che funzionale, anche regolare, armonioso e infine decorativo, acquistando via via una valenza artistica.

La distinzione tra "arte" e "hobby" è sempre difficile, possiamo solo dire che, in linea generale, l'arte comincia laddove l'apprendista comincia a creare. La preziosità, invece, dell'oggetto ricamato sta nell'accuratezza dell'esecuzione, nell'alta qualità dei materiali usati, nell'armonia della composizione.

La Ricamatrice, dipinto di Franz Xaver Simm



Ricamo nell'arte

  • Agnolo Bronzino (1505-1572): ritratto di Lucrezia de' Medici

  • Beato Angelico (1395-1455): Annunciazione di Cortona, particolare

  • Corpetto ricamato con risvolti e polsini in pizzo, c. 1610

  • Corpetto ricamato e ritratto di Margaret Laton, 1610 V&A Museum

Tecniche e punti di base

Una prima classificazione dei vari tipi di ricamo potrebbe essere la seguente:

  • Ricamo su disegno

  • Ricamo libero a fili contati

  • Ricamo riferito.

I punti di base del ricamo sono molti e richiedono una costante conferma in immagini.

Ricamo su disegno

Un tamburello tende il disegno da ricamare

La fase preparatoria prevede appunto la preparazione e la scelta di un disegno o schema, da riprodurre accuratamente sul tessuto (a matita o a ricalcato) e da dipingere variamente con fili colorati o preziosi.

Se non è previsto l'uso di fili colorati, parliamo di ricamo bianco su bianco, o di tono su tono che viene usato per capi di abbigliamento personalizzati, biancheria intima e biancheria per la casa.

Ricamo a fili contati

Il ricamo a fili contati prevede l'uso di tessuti a trama abbastanza larga e regolare da poterne contare i fili di tessitura, in modo da permettere l'esecuzione di ricami dai punti omogenei per grandezza. La tessitura è regolare quando 1 cm2 di tessuto contiene lo stesso numero di fili, sia per la trama che per l'ordito. Un lino 10x10, conta dieci fili per cmq (trama molto larga), un lino 22x22 (trama fitta) contiene ventidue fili per cmq. Il disegno non viene riportato sul tessuto. Si ricama direttamente sul tessuto contando i fili di ordito e di trama che devono essere ricoperti o lasciati a vista. Puntocroce, piccolo punto, punto quadro, punto reale, i punti a retino (o ajourés) e i punti tappezzeria appartengono a questo genere. Variamente associati tra loro i punti a fili contati compongono stili di ricamo ornamentale eleganti, raffinati e molto antichi; i più conosciuti sono il punto Assisi, il punto antico, l’Hardanger; ma la letteratura di cui disponiamo, ne illustra molti altri in tutte le culture, nordiche, baltiche, est-europee e mediorientali. Di solito vengono usati i punti Punto antico, Gobelin, Mezzo punto, Punto croce.

  • Christmas card a punto croce

  • Tappezzeria a punto Bargello

  • Motivi bulgari a fili contati-Museo del ricamo- Teteven

  • Cuscino palestinese

Rientra nella stessa categoria anche il ricamo destinato alla tappezzeria, che si serve della ripetizione di motivi geometrici. In questi stili solitamente i disegni sono composti da moduli di dimensioni limitate ed è il ricamatore che decide la loro disposizione e la ripetizione dei vari motivi sul tessuto. Come è intuitivo, il tessuto, il disegno, le sue dimensioni, il filato, devono essere scelti in armonia tra loro e concordare in luminosità, robustezza, grazia; il tutto in ragione della destinazione dell’opera compiuta.

Nella tecnica a giorno bisogna sfilare dalla stoffa due o più fili contigui in modo da ottenere una riga di solo ordito o di sola trama, la quale viene poi rifinita con piccoli punti lungo i bordi. È frequente l'uso di questa particolare tecnica, anche nelle applicazioni di pizzo come inserto o come finitura di un capo. Si possono utilizzare à jour semplice o à jour composti tra i quali il più classico e il più frequente è il gigliuccio completato con il punto quadro.

Ricamo riferito

Ricamo in oro

Fanno parte del ricamo riferito i lavori che, pur rientrando come disegno nelle prime due categorie, non possono venir trasposti a matita a causa del materiale particolare che si vuole usare.

Ad esempio per il ricamo su velluto o su seta esistono delle tecniche particolari di riporto del tracciato, ma quasi sempre si preferisce lavorare direttamente con l'ago, senza previo disegno su stoffa, con il solo riferimento visivo al dipinto originale che può ridursi a mero suggerimento. Lo stesso succedeva con i ricami in oro, essendo il filato molto difficile da gestire e tanto prezioso da non poter certo venir sprecato.

Oggi che i fili dorati sono appunto solo filati appena un po' più rigidi degli altri, la tecnica usata è quella del ricamo su disegno.

Cenni storici

  • Modello Jacobean[1] del XXVII secolo per ricamo su tenda

  • Disegno Jacobean per un lenzuolo, 1659, lavorato in blu, verde, e giallo con filato di lana su lino.

  • Disegno Jacobean per lenzuolo lavorato in indaco, marrone, e verde chiaro

  • Particolare di telo ricamato risalente al XXVII- XXVIII secolo

Il ricamo è senz'altro un'attività molto antica, sebbene i suoi prodotti non siano giunti ai nostri tempi. Abbiamo alcuni frammenti risalenti all'antico Egitto. È probabile che quest'arte abbia avuto origine dall'elaborazione di punti utili, utilizzati per l'unione di pelli e poi di teli vegetali, destinati a personaggi di rilievo. Nell'antica Cina, fu un'attività molto fiorente e molto elaborata.

In Europa se ne hanno testimonianze antiche, ma le tecniche venivano tramandate oralmente nel tempo con graduale perdita di originalità e con l'acquisizione di connotati locali. I manufatti, creati per oggetti di uso quotidiano, soccombevano al logorio dovuto all'uso, per cui oggi non rimane traccia della loro esistenza. Perciò se possiamo solo supporre che il ricamo sia una tradizione popolare risalente a tempi remoti, e si sia poi sviluppato con l'estensione di una moda inizialmente riservata al ceto più abbiente che poteva permettersi sia la spesa per i materiali sia il tempo necessario per l'esecuzione. Si sono salvati infatti solo alcuni eleganti ricami bizantini che certo non si possono definire di arte popolare, sia per la preziosità dei materiali impiegati, sia per l'uso che se ne faceva, prevalentemente cerimoniale.

Francesco del Cossa (Ferrara, 1436 – Bologna, 1478) Allegoria di marzo: Trionfo di Minerva, particolare - Salone dei mesi, parete est, Palazzo Schifanoia, Ferrara

In Italia, il ricamo nasce come una delle espressioni della cultura saracena. Non a caso la prima scuola di ricamo ha sede a Palermo e risale ai primi anni del secondo millennio. È soltanto nel XII secolo però che l'attività dilaga in tutta Europa. Risalgono ai secoli XIII e XIV secolo i più monumentali lavori di ricamo conosciuti, cioè l'arazzeria francese, inglese, tedesca e, in misura minore, italiana - da non confondere con l'arazzo vero e proprio che è una tecnica artistica di tessitura.

Intanto la scuola italiana, distaccatasi dal gusto orientaleggiante iniziale, pone il centro dell'attività a Firenze e crea dei veri capolavori in tecniche diverse dall'arazzo. A Firenze fu attivo Raffaellino del Garbo, mentre la bottega con più commesse fu quella delle monache, le Murate, in via Ghibellina, che forniva i paramenti ecclesiastici per le maggiori occasioni solenni. La maggior commessa quattrocentesca fu quella per il Battistero, tra il 1466 e il 1480. Vennerono ricamati piviali, dalmatiche e pianete su cui veniva riportata in 26 scene la vita di san Giovanni Battista, realizzate da Paolo da Verona, Coppino di Giovanni da Malines, Piero da Venezia e altre su disegni di Antonio Pollaiuolo. Nel 1477 circa venne realizzato da Francesco Malocchi il paliotto offerto ad Assisi da Sisto IV con figure di Antonio Pollaiuolo.

A Milano, verso la metà del secolo, Filippo Maria Visconti chiamò alla sua corte un artisti fiorentini i e veneziani a lavorare presso di lui, per cui lo stile fiorentino e quello veneziano si incontrarono in decorazioni arabescate di gusto orientaleggiante. Ne sono esempi il paliotto di Varese del 1491 e quello di Santa Maria delle Grazie. Si sviluppa anche il ricamo in bianco, quello a fili contati e il reticello che darà poi origine al merletto classico ad ago e al merletto a filet.

Oggi, l'arte del ricamo è praticamente scomparsa, lasciando l'interesse a livello di hobby. Un artista italiano, Francesco Vezzoli, vincitore della Quadriennale di Roma e della Biennale di Venezia, si è segnalato per l'utilizzo di ricami (ad esempio lacrime) su foto o ritratti.

Ricamatrice

« ... e fece il velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lo fece con figura di cherubino, lavoro di ricamatore... » (Mosè, Bibbia, Esodo 36,35)

Con il termine ricamatrice si indica una persona che decora con motivi ornamentali un tessuto.

Ricamatrice al lavoro



Cenni storici

Le origini

Alcune testimonianze risalgono alla Bibbia, dove Mosè (Esodo 36.35) parla di un ricamo. Nel periodo Normanno l'arte del ricamatore ebbe il suo massimo splendore. I loro intagli e ricami, vestivano papi e imperatori.

1300-1800

"The Embroiderers, No. 3.", litografia di Henri Fantin-Latour (1895).

Nel XIV secolo i ricamatori inglesi ricamavano le sete con figure che rappresentavano la storia dei santi. Nel Trecento in Italia nacquero i primi laboratori di ricamatori. In Francia Luigi XIV riunì tutti i ricamatori del Regno in un'unica grande fabbrica, chiamata la Grand Fabrique. Lo scopo era quello di rivestire gli arredi del sovrano ed il suo guardaroba. Nel Cinquecento il ricamo era il passatempo delle nobili dame, e fu grazie ad esse che vennero pubblicati i primi libri di ricamo. Tra le numerose testimonianze, vi è il libro Il Burato: Libro de recami, scritto e figurato da Alex Paganino. Nel Settecento molte fanciulle frequentavano gli istituti di religiose per apprendere l'arte del ricamo. In questo periodo si assistette ad un aumento di ricamatrici che rivolsero le loro opere all'abbigliamento maschile. La Chiesa di quel periodo assegnò ai ricamatori il compito di edificazione religiosa, molte infatti erano le figure dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento inserite nei lavori d'ago.

1900-2000

Negli anni cinquanta era tradizione che le bambine, finita la scuola dell'obbligo, si avviassero ad un mestiere. Il mestiere più diffuso era quello della ricamatrice. Le scuole di ricamo erano gestite dalle suore. Oggi, l'arte del ricamo si acquisisce tramite corsi professionali presso laboratori o iscrivendosi nelle scuole di ricamo on-line.

Figure letterarie e cinematografiche

  • Le ricamatrici, film drammatico, regia di Eleonore Faucher

  • L'oscillante ricerca, scritto da Rosario Amenta Edizioni Altrimedia

Lino (fibra)

Il lino dalla pianta ai prodotti



Il lino è una fibra composita ricavata dal libro del Linum usitatissimum (lino) composta per circa il 70% da cellulosa.

Come tutte le fibre liberiane, il lino ha una lunghezza media delle fibre elementari che varia dai 20 ai 30 mm; la sua finezza si aggira dai 20 ai 30 micron; la fibra presenta una sezione poligonale.

Il numero di fibre presenti nella corteccia di una singola pianta può variare da 20 a 50.

La fibra ha un aspetto lucido, si presenta con una mano fredda e scivolosa. In presenza di umidità questa fibra ne assorbe rigonfiandosi moderatamente; essendo di origine cellulosica, se bruciata produce una finissima polvere nero-grigia.[1]

Il lino ha una tenacità di circa 6-7 grammi/denaro e ha un tasso di ripresa del 12% è una fibra gualcibile e poco allungabile.


Aspetto al microscopio

Al microscopio ogni singola fibra è chiaramente visibile e presenta degli anelli orizzontali a pari distanza. Con il reattivo di Herzberg dà una colorazione rossa.

Fibra di lino vista al microscopio.

Campi d'impiego

Le fibre del lino sono contenute nella parte interna della corteccia, chiamata comunemente tiglio. Per ricavarla gli steli, essiccati, si mettono a macerare per qualche giorno in bacini d'acqua, oppure, con metodo più rapido, si sottopongono all'azione del vapore acqueo o di speciali batteri: le sostanze che legano tra loro le fibre si decompongono e si dissolvono, liberando così le fibre. Gli steli vengono poi fatti essiccare, quindi sottoposti alla maciullatura per mezzo di martelli detti gràmole, azionati a mano o meccanicamente, che schiacciano e frantumano la parte legnosa. L'operazione successiva è la scotolatura, che consiste nell'asportare i frantumi legnosi e separare le fibre. L'insieme di tutte queste operazioni viene chiamato stigliatura. Si arriva pertanto al lino greggio, che viene sottoposto alla pettinatura per separare le fibre lunghe dalle fibre corte e spezzate, che costituiscono la stoppa.

I lini si classificano secondo il grado di finezza delle fibre: lini fini, che servono per filati sottili, adatti alla produzione di tele pregiate (tela batista) di pizzi e merletti, lini mezzani che si tessono per tele comuni; lini grossi per tele ordinarie. I tessuti di lino vengono utilizzati per la confezione di biancheria per la casa (tovaglie, lenzuola, asciugamani) e per l'abbigliamento estivo sia maschile che femminile. Essendo una fibra rigida i capi assumono un aspetto stropicciato, caratteristica principale che contraddistingue i manufatti.

Oltre ai tessuti, la stoppa del lino viene utilizzato per la creazione di corda e spago e per la produzione della carta.

Tessuti di lino sono utilizzati nel ricamo a Punto croce e in altri ricami a fili contati. Alle fibre di lino possono essere mischiate fibre di cotone, che danno al tessuto maggiore resistenza e migliore regolarità di trama.

Tela Aida

La tela Aida è il tessuto che costituisce supporto principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce. Tecnicamente la sua armatura non è una tela ma un piccolo operato che crea una griglia con una piccola squadrettatura che facilita il ricamo.

Generalmente è di cotone ma si trova anche di altre materie prime come lana e lino.

Il nome viene accompagnato normalmente da un numero che indica la grandezza dei quadretti. Tale valore differisce in base al sistema di misura lineare utilizzato nel paese in cui il canovaccio viene prodotto.

Così nel sistema metrico decimale si parla di quadretti per 10 cm. Nel sistema anglosassone invece si parla di Count che sono i quadretti presenti in un pollice.

Tela Aida in vari colori

Le misure principali in commercio sono:

  • 44 quadretti in 10 cm = 11 count per pollice

  • 55 quadretti in 10 cm = 14 count per pollice

  • 72 quadretti in 10 cm = 18 count per pollice

Sono comunque presenti misure inferiori, intermedie e superiori a seconda del produttore.

Tela Bandera

Cuscini in tela Bandera con il ricamo omonimo



La tela Bandera è un tessuto di fibre naturali (cotone o lino), dalla trama regolare, l'armatura è un piccolo operato anche se viene chiamata tela. Tessuto pesante e molto resistente. Fu molto utilizzato dalle corti piemontesi nel XVIII secolo per realizzare tappezzerie, copriletti e altri elementi d'arredo, per la sua resistenza e indistruttibilità.

I colori nei quali veniva e viene tuttora prodotto sono limitati ai bianchi ed ecru, perciò nell'Ottocento è invalso l'uso di decorare questa stoffa grezza con elaborati ricami a soggetto floreale, i quali poi presero il loro nome dal tessuto e sono ancora oggi conosciuti come ricami Bandera.

La produzione di questa stoffa sta sparendo, se si eccettua una limitata produzione presso alcune tessiture minori. Un'associazione che si occupa del recupero di questa stoffa tradizionale è l'Associazione Ricamo Bandera[1].

Stamigna

La stamigna o stamina è un tessuto ad armatura tela con fili radi, di mano molle e medio peso.

Il suo nome deriva dal latino staminea[1] (in francese ètamine).

Solitamente è in cotone ma può essere fatta con qualsiasi fibra tessile.

Uso

  • Trova utilizzo in cucina come filtro o colino, con la sua trama rada riesce a chiarificare un liquido, filtrare i grumi e le impurità, si usa per passare le salse.

  • Era usata in bachicoltura per le prime fasi di allevamento dei bachi da seta, faceva da fondo alle lettiere delle prime mute.

  • Quella usata come canovaccio per il ricamo, si trova in commercio col nome di etamine.

  • In arredamento è usata per tende.

  • Tessuto che sta andando in disuso, data la concorrenza delle fibre sintetiche, più resistenti e leggere, sia nell'abbigliamento, era usato come rinforzo in sartoria, che nella confezione di bandiere.

Canovaccio

In ambito teatrale e letterario con il termine canovaccio si indicano gli elementi di base della trama di un'opera, che ne determina in maniera generica lo svolgimento senza entrare eccessivamente nel dettaglio delle singole scene.

In modo particolare nella commedia dell'arte il canovaccio — o scenario — forniva la traccia sulla quale si sviluppava l'improvvisazione teatrale degli attori. Ampie raccolte di canovacci della commedia dell'arte sono giunte fino a noi, pubblicate nel corso del '600 e del '700. Nella più estesa e attuale bibliografia sulla Commedia dell'Arte, compilata da T. F. Heck, Commedia dell'Arte. A Guide to the Primary and Secondary Literature, Garland Publishing, New York - London 1988, sono attualmente censiti 820 titoli di scenari [1]. Della stessa opera potevano esistere canovacci diversi, ognuno dei quali indicava la trama da seguire ed i punti essenziali a seconda del pubblico davanti al quale si recitava. La trama del canovaccio descriveva infatti in maniera molto sintetica la successione delle scene e l'intreccio delle vicende, con la sequenza delle entrate e delle uscite dei personaggi, fornendo una sorta di promemoria per il lavoro d'improvvisazione degli attori [2]

I comici dell'arte erano soliti possedere un vasto bagaglio di canovacci, adatti alle loro potenzialità, da sfruttare al momento della rappresentazione scenica. Nel corso della rappresentazione, gli attori interpolavano nella trama del canovaccio i lazzi, dialoghi e scenette comiche ben collaudate che facevano parte del loro personale repertorio.

Con la definitiva affermazione del dramma scritto, tuttavia, il canovaccio non è scomparso: generi spettacolari che hanno caratteristiche autonome rispetto alla drammatizzazione scritta hanno mantenuto tale particolarità: basti pensare al varietà, dove l'improvvisazione ha una parte fondamentale nell'esecuzione della rappresentazione o, in misura minore, al one-man show.

Canovaccio (ricamo)



Il canovaccio è un tessuto usato come base o guida per il ricamo[1]. Il termine canovaccio indicava originariamente una stoffa in canapa a trama larga usata come strofinaccio[2] e, da questa, stoffa usata per prove di ricamo. Deve il suo nome al termine francese canvas (canapa)[3].

Punto croce su canovaccio a doppio filo

Il canovaccio viene usato come base per il ricamo a punto croce o a mezzo punto, anche se può essere decorato con il ricamo fiorentino, il punto bargello e altri punti di riempitura e da tapezzeria. Se usato come guida, cioè come riferimento di dove deve essere infilato l'ago, viene provvisoriamente applicato su un'altra stoffa (meno regolare) e poi tolto sfilando i singoli fili, a ricamo completato.

Caratteristiche

Le caratteristiche di un canovaccio sono quelle di un tessuto robusto e stabile realizzato con:

  • filato resistente, non particolarmente sottile, ad alta torsione

  • armatura a tela

  • riduzione larga e regolare, che lasci degli interstizi ben visibili tra trama e ordito.

Come canovaccio possono essere usati vari tipi di tessuto con tali caratteristiche come la stamigna, il calicot, la tela Aida, l'emiane.



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Macchina per cucire

La macchina per cucire (o cucitrice[1] o, macchina da cucire[2]) è un'apparecchiatura meccanica o elettromeccanica impiegata per unire mediante una cucitura, stoffe o pelli attraverso il passaggio di uno o più fili di cotone o altri materiali per mezzo di un ago oscillante in modo alternato dall'alto verso il basso.

La sua invenzione è piuttosto controversa, infatti brevetti per meccanismi in grado di produrre cuciture furono depositati da Fredrick Wiesenthal nel 1755, da Thomas Saint nel 1790, da Barthélemy Thimonnier nel 1830 e da John J. Greenough nel 1842.

Una moderna macchina per cucire (Singer Symphonie 300)

Vecchia macchina Singer a manovella. Sulla destra, lateralmente, si nota il meccanismo per la formazione del rocchetto per la spoletta

Una vecchia Singer a pedale; in questo caso il meccanismo per la formazione del rocchetto è ancora sulla destra, ma frontalmente

I primi modelli erano azionati a mano: attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si controllava la sua posizione e l'indirizzamento. Successivamente le macchine per cucire furono a pedale: la movimentazione si otteneva con l'oscillazione di un pedale, posto sotto il tavolino in cui era inserita la macchina e che, collegato da una cinghia, produceva il movimento; entrambe le mani rimanevano libere e quindi disponibili per l'indirizzamento del tessuto. Oggi il movimento è prodotto da un motore elettrico: il comando d'azionamento della macchina da cucire è dato da un pedale che si schiaccia col piede o da una leva azionata con lo spostamento laterale del ginocchio. La tecnologia di pari passo con l'industria ha ottimizzato l'utilizzo delle macchine con più parti dell'operatore (95% donne), punte e tacco del piede, ginocchio, gomito e chiaramente mani, rendendo l'operaia simile ad un automa, per questo motivo le macchine vengono abbinate a computer rendendole unità automatiche.

Storia dell'industria

L'industria della macchina da cucire nasce agli inizi del XIX secolo, soprattutto negli Stati Uniti. La prima industria italiana a produrne una fu la Salmoiraghi, a partire dal 1877.

L'impiego della macchina per cucire ha velocizzato la produzione (confezionamento) di indumenti e telerie; la maggiore produttività ha fatto abbassare il costo della produzione degli abiti favorendo la creazione dei primi nuclei dell'industria delle confezioni in serie. Il perfezionamento della macchina per cucire ha, in seguito, permesso di meccanizzare anche operazioni quali: ricamo, soprafilo, imbastitura, rammendo, cucitura dei bottoni, occhiellatura.

Struttura delle macchine per cucire

Struttura della macchina per cucire

La struttura tipica della macchina per cucire è formata da una base da cui fuoriesce un montante che, oltre a contenere gli organi di movimento della barra ago e del tendifilo, serve a sostenere il braccio. L'estremità opposta del braccio termina con la testata che supporta la barra ago, il piedino e gli organi che determinano la tensione sul filo superiore. Sotto il piano della base si trovano gli organi che servono alla formazione del punto (Crochet e spoline).

Le macchine per cucire si differenziano, oltre che dal tipo di punto eseguito, anche per la struttura con la quale sono composte e che di conseguenza la differenziano in base all'utilizzo che possono avere.

A base piana

Struttura a base piana

È la tipologia più comune, permette di eseguire la maggior parte delle cuciture necessarie per la costruzione del capo. Può essere costruita per eseguire il punto annodato oppure un punto a catenella doppia, sia ad un ago che a due aghi, anche nelle varianti a zig-zag. Può facilmente essere dotata di una vasta scelta di bordatori per eseguire anche cuciture specifiche.

A braccio o a base cilindrica

Struttura a braccio

La struttura di questa macchina presenta un montante più alto ed una base cilindrica che fuoriesce dal montante stesso. Può eseguire sia il punto annodato che il punto a catenella doppia. È particolarmente adatta ad operazioni su particolari tubolari come maniche o gambe.

A braccio rovesciato o a base cilindrica rovesciata

Struttura a braccio rovesciato

È una variante della macchina precedente, il cui braccio è però costruito in modo da risultare perpendicolare all'utilizzatore. Viene impiegata in modo particolare per l'esecuzione di cuciture ad incastro e lavorazioni di particolari con forma tubolare di grandi dimensioni.

A colonna

Struttura a colonna

La base di questa macchina presenta una colonna che contiene gli organi inferiori di formazione del punto. È indicata per le operazioni su particolari tridimensionali come le calzature. Può eseguire sia il punto annodato che il punto a catenella doppia.

A zoccolo

Struttura a zoccolo

In questa particolare struttura la macchina è montata su un piano di appoggio elevato rispetto al piano (che non sempre è presente). Viene utilizzata per le operazioni da eseguire sui capi già assemblati. Anch'essa può eseguire sia il punto annodato che il punto a catenella doppia.

Monoblocco

Struttura a monoblocco

Ha una struttura compatta ed uno spazio di manovra dei particolari ridotto. È una struttura adatta alle lavorazioni da eseguire sui bordi. Può eseguire il punto a catenella doppia oppure i sorgetti (punti della classe 500).

Aghi

Funzionamento

Animazione illustrante il funzionamento

L'ago è il componente fondamentale per eseguire una cucitura, sia con l'utilizzo di una macchina per cucire, sia per le cuciture eseguite a mano. È l'elemento che permette di spostare i fili di trama ed ordito, di trasportare il filo da un lato all'altro del tessuto e, tramite la sua particolare costruzione, consente al cucirino di eseguire le evoluzioni necessarie per concatenarsi con se stesso od altri fili per la formazione del punto.

Caratteristiche Fisiche dell'ago

L'ago ha diverse caratteristiche che ne determinano l'efficacia nella formazione del punto.

Ago per cuciture a macchina

  • Codolo: È la parte dell'ago che viene fissata sulla morsa presente nella parte inferiore della barra ago. Ha una forma cilindrica e talvolta presenta una sezione longitudinale del codolo stesso, che favorisce l'esatto posizionamento dell'ago nella macchina. Sul codolo sono impresse normalmente anche le caratteristiche fisiche dell'ago stesso.

  • Calcio: È la parte terminale del codolo; ha una forma a tronco di cono per favorirne l'inserimento nella barra ago.

  • Spalla: Anch'essa a forma di tronco di cono, raccorda la parte superiore dell'ago (codolo) con la parte inferiore (stelo).

  • Stelo: È la parte compresa tra la spalla e la cruna, può presentare un rigonfiamento appena sopra la cruna per favorire l'allargamento dei fili di trama ed ordito allo scopo di ridurre l'attrito. Il diametro dello stelo determina la finezza d'ago e varia a seconda della tipologia del tessuto da lavorare.

  • Scanalatura: È un canale scavato lungo lo stelo nella parte anteriore dell'ago dalla cruna fino alla spalla ed ha la funzione di contenere il cucirino durante il passaggio attraverso il tessuto, per non provocare attrito e tensioni elevate. In alcuni casi può essere presente una scanalatura anche sulla parte posteriore dell'ago, in questo caso di dimensioni più ridotte.

  • Cruna: È il foro, posizionato appena sopra la punta, entro cui viene infilato il cucirino. È il punto di maggior attrito dell'ago a causa del continuo scorrere del cucirino al suo interno; per questo ha una forma ideata per ridurre al minimo lo sfregamento ed un diametro variabile da proporzionare al titolo del cucirino da utilizzare.

  • Scalfo: È un vano posizionato nella parte posteriore dell'ago, subito sopra la cruna. Ha due funzioni fondamentali: la prima è di consentire la formazione del cappio del cucirino, la seconda è di favorire il crochet nell'afferrare il cappio stesso, passando il più vicino possibile all'ago.

  • Punta: L'estremità inferiore dell'ago è chiamata punta; ha una forma conica ed un vertice appuntito che può avere varie sezioni.

La punta

La punta dell'ago ha un'importanza fondamentale nell'esecuzione di una cucitura, per questo merita un approfondimento. Come già detto la forma delle punte e le sue sezioni sono molteplici, questo per permettere di lavorare in maniera ottimale qualsiasi tipo di tessuto e per eseguire al meglio ogni operazione. La sua funzione principale è di creare lo spazio per permettere il passaggio dell'ago (e quindi del cucirino) da una parte all'altra del materiale da lavorare; nei tessuti ciò deve avvenire senza danneggiare il tessuto stesso, pertanto la punta ha il compito di spostare i fili di trama ed ordito creando uno spazio nell'intreccio; nei materiali compatti come la pelle, la punta deve invece forare il materiale da cucire per permettere all'ago ed al cucirino di passare nella parte inferiore. Per questi motivi le punte si possono suddividere in due gruppi:

  • Punte tonde, utilizzate per la lavorazione dei tessuti. Penetrano l'intreccio di trama ed ordito spostandone i fili senza danneggiarli.

  • Punte taglienti, utilizzate per cucire la pelle, materiali plastici e tutte le materie prime non formate da un intreccio di fili, ma da uno strato uniforme. Per lavorare questi materiali è necessario creare un foro sulla superficie stessa, cosa di cui sono capaci questi tipi di punte.

All'interno di questi due gruppi si possono trovare ulteriori divisioni, in funzione dell'applicazione e del materiale da lavorare. In particolare per la lavorazione dei tessuti vengono utilizzate principalmente le punte coniche e le punte a palla, che, nelle varie forme, permettono di eseguire tutte le normali operazioni necessarie a costruire i capi.

Produttori di macchine per cucire

Famose marche di macchine per cucire sono o sono state:

  • In Italia: Salmoiraghi, VIGORELLI, Necchi, Borletti, Rimoldi, Conti Complet, Exacta,

  • Nel mondo: Singer (USA), PFAFF (Germania), Dürkopp Adler (Germania), Brother (Giappone), Juki (Giappone), Toyota (Giappone), Siruba (Giappone), Bernina (Svizzera), Elna (Svizzera), Seiko (Giappone), AMF Reece (USA), Union Special (USA),



Ago (cucito)

Un ago è un attrezzo utilizzato per cucire, di forma allungata ed appuntito ad una estremità. Si usa per unire tramite una cucitura tessuti, cuoio, feltro, materie plastiche, budello e altri materiali che possano essere forati dalla sua punta.

Ad una estremità dell'ago c'è la punta e all'altra estremità un foro chiamato cruna, in cui si fa passare il filo. Nell'ago che si usa per cucire a macchina la cruna si trova nella punta, mentre all'altra estremità l'ago è sagomato in modo da poter essere fissato alla macchina da cucire.

Vi sono innumerevoli tipi di ago, di dimensioni e forme differenti, in relazione all'impiego e allo spessore del materiale da cucire.

Storia

L'ago più semplice si può ricavare da una spina di agave, tagliando la spina terminale della foglia solo parzialmente, in modo che le rimangano attaccate alcune fibre, si ottiene l'accoppiata ago (la spina) e filo (le fibre della foglia) con cui si può fare una cucitura grossolana. I primi aghi di cui si ha notizia erano realizzati in osso o legno, nell'antichità erano in bronzo, gli aghi moderni sono realizzati in acciaio placcato.

Gli aghi d'acciaio furono introdotti in Europa dagli Arabi e nel 1370 si fabbricavano a Norimberga.

Il primo aghificio in Italia fu fondato a Lecco, col nome di Primo Aghificio Italiano s.r.l. produce tuttora aghi per cucire a mano e macchine.

Tipi di aghi

  • da cucito sono segnalati con una scala che va da 1 a 10. Un valore di 1 rappresenta gli aghi più spessi e lunghi mentre un valore di 10 quelli più sottili.

  • da lana, più grossi di quelli da cucito, con una lunga cruna e spesso la punta arrotondata.

  • da ricamo

  • da macchina, per la macchina per cucire, hanno punte diverse, arrotondata per maglina, triangolare per pelle.

  • da calzolaio, hanno forma ricurva.

  • da materassaio, robusti e molto lunghi dovendo attraversare lo spessore dei materassi, con una cruna adatta allo spago.

  • da sellaio, chiamato sedola non è rigido, lungo una decina di centimetri, è fornito di una grossa cruna.

  • da maglia, vengono chiamati i ferri per il lavorazione a maglia.

  • passanastro, grosso ago, a volte appiattito, per infilare nastro o elastico.

  • per pelle, ha la punta di sezione triangolare e ben affilata per riuscire a bucare la pelle.

  • da tappezziere

  • per feltro

Ditale

Il ditale è un piccolo oggetto usato per proteggere le dita mentre si cuce. Si infila sul dito medio o indice e lo si usa per spingere la cruna dell'ago attraverso gli strati del materiale da cucire, generalmente tessuto o cuoio.

Ditale



Storia

Il ditale è usato da millenni, con forme differenti in relazione al tipo di materiale da cucire, adeguandosi man mano allo sviluppo della struttura del l'ago.

I primi risalgono al neolitico e non si infilavano sulle dita, venivano tenuti nel palmo della mano e la proteggevano dalla cruna degli aghi, che allora erano molto grossi simili a spilloni o punteruoli. Erano fatti di pietra, bronzo e ferro, attrezzi simili si sono usati per la cucitura di vele o pelli fino al XVII secolo.

Il ditale vero e proprio compare più di duemila anni fa, con forma ad anello aperto sulla punta con incisioni concave distribuite sulla fascia. Anelli in ferro sono stati rinvenuti in Cina in una sepoltura risalente al 200 a.C. e negli scavi di Pompei.

Il ditale chiuso si diffonde nel medioevo con forme bombate o ogivali, se realizzati in metallo, anche se non prezioso, erano comunque costosi, quelli economici erano fatti di cuir bouilli cioè pelle bollita.

Nei secoli seguenti vennero prodotti con materiali preziosi, si trasformarono in piccoli oggetti ornamentali, oltre che strumenti d'uso preziosi gioielli da esibire. Con scritte, disegni e motti, in smalto e porcellana, diventano oggetti commemorativi e da collezione.

All'inizio del XIX secolo cominciò la produzione industriale, il metallo diventa sottile, la punta abbastanza piatta e la distribuzione dei buchetti regolare.

Materiali

I ditali moderni sono realizzati in acciaio inossidabile ma possono essere costruiti con:

  • vetro

  • osso

  • bronzo

  • ferro

  • avorio

  • porcellana

  • madreperla

  • legno

  • argento

  • oro

Emiane

L'emiane è un tessuto di nascita abbastanza recente, composto di fibre di lino e fibre di cotone, con armatura a tela.

L'utilizzo di questi due materiali dà alla stoffa maggiore resistenza e maggiore regolarità alla trama rispetto al solo lino. Questa stoffa è di consistenza piuttosto grossolana (11 fili per centimetro) e perciò viene impiegata spesso in biancheria da cucina, tovaglie e strofinacci.

L'emiane viene usato in particolare nel ricamo a mano a fili contati, per la regolarità della sua trama.

Gigliuccio

Gigliuccio tra due righe di punto quadro



Definizione

Il gigliuccio è un punto di ricamo di antica scuola marchigiana, tuttora molto usato per bordare ed ornare soprattutto per lo più di biancheria da letto, la tovaglieria, ma anche oggetti d'arredamento, come "cavalieri" da tavolo e anche tende. È una delle tecniche del ricamo "in bianco" (filo bianco su lino bianco), sebbene recentemente si siano visti anche dei lavori a colori. Il Gigliuccio è composto da in due righe parallele di punto quadro, tra le quali rimane una fascia di sfilato, cioè solo fili verticali che poi vengono raggruppati in colonnine regolari. La precisione è uno dei pregi principali di questo punto, insieme alla qualità del filo usato.

Esecuzione

Preparazione del tessuto

Un ruolo particolarmente importante è rivestito dalla preparazione del tessuto da ricamare che può essere tela di cotone o lino. Questa preparazione prevede una sfilatura in tre ordini a distanza regolare:

  1. si sfilano uno o due fili,

  2. se ne lasciano quattro,

  3. si sfilano da 12 a 24 fili destinati al gigliuccio,

  4. si lasciano quattro fili,

  5. se ne sfilano ancora uno o due.

Si esegue poi facendo una prima riga di punto quadro (all'altezza dei numeri 1 e 2 dell'elenco qui sopra), e una seconda riga di punto quadro (numeri 4 e 5) facendo molta attenzione perché tra queste due righe restino delle colonnine ben delineate. Quando le due righe di punto quadro sono completate, rimangono tra di esse dei fascetti o colonnine di sfilato(numero 3 dell'elenco) che si legheranno a due a due.

Le colonnine sono legate tre a tre

In alcune varianti, proprio quest'ultima operazione è stata un po' complicata. Invece di sfilare solo 4 fili, cioè un’altezza eguale ai due punti quadri ai bordi, si sfilano molti più fili, fino a 10 o più, per poter poi legare i fascetti con chioccioline d

Opus anglicanum

L'opus anglicanum è uno stile e una tecnica di ricamo sviluppata in Inghilterra a partire dal XIII secolo. Fu uno degli stili di ricamo di maggior successo e diffusione nell'Europa medievale.

Storia dello stile

La grande reputazione del ricamo inglese ha origine fin dal VII secolo e raggiunge il proprio apogeo con l'opus anglicanum del XIII secolo.

Successo e diffusione dello stile

I Papi e la curia romana furono particolarmente sensibili all'opus anglicanum, che lo cercavano come mezzo di svago con suore e bambini[1].

Grazie all'attenzione dei Papi nei confronti dello stile, le opere a ricamo servirono a diffondere in Italia temi iconografici e stilistici del Nord Europa[2].

Punciatura

La punciatura è una tecnica che si applica in campo tessile artigianale e industriale, nello specifico nel ricamo. Si può definire un processo di trasformazione di un qualsiasi disegno in veri e propri punti da ricamo che poi vengono compilati in un file che, inviato alla macchina da ricamo, istruirà la stessa nell'eseguire la realizzazione del ricamo.

Un buon software di punciatura costa a partire da 2-3000 euro, fino ad arrivare anche a 25-30000.

La punciatura può essere effettuata in automatico dal software stesso o in manuale, creando cioè poligoni, riempimenti e tracciati come in un programma di grafica. Mediante i software più costosi la punciatura automatica può dare risultati soddisfacenti, ma la punciatura manuale resta sempre la più definita e professionale.

La punciatura avanzata permette di ottimizzare i riempimenti, i contorni e la direzione del ricamo.



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GLOSSARIO:



Glossario di cucito

Raccoglie i termini inerenti al cucito, alla sartoria e al ricamo.

A

Abito completo da uomo
comunemente chiamato semplicemente completo o abito, è un indumento di origine britannica, composto solitamente da una giacca e da un pantalone dello stesso tessuto.
Alamaro
è un tipo di allacciatura realizzata con una striscia di seta, pelle o cordoncino chiusa a cappio a formare un occhiello, dove viene fatto passare un bottone.
Alcantara
materiale sintetico che imita la pelle di daino.
Altezza
misura della distanza tra le cimose di una pezza di stoffa.
Ago
è un attrezzo utilizzato per cucire, di forma allungata ed appuntito ad una estremità. Si usa per unire tramite una cucitura tessuti, cuoio, feltro, materie plastiche, budello e altri materiali che possano essere forati dalla sua punta.
Agoraio
la custodia per contenere aghi.
Asola
tipo di occhiello.

B

Bandera
è un ricamo a punti liberi realizzato su uno speciale tessuto detto tela Bandera, in uso presso le corti piemontesi nel XVIII secolo.
Batista
tipo di tessuto molto fine, trasparente e leggero di mano morbida, realizzato in lino ad armatura tela.
Bisso
tessuto realizzato con la seta prodotta da un mollusco.
Bottone
è un piccolo oggetto solitamente piatto e di forma tondeggiante usato per chiudere gli abiti.
Broccato
tessuto, apparentato col damasco, con una lavorazione aggiuntiva: si ottiene con trame supplementari che intervengono solo nelle zone da decorare, in seta, pesante, da tappezzeria.

C

Canovaccio
è un tessuto usato come base o guida per il ricamo.
Capo
si intende capo di abbigliamento
Cartamodello
è il disegno o sagoma base, fatto in carta, usato per la realizzazione di un abito.
Cavallo (abbigliamento)
è la parte di indumenti che coprono gli arti inferiori (come pantaloni, mutande, collant) che si trova esattamente al punto di congiunzione delle gambe con il tronco.
Cerniera lampo
detta anche zip, lampo o bottega è un tipo di chiusura che serve ad unire due lembi di tessuto o di altro materiale non rigido.
Chiacchierino
è un tipo di merletto per bordure costruito con una serie di anelli, nodi e catene.
Chiffon
stoffa molto leggera, a velo trasparente in armatura tela prodotta con filati fortemente e diversamente ritorti.
Chinè
tessuto di seta, ad armatura tela, di colore screziato, caratterizzato da disegni dai contorni sfumati ottenuti con la colorazione dell'ordito prima della tessitura anziché con la stampa sul tessuto già fatto.
Chintz
robusto tessuto di cotone, ad armatura tela o raso è caratterizzato dai colori vivaci e dalla mano lucida, ottenuta con una forte calandratura.
Cimossa
o cimosa (in alcune regioni vivagno) è il bordo non tagliato di una pezza di tessuto, il lato destro e sinistro quando esce dal telaio.
Cintura
o cinghia o cinta è una striscia flessibile generalmente di pelle o tessuto che si porta attorno alla vita, in sartoria cintura può essere la parte di un capo.
Colletto (abbigliamento)
è la parte di una camicia, vestito, cappotto o altri capi d'abbigliamento, che avvolge o incornicia il collo
Cotone (filo)
il filato di cotone viene ottenuto con la filatura di fibre ricavate dalla peluria che ricopre i semi di una pianta del genere Gossypium.
Crêpe
filato simile all'organzino ma più fittamente ritorto (da 16 a 32 giri al centimetro), per tessuti crêpe, cioè increspati.
Crêpe
nome generico di tessuti, diversi nei materiali e nel peso, caratterizzati dall'aspetto increspato, granuloso e mosso.
Crêpe de chine
tessuto ottenuto con l'impiego di trame a torsione alternata, compatto e pesante si drappeggia bene.
Crêpe marocain
tessuto pesante, per effetto del filo di trama più grosso di quello di ordito si creano delle costine ondulate orizzontali.
Crêpe satin
tessuto morbido, rasato, lucido sul diritto e opaco sul rovescio.
Crêpe di lana (crepella)
tessuto in lana di vario peso comunque leggero, come per la seta è la forte torsione del filato che gli dà la superficie granulosa.
Cretonne
tessuto di tela forte, bianca o stampata.

D

Damascato
è un tessuto che assomiglia al damasco ma ne differisce per essere realizzato con filati di diversi colori, per cui l'effetto di lucido-opaco viene ampliato dall'effetto dei colori.
Damasco
tessuto operato monocolore con disegni stilizzati o floreali ad effetto di lucido-opaco, armatura seta.
Denim
tessuto che si usa per confezionare i blue-jeans.
Ditale
è un piccolo oggetto usato per proteggere le dita mentre si cuce.
Doeskin
tipo di fustagno che imita le pelle di daino.
Doppiopetto
è un tipo di allacciatura tipico delle giacche eleganti, nella quale le due parti del davanti della giacca si uniscono fra loro con due file parallele di bottoni
Dritto filo
il senso dei fili d'ordito di un tessuto.

E

Écru
è un termine usato per descrivere filati o tessuti come seta o lino nella loro condizione originaria grezza, ossia né sbiancate né tinte.
Emiane
è un tessuto di nascita abbastanza recente, composto di fibre di lino e fibre di cotone, con armatura a tela.
Etamine
nome francese per stamigna.
Etichettatura tessile
l'insieme delle indicazioni che obbligatoriamente per legge devono apparire su apposita etichetta su ogni capo di abbigliamento ed ogni prodotto tessile messo in commercio.

F

Felpa
tipo di stoffa con un lato peloso, sovente una maglina.
Feltro
stoffa realizzata in pelo animale. Non è un tessuto ma viene prodotto con l'infeltrimento delle fibre.
Fettuccia
è una striscia sottile di tessuto. Non è tagliata da una pezza di stoffa ma tessuta con la larghezza necessaria, ha armatura a tela, serve per rinforzo o legatura.
Fiandra
pregiato tessuto operato monocolore con disegni in lucido-opco usato per tovagliato.
Filato
è l'insieme di fibre tessili tenute assieme da una torsione a formare un filo.
Filet
è un tipo di merletto o pizzo dalla caratteristica quadrettatura.
Flanella
tessuto leggero, morbido, caldo, con armatura a saia.
Fodera
tessuto usato per rivestire internamente i capi d'abbigliamento.
Forbice zig-zag
tipo di forbice per tagliare i tessuti a zig-zag.
Forbici
sono uno strumento utilizzato per tagliare materiali sottili che richiedono poca forza, quali carta, cartone, tessuti.
Frangia
è un ornamento tessile posto sul bordo di capi d'abbigliamento o pezzi d'arredamento.
Fustagno
tessuto con armatura a saia a 3 o a 4, tinta unita, robusto, di mano scamosciata.

G

Gabardina
tessuto in filato pettinato in tinta unita, di un certo peso e mano asciutta, per impermeabili.
Garza
a giro inglese, molto solida; falsa garza a armatura tela; huck lace produce tessuti traforati, con un'armatura tipo si possono ottenere, cambiando la movimentazione dei licci, tipi di garze differenti. Adatti a tende, tovagliato e abbigliamento.
Georgette
tessuto estremamente leggero e sottile, di mano rigida, ad armatura tela.
Gesso
speciale gessetto usato per scrivere sui tessuti.
Gigliuccio
è un punto di ricamo di antica scuola marchigiana, tuttora molto usato per la bordatura per lo più di biancheria da letto.
Gobelin
è un tessuto, fatto con un telaio jacquard, che cerca di imitare gli arazzi Gobelins, per tapezzeria.
Gros grain
tessuto in tinta unita a dominante d'ordito, segnato da sottili rigature orizzontali.
Gugliata
la porzione di filo che si taglia dalla spoletta per infilarla nell'ago.

I

Imbastitura
è una cucitura provvisoria utilizzata in sartoria, eseguita a mano o a macchina, in cui i punti, sostituendo i definitivi, vengono cuciti con tratti e spazi più ampi.
Interfodera
falda che viene posta tra il tessuto e la fodera come rinforzo o imbottitura.

J

Jabot
è un ornamento cucito o semplicemente applicato sul petto di camicie o di bluse, realizzato in pizzo o nello stesso tessuto del capo.

L

Loden
è un tessuto di lana tipico del Tirolo e dell'Alto Adige.

M

Macchina per cucire
è un'apparecchiatura meccanica, brevettata nel 1842 da John J. Greenough, o elettromeccanica impiegata per unire, con una cucitura, stoffe o pelli attraverso il passaggio di uno o più fili di cotone o altri materiali per mezzo di un ago oscillante in modo alternato dall'alto verso i basso.
Macramè
è il nome di merletti tipici della Liguria ottenuti con legature e intrecci.
Manica (abbigliamento)
è il termine con il quale viene indicata quella parte di un indumento che copre un braccio, o attraverso il quale il braccio passa.
Manichino
quello usato in sartoria ha solo la parte centrale del corpo, è cioè senza testa, braccia e gambe, al loro posto per reggerlo vi è una piantana, solitamente un treppiede, serve a provare gli abiti mentre si confezionano.
Martingala
ha vari significati, tutti più o meno derivati da quello principale, cioè una cintura di collegamento (o mezza cintura) che viene usata nell'abbigliamento.
Matassa
è costituita dall'assemblamento ordinato di un ammasso di filo, disposto a spirale, in forma circolare. Può avere peso e dimensione differente determinate dalle caratteristiche del filo, dall'uso e dalla tradizione.
Matassina
formato del filo per ricamo.
Merletto
o pizzo è una particolare lavorazione dei filati per ottenere un tessuto leggero, prezioso e ornato.
Metro da sarto
metro flessibile usato dai sarti.
Mezzo punto croce
è un punto basilare per il ricamo consistente in una semplificazione del punto croce.
Modista
era, sino alla seconda metà del Novecento, un operatore del commercio dell'abbigliamento, di solito una donna, che confezionava o vendeva abiti, cappelli e altri tipi di accessori di abbigliamento femminili.
Mussola
tessuto molto leggero in armatura tela e a trama molto rada simile alla garza da medicazione.

N

Nastro
è una sottile striscia di materiale flessibile, solitamente tessuto ma anche di plastica o carta.
Nattè
o panama (perché simile all'intreccio che caratterizza il cappello di Panamá) è un tessuto derivato dall'armatura tela, dal francese, significa cestino. Si ottiene per ampliamento parinumero dei fili, sia di ordito che di trama.
Nido d'ape
tessuto a tre dimensioni, in superficie un reticolo in rilievo, in profondità le nicchie dei buchi. Adatto ad asciugamani e accappatoi per la capacità di assorbire l'acqua.

O

Occhiello
è l'apertura in cui si infila il bottone per ottenere la chiusura di un abito.
Ordito
o catena è l'insieme di fili che insieme a quelli della trama concorrono nel formare un tessuto.
Organza
tessuto sottile e trasparente, ad armatura tela, realizzato con il filato di seta organzino.
Organzino
filo ritorto in un senso accoppiato e ritorto con un altro filo nel senso opposto (4 giri al centimetro), usato per l'ordito.
Oxford
tessuto per camicie caratterizzato dall'armatura nattè con fili d'ordito colorati e fili di trama bianchi.

P

Paillettes
spesso accostati alla bigiotteria sono piccoli dischi di materiale plastico colorato, con una elevata proprietà riflettente che si applicano sugli abiti per decorazione.
Panno
tessuto di lana che viene follato (infeltrito) per renderlo impermeabile e garzato per ottenere un lato peloso.
Panno casentino
tradizionale tessuto di lana tipico del Casentino.
Panno grosso bergamasco
tessuto pregiato ruvido, caldo e molto robusto.
Panno lenci
stoffa colorata, morbida, resistente e leggera, non essendo tessuta è un feltro.
Passamaneria
è composta da molti tipi di bordure che servono per decorare o rifinire abiti o oggetti. Gli scopi per cui si utilizza sono due: quello strutturale di finitura, per coprire giunte, fermare orli, impedire lo sfilacciamento; quello estetico di decorazione, sicuramente il più importante, per abbellire e costruire decorazioni.
Patchwork
(tradotto indica "lavoro con le pezze") è un manufatto che consiste nell'unione, tramite cucitura, di diverse parti di tessuto al fine di ottenere un oggetto per la persona o la casa,
Peluche
è un particolare tessuto formato da fibre naturali o sintetiche, caratterizzato da un pelo lungo e morbido.
Pied de poule
tessuto con disegno a zampa di gallina, saia in cui si montano fili colorati, 4 bianchi e 4 neri.
Pince
pronuncia pèns, piega pinzata, cucita, fatta nei punti di un vestito dove serve per modellarlo sulla forma del corpo.
Piqué
è un tessuto di cotone con motivi in rilievo, rombi, quadrati, puntolini, generalmente bianco.
Pizzo
o merletto, tessuto con particolare tramatura, che disegna sul prodotto degli intarsi con varie fantasie.
Pois
dal francese significa piselli, disegno a pallini, grossi punti distribuiti regolarmente sul tessuto.
Polsino
è la parte terminale della manica che avvolge il polso.
Popeline
è un leggero tessuto di cotone di mano fresca e asciutta, per la confezione di camicie.
Prêt-à-porter
è un'espressione della lingua francese che significa "pronto da indossare".
Pronto moda
è una modalità produttiva utilizzata prevalentemente nel settore della produzione di abbigliamento. È caratterizzata da una tempistica di produzione drasticamente ridotta, con uscite di prodotto ininterrotte e repentini riassortimenti.
Puncetto
pizzo ad ago tipico della Valsesia.
Puntaspilli
è un cuscinetto imbottito che serve a contenere gli spilli.
Punti di cucitura
tutti i tipi di punti fatti a mano e con macchina per cucire.
Punto antico
è una tecnica di ricamo a fili contati da eseguire su tessuto a trama visibile e regolare, cioè con trama e ordito uguali, tipo lino bellora o bisso, e che si basa sull'alternarsi di vuoti e pieni nella forma di disegni geometrici.
Punto Assisi
è una tecnica di ricamo che vede abbinati il punto croce e il punto scritto, per cui necessita di un canovaccio a fili contati.
Punto croce
è una tecnica di ricamo su tela, con ago a punta arrotondata e cruna lunga, basata sull'intreccio di fili colorati in modo da formare una X.
Punto quadro
è un punto di ricamo a fili contati che si presenta come una serie di quadratini allineati.
Punto reale
o punto piatto è un punto di ricamo tra i più usati. Solitamente viene chiamato piatto quando si esegue su tele dalla trama sottile (lino, cotone), ed è una variante del punto pieno.

R

Rasatello
tessuto di cotone in armatura raso da 5, peso medio, molto liscio.
Raso
o satin è un tessuto fine, lucido, uniforme, dalla mano morbida. Costruito con armatura a raso, in cui i punti di legatura sono radi e largamente distribuiti così da apparire nascosti.
Ricamo
è l'attività artigianale ed il prodotto del disegno con l'ago su un tessuto.
Rocca
è un formato industriale di stoccaggio del filato. Consiste nell'arrotolare il filo intorno ad un'anima a forma di cono o tronco di cono, fatta in cartone o plastica, la sua caratteristica è la disposizione inclinata del filo che permette lo srotolamento senza muovere la rocca.
Rocchetto
è un supporto su cui si avvolge il filo che permette di svolgerlo in maniera ordinata. Fa parte di congegni come la macchina per cucire.

S

Saia
è un tipo di tessuto caratterizzato dalla diagonale. Si chiama anche saglia, sargia, spiga, diagonale, levantina, batavia, in inglese è twill. La saia è la seconda armatura base, con tela e raso, ha andamento diagonale, con un dritto e un rovescio, uno a effetto di trama e l'altro a effetto di ordito.
Sarto
è l'operatore artigiano che confeziona gli abiti (maschili e femminili):
Sartoria
è il laboratorio dove si confezionano abiti, vi lavora il sarto o sarta coadiuvato da aiutanti che erano chiamate piccinine. Vi si preparano abiti su misura o si fanno modifiche personalizzate su capi preconfezionati.
Sbieco
(tralice, in alcune regioni italiane) è la direzione, in un tessuto, a 45° rispetto alla direzione dei fili di trama e ordito.
Scollo
o scollatura è la parte di un indumento che circonda il collo dell'indossatore. Il modo in cui esso assume forme diverse dipende fortemente dal sesso dell'indossatore e dalla moda.
Seersucker
tessuto di cotone usualmente a righe, usato per confezionare indumenti estivi.
Serabend
è una categoria di tappeti persiani prodotti in una regione a ovest di Malayer, il cui centro principale è Mal-e-Mir.
Seta
sigla SE, fibra naturale proteica di origine animale con la quale si possono ottenere tessuti tendenzialmente pregiati.
Shantung
tessuto di seta selvaggia (tussah), di colore unito, caratterizzato da una superficie ruvida, molto irregolare e dall'aspetto grezzo.
Spacco
è un taglio o un'apertura che viene ricavato sulle gonne, per facilitare il movimento delle gambe dell'indossatrice.
Spighetta
striscia di tessuto con armatura a saia a lisca di pesce che gli dona l'aspetto tipico rigato a V. Serve per rifinire orli, scolli o per decorazione.
Spallina
è un tipo di imbottitura utilizzato nell'abbigliamento maschile e femminile, per dare l'illusione che l'indossatore abbia le spalle più ampie e dritte.;Spillo: è un oggetto usato per unire provvisoriamente due lembi di materiale sottile. Assomiglia ad un ago senza la cruna.
Spoletta (filo)
o spagnoletta è un formato di stoccaggio di filo usato per il cucito.
Spugna
tessuto con anelli di filo che gli permettono di assorbire l'acqua.
Stamigna
o stamina è tessuto ad armatura tela con fili radi, di mano molle e medio peso, conosciuta col nome francese ètamine.
Strascico
nell'abbigliamento femminile, è la parte posteriore di una gonna o di un vestito, che data l'eccessiva lunghezza viene trascinata sul pavimento dietro l'indossatrice.

T

Taffetà
tessuto di seta, ad armatura tela, di mano lucida e frusciante.
Tagliacuci
macchina tessile che taglia e cuce in un unico passaggio.
Tappeto
è un grosso tessuto di materiale vario, usato per ricoprire pavimenti, tavoli e superfici simili.
Tartan
è un particolare disegno dei tessuti in lana delle Highland scozzesi. Il kilt, il tipico gonnellino scozzese, è realizzato in tartan.
Tasca
è una sacca di dimensioni variabili ricavata o cucita su alcuni capi di abbigliamento, per contenere oggetti di piccole dimensioni.
Tela
modo più semplice con cui si possono intrecciare i fili di trama e ordito per costruire un tessuto.
Tela Aida
è il tessuto che costituisce supporto principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce.
Tela Bandera
è un tessuto di fibre naturali (cotone o lino), dalla trama regolare, l'armatura è un piccolo operato anche se viene chiamata tela per il ricamo Bandera.
Tessuto
è un manufatto realizzato tramite un intreccio di fili perpendicolari tra di loro, l'operazione necessaria per realizzarlo si chiama tessitura.
Titolazione
è l'operazione che determina il titolo di un filo o di un filato. Non essendo possibile misurare direttamente la sezione di una fibra perché facilmente deformabile e il più delle volte non circolare, si ricorre al titolo per caratterizzarne la finezza.
Tombolo (merletto)
è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le parti d'Italia, con l'ausilio dell'omonimo strumento e delle fuselle.
Tombolo
è un cuscino cilindrico tradizionale usato per la tessitura di pizzi e merletti.
Trama
è l'insieme di fili che con quelli dell'ordito concorrono nel formare un tessuto.
Treccia
è una struttura complessa formata dall'intrecciamento di tre o più fili di materiale flessibile come tessuto, cavi o capelli.
Tulle (tessuto)
tessuto dall'intreccio molto rado e trasparente, tecnicamente è una garza a giro inglese.
Tweed
tessuto in lana originario della Scozia, ad armatura saia che determina la lisca di pesce.
Twill
nome inglese della saia.

V

Velcro
è un metodo di chiusura inventato da George De Mestral agli inizi degli anni 1950, è composto di due strisce che si agganciano tra di loro, una con uncini, l'altra con anelli.
Velluto
tessuto che presenta sulla faccia del dritto un fitto pelo (velluto unito) o una serie di anelli (velluto riccio).
Velour
filato in cui sono inseriti pezzettini di filato peloso che danno un effetto velluto o tessuto con superficie vellutata.
Viscosa
è una fibra tessile artificiale cellulosica, ottenuta con l'impiego di solfuro di carbonio.

Glossario di tessitura

Raccoglie i termini inerenti alla tessitura, all'industria tessile e ai tessuti.

A

Abaca
sigla AB, fibra proveniente dalle guaine fogliari della Musa textilis.
Acetato
sigla AC, fibra d’acetato di cellulosa di cui tra il 74% e il 92% dei gruppi ossidrilici è acetilato.
Acrilico
sigla PC, fibra sintetica prodotta a partire da acrilonitrile, monomero che costituisce almeno l'85% delle unità ripetitive nella catena polimerica.
Alcantara
materiale sintetico che imita la pelle di daino.
Alfa
sigla AL, fibra proveniente dalla foglia della Stipa tenacissima.
Alpaca
sigla WP, filato prodotto con la lana ricavata da un tipo di lama.
Altezza
misura, in una pezza di tessuto, della distanza tra le cimose.
Agave sisalana
sigla SI, pianta da cui si ricava una fibra tessile, il sisal.
Agugliatura
è il processo con cui si ottiene industrialmente il feltro o altri tipi di tessuto non tessuto.
Angora
sigla WA, filato prodotto con il pelo di un coniglio, molto morbido e soffice.
Arazzo
manufatto tessile destinato al rivestimento murario, tradizionalmente realizzato su telai verticali, con trame discontinue. Termine generalmente usato per ogni manufatto decorativo da appendere a parete.
Arcolaio
vocabolo che indica due strumenti, uno serve a dipanare le matasse, detto anche aspo, il secondo a filare, detto anche filerina, filarello.
Armatura
è un vocabolo che nell'ambito tessile ha due significati: il primo è il complesso delle operazioni per il montaggio del telaio, il secondo è il modo di intrecciarsi dei fili di ordito con quelli della trama.
Aspo
supporto che arrotola il filo.

B

Bachicoltura
l'allevamento dei bachi da seta.
Bandolo
estremità del filo avvolto in una matassa.
Batavia
nome della saia 2:2.
Batista
tipo di tessuto molto fine, trasparente e leggero di mano morbida, realizzato in lino ad armatura tela.
Beaverteen
tipo di fustagno.
Binatura
si abbinano più trefoli (capi), cioè si mettono assieme torcendoli più fili sottili (2, 3 o 4) per ottenere un filato di dimensioni maggiori, le torsioni di ogni singolo trefolo si stabilizzano evitando l'inconveniente di vedere il filato torcersi su sé stesso, formando dei cappi, o un lavoro di maglieria deformarsi, andando in sbieco, seguendo la torsione di un solo capo.
Bisso
tessuto realizzato con la seta prodotta da un mollusco.
Bottonato
filo che ingloba fiocchetti, pallini, che danno l'effetto bottonato.
Bouclet
tipo di filato, uno dei due fili che lo compone forma degli anelli che sporgono con effetto ricciolo.
Bourette
filato di seta ottenuto dai cascami, la peluria della parte esterna o interna del bozzolo, viene filata dopo cardatura, filato grosso e irregolare non ha le caratteristiche di finezza e lucentezza della bava.
Broccato
tessuto, apparentato col damasco, con una lavorazione aggiuntiva: si ottiene con trame supplementari che intervengono solo nelle zone da decorare, in seta, pesante, da tappezzeria.

C

Calandratura
trattamento di finissaggio con passaggio fra rulli riscaldati che schiaccia il tessuto dandogli un aspetto lucido come il chintz, se i rulli hanno inciso un rilievo con la calandratura si possono ottenere disegni ed effetti speciali come marezzatura o moiré, goffratura.
Calcolo dell'ordito
serie di valutazioni e conteggi che portano a determinare il numero e la lunghezza dei fili d'ordito.
Calicot
(pronuncia "calicò") detto anche "cencio della nonna", è un tessuto leggero.
Canapa
sigla CA, fibra tessile ricavata dalla Cannabis sativa.
Canovaccio
è un tessuto usato come base o guida per il ricamo.
Cantra
macchinario fornito di una batteria di rocche, alimenta l'orditoio che carica tutti i fili dell'ordito, ben tesi e ordinati, su un subbio.
Capo
trefolo che compone un filato, può essercene 1 o 2, 3, 4.
Cardacci
attrezzo per cardare, due assicelle di legno dotate di impugnatura irte di chiodi, la sfregatura di una contro l'altra con in mezzo l'ammasso di fibre provvedeva a disticare le fibre stesse.
Cardatura
operazione che districa le fibre da filare.
Cascame
scarto delle lavorazioni.
Cashmere
sigla WS, lana pregiata detta anche casimiro o kashmir, è formata dal pelo della capra hircus.
Cassa battente
o portapettine, parte mobile del telaio in cui è inserito il pettine.
Chiffon
stoffa molto leggera, a velo trasparente in armatura tela prodotta con filati fortemente e diversamente ritorti.
Chinè
tessuto di seta, ad armatura tela, di colore screziato, caratterizzato da disegni dai contorni sfumati ottenuti con la colorazione dell'ordito prima della tessitura anziché con la stampa sul tessuto già fatto.
Chinè
filato tinto in matasse con sezioni di uno o più colori per ottenere l'effetto chinè.
Chintz
robusto tessuto di cotone, ad armatura tela o raso è caratterizzato dai colori vivaci e dalla mano lucida, ottenuta con una forte calandratura.
Cimatura
trattamento di finissaggio che dà omogeneità al pelo.
Cimossa
cimosa o vivagno, bordo di un tessuto (i margini destro e sinistro dell'ordito).
Ciniglia
è un termine che indica sia un tipo di filato che un tessuto realizzato con il filato stesso.
Cocco o coir
sigla CC, fibra proveniente dal frutto della Cocus nucifera.
Coloranti reattivi
coloranti per fibre cellulosiche. Prendono il nome di reattivi perché sono in grado di reagire con il gruppo ossidrile della cellulosa, formando un legame covalente
Cono
anima su cui si avvolge il filato nelle rocche, in cartone o plastica, a volte la sua forma è un tronco di cono.
Conocchia o rocca
regge la lana per filare con il fuso.
Contafili
è uno strumento ottico simile ad una lente di ingrandimento ideato per contare i fili della trama di un tessuto (numero di fili al centimetro).
Cotone
sigla CO, si ricava dalla bambagia che avvolge i semi delle piante del genere gossypium.
Cotone gasato
tipo di filato di cotone che ha subito una lavorazione industriale atta a migliorare le sue caratteristiche.
Cotone idrofilo
o lana di cotone, è un tipo di cotone posto in commercio dopo essere stato sottoposto a cardatura ed a procedimenti chimici come il candeggio rendendolo atto all'assorbimento dell'acqua.
Cotone mercerizzato
filato di cotone che subisce un trattamento con bagno di soda caustica.
Crêpe
filato simile all'organzino ma più fittamente ritorto (da 16 a 32 giri al centimetro), per tessuti crêpe, cioè increspati.
Crêpe
nome generico di tessuti, diversi nei materiali e nel peso, caratterizzati dall'aspetto increspato, granuloso e mosso.
Crêpe de chine
tessuto ottenuto con l'impiego di trame a torsione alternata, compatto e pesante si drappeggia bene.
Crêpe marocain
tessuto pesante, per effetto del filo di trama più grosso di quello di ordito si creano delle costine ondulate orizzontali.
Crêpe satin
tessuto morbido, rasato, lucido sul diritto e opaco sul rovescio.
Crêpe di lana (crepella)
tessuto in lana di vario peso comunque leggero, come per la seta è la forte torsione del filato che gli dà la superficie granulosa.
Cretonne
tessuto di tela forte, bianca o stampata.
Crinolina
tessuto rado e rigido usato per rinforzi, imbottiture, sottogonne; il termine indica anche la struttura rigida che manteneva ampie le gonne nell'Ottocento.
Cupro
sigla CU, fibra di cellulosa rigenerata ottenuta mediante il procedimento cuprammoniacale.

D

Damascato
è un tessuto che assomiglia al damasco ma ne differisce per essere realizzato con filati di diversi colori, per cui l'effetto di lucido-opaco viene ampliato dall'effetto dei colori. Costituito da raso di ordito e raso di trama più una o più armature satinate.
Damasco
tessuto operato monocolore con disegni stilizzati o floreali ad effetto di lucido-opaco, armatura seta. Costituito da raso di ordito e raso di trama.
Denaro
è l'unità di misura utilizzata in campo tessile, pari a 0.05g. Lo si utilizza per la titolazione delle fibre tessili.
Denim
tessuto che si usa per confezionare i blue-jeans.
Dévoré
è un tipo di lavorazione del tessuto, il cui nome è un termine francese, che letteralmente significa "divorato". Si tratta di un sistema di stampa tessile, il cui scopo è quello di eliminare ("divorare") una parte del tessuto
Doeskin
tipo di fustagno che imita le pelle di daino.
Doppione
bava di seta doppia, prodotta da due bachi che formano il bozzolo insieme, rarissima, è il materiale che originalmente componeva lo shantung.
Drapperia
termine anglosassone, si intende l'insieme dei tessuti necessari per un uomo per "costruirsi" vestiti e gli altri oggetti d'abbigliamento.
Dritto filo
il senso dei fili d'ordito di un tessuto.
Dynema
fibra sintetica particolarmente adatta alla produzione di cavi da trazione. Viene in particolar modo utilizzato per applicazioni sportive quali il Kitesurf e il Parapendio.

E

Ecopelle
(o fintapelle o vinpelle) è un tessuto che ha l'aspetto della pelle o del cuoio ma non è realizzato con materia animale può essere composto da un tessuto o una maglina su cui viene spalmato del materiale plastico.
Ecru
di colore greggio, filato o tessuto non candeggiato o tinto.
Eisengarn
è un termine tedesco (in italiano:ferro filato) è un tipo di materiale di tipo tessile utilizzato in vari campi, fra cui l'arredamento.
Elastan
sigla EA, fibra sintetica elastomerica a bava continua costituita per almeno l'85% della massa da poliuretano segmentato.
Emiane
tessuto di nascita abbastanza recente, composto di fibre di lino e fibre di cotone, per ricamo.
Etamine
nome francese per stamigna.
Etichettatura tessile
insieme delle indicazioni che obbligatoriamente per legge devono apparire su apposita etichetta su ogni capo di abbigliamento ed ogni prodotto tessile messo in commercio.

F

Faille o faglia
è una qualità di taffetà che si presenta più rigido, abbastanza sostenuto, riconoscibile per rilievi e costine in trama.
Felpa
tipo di stoffa con un lato peloso, sovente una maglina.
Feltro
stoffa realizzata in pelo animale. Non è un tessuto ma viene prodotto con l'infeltrimento delle fibre.
Fettuccia
è una striscia sottile di tessuto. Non è tagliata da una pezza di stoffa ma tessuta con la larghezza necessaria, ha armatura a tela.
Fiandra
pregiato tessuto operato monocolore con disegni in lucido-opco usato per tovagliato.
Fibra tessile
insieme dei prodotti fibrosi che, per la loro struttura, lunghezza, resistenza ed elasticità, hanno la proprietà di unirsi, attraverso la filatura, in fili sottili, tenaci e flessibili che vengono utilizzati nell'industria tessile per la fabbricazione di filati.
Fibre naturali
lana, seta, cotone, lino, canapa, iuta, sisal, rafia.
Filanda
nome con cui sono conosciuti, nel nord Italia, gli stabilimenti di lavorazione e filatura della seta.
Filaticcio
Filo di seta che si ricava dai bozzoli sfarfallati, cioè bucati dall'uscita della farfalla.
Filato
insieme di fibre tenute assieme da una torsione a formare un filo.
Filatura
sequenza di operazioni necessarie alla trasformazione delle fibre tessili in filato oppure filo, sia lo stabilimento industriale (filanda, filatoio) in cui avviene tale lavorazione.
Filerina
o filandaia o filandera, operaia della filanda.
Finissaggio
trattamenti compiuti, dopo la tessitura, per migliorare le caratteristiche di un tessuto.
Finta pelle
è un tessuto impregnato/spalmato con resine poliuretaniche che può avere un aspetto simile alla pelle naturale o al cuoio.
Fioccato
filato la cui sezione cambia, da sottile a grossa, inglobando fiocchi o batuffoli.
Flanella
tessuto leggero, morbido, caldo, con armatura a saia.
Follatura
operazione che fa parte del processo di finissaggio dei tessuti di lana, e che consiste nel compattare il tessuto attraverso l'infeltrimento, per renderlo impermeabile.
Frangia
è un ornamento tessile posto sul bordo di capi d'abbigliamento o pezzi d'arredamento.
Fresco lana
è un tessuto di lana di peso medio o leggero, dall’aspetto granulare, ingualcibile, poroso e resistente.
Fuso
serve per filare a mano.
Fustagno
tessuto con armatura a saia a 3 o a 4, tinta unita, robusto, di mano scamosciata.

G

Gabardina
tessuto in filato pettinato in tinta unita, di un certo peso e mano asciutta, per impermeabili.
Garza
a giro inglese, molto solida; falsa garza a armatura tela; huck lace produce tessuti traforati, con un'armatura tipo si possono ottenere, cambiando la movimentazione dei licci, tipi di garze differenti. Adatti a tende, tovagliato e abbigliamento.
Garzatura
operazione che fa parte del processo di finissaggio dei tessuti: consiste nel sollevare le fibre dei fili di un tessuto, per renderlo morbido e soffice.
Georgette
tessuto estremamente leggero e sottile, di mano rigida, ad armatura tela.
Gobelin
è un tessuto, fatto con un telaio jacquard, che cerca di imitare gli arazzi Gobelins, per tapezzeria.
Gomitolo
filo arrotolato a formare una palla, se fatto a mano, di forma più ordinata (ovale), se fatto industrialmente.
Gore-tex
tessuto sintetico dalle alte capacità impermeabili e traspiranti.
Gros grain
tessuto in tinta unita a dominante d'ordito, segnato da sottili rigature orizzontali.
Gualchiera
macchinario di epoca preindustriale, usato per lo più nella manifattura laniera, ma anche nell'industria della carta. Serve a follare il panno.
Guardia ordito
vi sono presenti le lamelle sostenute dal filo, quando vi è una rottura la lamella cade sul guardia ordito fermando il telaio.
Guernissaggio
è un procedimento di finissaggio tessile che consiste nel sottoporre un tessuto, composto di lana, alla garzatura mediante cardi vegetali.

I

Ikat
procedimento per la tintura dei filati, diffuso oggi specialmente fra i popoli malesi ed indonesiani.
Industria tessile
industria manufatturiera che produce e lavora le fibre tessili.
Ingegneria tessile
branca dell'ingegneria che sviluppa procedimenti industriali per produrre materiali tessili (polimeri, fibre, filamenti, filati, tessuti).
Iuta
o juta sigla JU, è una fibra tessile naturale ricavata dalle piante del genere Corchorus.

J

Joseph Marie Jacquard
inventore francese, conosciuto come l'inventore del telaio automatico Jacquard.

K

Khadi
è un particolare tipo di tessuto indiano. La materia prima è il cotone, anche se possono essere utilizzate anche la seta e la lana.
John Kay
inventore della spoletta volante.
Kevlar
fibra sintetica polimerica, per abbigliamento sportivo.

L

Lampasso
tessuto antico, operato, di grande pregio, conosciuto dal X secolo raggiunse la massima diffusione nel XVI secolo.
Lana
fibra tessile naturale e si ottiene dal vello di ovini (pecore e di alcuni tipi di capre), conigli e camelidi (cammelli) e alcuni tipi di lama.
Lana cotta
è un tipo di stoffa simile al feltro o al panno. Non è tecnicamente un tessuto, viene ottenuta infeltrendo una pezza, realizzata con la lavorazione a maglia di filato di lana, mediante follatura
Liccio.
parte di un telaio da tessitura. Anche per eseguire un lavoro semplice, come la tela, devono essere almeno due.
Lino
sigla LI, fibra tessile ricavata dal linum usitatissimum
Loden
è un tessuto di lana tipico del Tirolo e dell'Alto Adige.
Lucidatura
forte calandratura a caldo con l'aggiunta di paraffina, cera o altri composti chimici per ottenere un aspetto molto lucido.
Lyocell
fibra prodotta dalla cellulosa frantumata disciolta in NMMO-monoidrato, un sottogruppo delle fibre di rayon.
Lurex
è il marchio inventato dalla Dow Badische Company e introdotto sul mercato dagli anni '40, di un tipo di filato con un aspetto metallico. Il filo è l'intreccio di più fibre sintetiche più uno strato di alluminio vaporizzato.

M

Maglie
nel liccio contengono i fori in cui passano i fili.
Mano
in ambito tessile è il termine con cui si indica la sensazione al tatto data da un tessuto, da una maglina o da un filato.
Matassa
costituita dall'assemblamento ordinato di un ammasso di filo, disposto a spirale, in forma circolare.
Merletto
o pizzo è una particolare lavorazione dei filati per ottenere un tessuto leggero, prezioso e ornato. Può essere realizzato a mano o a macchina.
Messa in carta
trascrizione su carta degli schemi delle armature, è un disegno a quadretti bianchi e neri.
Microfibra
è il termine utilizzato per definire tecnofibre aventi un titolo uguale o minore di 1 Dtex. Non indica una fibra tessile in particolare, il termine non può essere usato singolarmente, ma solamente accompagnare il nome del polimero che la costituisce.
Modal
sigla MD, fibra prodotta a partire dagli anni '60 dalla polpa di legno degli alberi, essa una varietà del rayon, una fibra rigenerata dalla cellulosa.
Modacrilico
sigla MA fibra formata da macromolecole lineari che presentano nella catena tra il 50% e l’85% in massa del motivo acrilonitrilico. Ha spiccate caratteristiche antifiamma.
Mohair
sigla WM, filato con caratteristiche simili alla seta, ricavato dal pelo della capra d'angora.
Moleskin
tipo di tessuto di fustagno.
Musa textilis
detta àbaca o abacà o abakà è una pianta della famiglia delle Musaceae che produce fibre tessili chiamate Manila.
Museo del Tessuto
si trova a Prato in via Santa Chiara ed è uno dei più importanti a livello nazionale ed europeo sulla storia e lo sviluppo della tessitura dall'antichità ai giorni nostri.
Mussola
tessuto molto leggero in armatura tela e a trama molto rada simile alla garza da medicazione.

N

Nastro
è una sottile striscia di materiale flessibile, solitamente tessuto ma anche di plastica o carta. Il suo uso è strutturale: legare, chiudere, reggere o semplicemente decorativo.
Nastro cardato
è una banda di fibra tessile, stretta, appiattita e lunga. La produzione del nastro cardato è un passaggio intermedio delle operazioni di filatura nell'industria tessile.
Nattè
o panama (perché simile all'intreccio che caratterizza il cappello di Panamá) è un tessuto derivato dall'armatura tela, dal francese, significa cestino. Si ottiene per ampliamento parinumero dei fili, sia di ordito che di trama.
Navetta
o spoletta è l'attrezzo che contiene il filato per tessere. Entrando nel passo aperto tra i fili dell'ordito permette di inserire il filo di trama e costruire un tessuto.
Nido d'ape
tessuto a tre dimensioni, in superficie un reticolo in rilievo, in profondità le nicchie dei buchi. Adatto ad asciugamani e accappatoi per la capacità di assorbire l'acqua.
Nobilitazione
esecuzione di trattamenti solitamente di tintura e/o di finissaggio da parte di apposite aziende allo scopo di conferire o migliorare una o più caratteristiche di un prodotto tessile.
Nylon
sigla PA, è una famiglia di polimeri sintetici.

O

Orbace
è un tessuto di lana follato tipico della Sardegna.
Ordito
o catena è l'insieme di fili che insieme a quelli della trama concorrono nel formare un tessuto.
Orditoio
attrezzo che permette di preparare l'ordito.
Organza
tessuto sottile e trasparente, ad armatura tela, realizzato con il filato di seta organzino.
Organzino
filo ritorto in un senso accoppiato e ritorto con un altro filo nel senso opposto (4 giri al centimetro), usato per l'ordito.
Oxford
tessuto per camicie caratterizzato dall'armatura nattè con fili d'ordito colorati e fili di trama bianchi.

P

Panno
tessuto di lana che viene follato (infeltrito) per renderlo impermeabile e garzato per ottenere un lato peloso.
Panno casentino
tradizionale tessuto di lana tipico del Casentino.
Panno grosso bergamasco
tessuto pregiato ruvido, caldo e molto robusto.
Panno lenci
stoffa colorata, morbida, resistente e leggera, non essendo tessuta è un feltro.
Passamaneria
è composta da molti tipi di bordure che servono per decorare o rifinire abiti o oggetti.
Passina
sottile uncino (simile ad un uncinetto) o piattina in metallo (con una cava) che serve per far passare il filo nelle maglie dei licci e nelle fessure del pettine.
Passo (tessitura)
varco che si apre tra i fili d'ordito in un telaio per permettere l'inserimento del filo di trama.
Pedale
in un telaio artigianale muove, schiacciandolo, uno o più licci a cui è collegato.
Pelliccia ecologica
indica un tessuto che imita la pelliccia di animale. Generalmente prodotto con fibre naturali (cotone), artificiali (viscosa) e sintetiche (acrilico e modacrilico)
Peluche
tessuto formato da fibre naturali o sintetiche, caratterizzato da un pelo lungo e morbido.
Pence
pronuncia pèns, piega pinzata, cucita, fatta nei punti di un vestito dove serve per modellarlo sulla forma del corpo.
Percalle
tessuto ad armatura tela, di medio peso, molto fine e compatto, di mano liscia; la caratteristica di finezza e compattezza è dovuta all'alto numero di fili per centimetro (tra 70 e 80). Viene utilizzato principalmente per lenzuola e biancheria da letto.
Pettinatura
fase di lavorazione del nastro cardato o trattamento di finissaggio che indirizza il pelo nella stessa direzione.
Pettine
parte del telaio, serve per battere avvicinare e compattare i fili di trama.
Pettine liccio
parte di un particolare telaio per tessitura chiamato a pettine liccio.
Pettine separatore
serve a mantenere una distribuzione costante dei fili di ordito mentre li si stanno caricando sul subbio.
Pezzotto
è un tappeto tessuto con stracci.
Pibiones
è una tecnica tradizionale di tessitura a grani tipica della Sardegna.
Pied de poule
tessuto con disegno a zampa di gallina, saia in cui si montano fili colorati, 4 bianchi e 4 neri.
Pile
tessuto in fibra sintetica (polartec) usato principalmente per abbigliamento sportivo.
Piqué
è un tessuto di cotone con motivi in rilievo, rombi, quadrati, puntolini, generalmente bianco.
Pizzo
o merletto, tessuto con particolare tramatura, che disegna sul prodotto degli intarsi con varie fantasie.
Pois
dal francese significa piselli, disegno a pallini, grossi punti distribuiti regolarmente sul tessuto.
Poliammide
polimero di Nylon: tessuto forte, duttile e molto resistente: è artificiale: la sigla è PA
Popeline
è un leggero tessuto di cotone di mano fresca e asciutta, per la confezione di camicie.

R

Ràfia
fibra tenace e grossolana, impiegata nell'industria dei cordami e degli articoli da intreccio, come stuoie e borse.
Ramia
fibra vegetale usata da migliaia di anni nell'estremo oriente.
Rapporto
il rapporto d'armatura è il numero minimo di fili d'ordito e di trama necessario per rappresentare l'armatura.
Rasatello
tessuto di cotone in armatura raso da 5, peso medio, molto liscio.
Raso
o satin è un tessuto fine, lucido, uniforme, dalla mano morbida. Costruito con armatura a raso, in cui i punti di legatura sono radi e largamente distribuiti così da apparire nascosti.
Rasatura
trattamento di finissaggio che pareggia il pelo estratto dalla garzatura.
Rattinatura
trattamento di finissaggio che con pressione e strofinio crea dei riccioli sul pelo come nel panno casentino.
Rayon
fibra artificiale trasparente che si ottiene dalla cellulosa.
Ricamo
è il prodotto del disegno con l'ago su un tessuto.
Riduzione
numero di fili al centimetro, sia per trama che per ordito.
Rigenerato
filato o tessuto fatto con lana rigenerata, ossia ricavata da cascami, sfridi o da abiti usati.
Ritorto per trama
filato composto da uno o più fili e ritorto in un solo senso (da 8 a 16 giri al centimetro).
Ritorto singolo
filato ritorto in un solo senso con un numero di torsioni variabili a secondo della qualità, per tessuti lisci e sottili.
Rocca (tessile)
formato per uso industriale, il filato è avvolto su di un cono di cartone o plastica, da 500 g. a 2 kg.
Rocchetto
è un supporto su cui si avvolge il filo, formato da un'anima cilindrica e due ali che danno lo spallamento laterale.

S

Saia
è un tipo di tessuto caratterizzato dalla diagonale. Si chiama anche saglia, sargia, spiga, diagonale, levantina, batavia, in inglese è twill. La saia è la seconda armatura base, con tela e raso, ha andamento diagonale, con un dritto e un rovescio, uno a effetto di trama e l'altro a effetto di ordito.
Sanfor
operazione eseguita su tessuto in pezza allo scopo di migliorare i rientri al lavaggio.
Sartoria
laboratorio dove si confezionano abiti su misura.
Sbieco
o tralice, significa di traverso, non per il senso ortogonale del tessuto.
Sciamito
tessuto medievale composto da più trame.
Seersucker
tessuto di cotone usualmente a righe, usato per confezionare indumenti estivi.
Serabend
è una categoria di tappeti persiani prodotti in una regione a ovest di Malayer, il cui centro principale è Mal-e-Mir.
Seta
sigla SE, fibra naturale proteica di origine animale con la quale si possono ottenere tessuti tendenzialmente pregiati.
Shantung
tessuto di seta selvaggia (tussah), di colore unito, caratterizzato da una superficie ruvida, molto irregolare e dall'aspetto grezzo.
Shappe
filato che si produce con i bozzoli danneggiati (dove non è possibile avere la bava continua) e cascami di lavorazione.
Slegatura
passaggio di una trama sopra più orditi, o di un ordito sopra più colpi di trama.
Smerigliatura
trattamento di finissaggio che dà un aspetto scamosciato, come nel fustagno.
Spina di pesce
armatura a saia spezzata.
Spoletta volante
o navetta lanciata (in inglese flying shuttle) è un congegno inventato nel 1733 da John Kay per consentire la tessitura automatica.
Spugna
tessuto con anelli di filo che gli permettono di assorbire l'acqua.
Stamigna
tessuto ad armatura tela con fili radi, di mano molle e medio peso.
Stampa tessile
processo di applicazione del colore su pezze di tessuto per ottenere disegni definiti.
Stramma
sparto o tagliamani, fibra con cui si fanno cappelli e stuoie. È una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle graminacee, ha culmi cespugliosi, foglie lineari tenaci e margini ruvidi.
Stoppino
è una sottile banda di fibra tessile leggermente ritorta, con sezione cilindrica, assomiglia ad un grosso filo ma non ne ha le caratteristiche di resistenza per la bassa torcitura.
Subbio
parte di un telaio da tessitura, sono due, uno porta i fili dell'ordito, l'altro arrotola il tessuto già fatto.
Summer and winter
armatura con almeno quattro licci, gioca sul contrasto tra i fili chiari e scuri che creano disegni geometrici. Tipica degli Stati Uniti dove veniva utilizzata per la tessitura di copriletti con un lato tendenzialmente chiaro, per l'estate, e il rovescio tendenzialmente scuro per l'inverno.

T

Taffetà
tessuto di seta, ad armatura tela, di mano lucida e frusciante.
Tapa (tessuto)
è il termine utilizzato per chiamare un tessuto tipico delle isole Hawaii e Fiji.
Tappeto
è un grosso tessuto di materiale vario, usato per ricoprire pavimenti, tavoli e superfici simili.
Tartan
è un particolare disegno dei tessuti in lana delle Highland scozzesi. Il kilt, il tipico gonnellino scozzese, è realizzato in tartan.
Tecnofibre
prendono il nome di tecnofibre le fibre fatte dall'uomo, possono essere sintetiche o artificiali.
Tela
modo più semplice con cui si possono intrecciare i fili di trama e ordito per costruire un tessuto.
Tela Aida
è il tessuto che costituisce supporto principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce.
Tela Bandera
tessuto di fibre naturali (cotone o lino), dalla trama regolare, usato per il ricamo Bandera.
Tela cerata
tela impregnata con cera, catrame o olio per renderla impermeabile.
Tela olona
tela grezza di canapa usata un tempo per le vele.
Telaio
macchina utilizzata per la produzione di tessuti, ottenuti tramite opportuno intreccio di due serie di fili tra loro perpendicolari, denominati trama ed ordito.
Telaio a pesi
è il tipo di telaio che veniva usato nell'antichità.
Telaio a pettine liccio
tipo di telaio per la tessitura artigianale.
Telaio a tensione
in centro e sud America è il telaio tradizionale, la tensione dell'ordito viene ottenuta dal tessitore tirando col peso del proprio corpo i fili che vengono legati a un punto fisso (albero o chiodo).
Telaio Jacquard
è un tipo di telaio per tessitura che ha la possibilità di eseguire disegni complessi.
Telaio verticale
viene a tutt'oggi utilizzato in Asia Minore e nel Nord Africa per la tessitura dei tappeti e dagli indiani Navajo per confezionare la loro famose coperte.
Tempiale
asticella di misura regolabile munita di dentini alle estremità, serve ad impedire il ritiro del tessuto durante la lavorazione.
Terital
o Terilene, era il marchio commerciale con cui la Rhodiatoce commercializzava le proprie fibre poliestere.
Tessitura
l'arte di costruire un tessuto. Si ottiene con l'intreccio dei fili di ordito con quello di trama.
Tessuti antipiega
tessuti che non richiedono stiratura dopo il lavaggio. Si ottengono con procedure particolari
Tessuto
manufatto realizzato tramite un intreccio di fili. È costituito da due elementi: l'ordito o catena, ovvero l'insieme di fili tesi sul telaio, e la trama, unico filo che percorre da una parte all'altra l'ordito.
Tessuto Jersey
non è un tessuto ma una maglina.
Tessuto non tessuto
(TNT in acronimo) è il termine generico per indicare un prodotto industriale simile a un tessuto ma ottenuto con procedimenti diversi dalla tessitura (incrocio di fili di trama e di ordito tramite telaio) e dalla maglieria.
Testurizzazione
è un procedimento tessile atto a conferire specifiche caratteristiche applicative ai fili continui. Trattandosi di procedimento termo-meccanico, si presta particolarmente per le fibre chimiche che, per la loro termoplasticità, assumono una deformazione permanente delle singole bave componenti.
Tex
unità di misura per la densità lineare delle fibre, titolo.
Tintura
operazione che permette di dare o cambiare colore a materiali per mezzo di un bagno, liquido in cui sono disciolti coloranti. Si applica a molti materiali come cuoio, pelli, legno, capelli, ma l'ambito più importante è quello che interessa le fibre tessili, i filati e i tessuti.
Tintura a riserva
è un metodo di tintura parziale applicato a tessuti e filati, ottenuto con l'impermeabilizzazione o la legatura come nel batik o nel tie end dye.
Tira pezza
parte di un telaio che avvolge il tessuto preparato.
Tiraz
era una officina in cui si producevano tessuti di alta qualità durante la dominazione araba in Sicilia.
Titolazione (tessile)
operazione che determina il titolo di un filo o di un filato. Non essendo possibile misurare direttamente la sezione di una fibra perché facilmente deformabile e il più delle volte non circolare, si ricorre al titolo, cioè al rapporto (peso/lunghezza) per caratterizzarne la finezza.
Tombolo
è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le parti d'Italia. Con il termine tombolo si indicano sia il merletto in sé che lo strumento usato per realizzarlo.
Trama
insieme di fili che con quelli dell'ordito concorrono nel formare un tessuto.
Triacetato di cellulosa
sigla TA, fibra d’acetato di cellulosa di cui almeno il 92% dei gruppi ossidrilici è acetilato.
Trattura
srotolamento della bava di seta dal bozzolo.
Tulle (tessuto)
tessuto dall'intreccio molto rado e trasparente, tecnicamente è una garza a giro inglese.
Tussah
è il filato di seta che si ricava dalla dipanatura dei bozzoli prodotti da bruchi che vivono allo stato selvatico.
Tweed
tessuto in lana originario della Scozia, ad armatura saia che determina la lisca di pesce.
Twill
nome inglese della saia.
Tyvek
è un tessuto non tessuto creato e brevettato dalla DuPont che ne ha registrato anche il marchio.

V

Velcro
è un metodo di chiusura inventato da Georges de Mestral agli inizi degli anni 1950, è composto di due strisce che si agganciano tra di loro, una con uncini, l'altra con anelli.
Velluto
tessuto che presenta sulla faccia del dritto un fitto pelo (velluto unito) o una serie di anelli (velluto riccio). Si può suddividere in diversi tipi fra i quali il più famoso è chiamato velluto soprarizzo. Esiste anche il velluto negativo dove il disegno è dato dal fondo e il velluto controtagliato.
Velour
tessuto dalla superficie pelosa.
Velure
filato in cui sono inseriti pezzettini di filato peloso che danno un effetto velluto.
Verghe di incrocio
due asticelle legate che mantengono l'incrocio dell'ordito, e quindi l'esatta sequenza dei fili, durante il montaggio (armatura) dell'ordito.
Viscosa
è una fibra tessile artificiale cellulosica, ottenuta con l'impiego di solfuro di carbonio.
Vivagno
altro nome della cimossa.

Glossario di merletto

Raccoglie i termini inerenti agli strumenti, tecniche, punti della lavorazione dei merletti, trine, pizzi e intrecci

B

Balza
(fr. “galon”) pizzo di piccola o media altezza con due smerli identici e simmetrici.
Balza dritta
(fr. “entre deux”) pizzo di piccola o media altezza con due smerli dritti.
Banda
pizzo di piccola o media altezza con un bordo dritto e uno smerlo dall’altro. Il bordo dritto può avere anche una leggera ondulazione oppure uno smerlo più piccolo e leggero rispetto allo smerlo opposto.

C

Chiacchierino
è un tipo di merletto costruito con una serie di anelli, nodi e catene. Pizzo da decorazione adatto a bordure, serve a rifinire centrini, tende e colletti.
Centrino
è un piccolo manufatto tessile d'arredamento realizzato come merletto o ricamo. Di forma solitamente rotonda o tondeggiante (ovale o composita) raramente spigolosa (quadrato o rombo) si appoggia su mobili come credenze, comò o tavoli.

D

Dentelles
pizzo a tombolo tradizionale di Cogne.

F

Filet
è un tipo di merletto dalla caratteristica quadrettatura. Costruito su una rete detta modano con spazi riempiti a ricamo.
Fuselli
specie di rocchetti in legno sui quali vengono avvolti i singoli fili nella lavorazione a tombolo.

L

Laize
pizzo di altezza grande (+/- 110 cm o 160 cm), senza smerlo.

M

Macramè
è il nome dei merletti tipici della Liguria.
Merletto a tombolo
è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le parti d'Italia.

P

Passamaneria
è composta da molti tipi di bordure che servono per decorare o rifinire abiti o oggetti.
Pizzo di Cantù
pizzo a tombolo originario della cittadina brianzola Cantù.
Puncetto
è un pizzo ad ago tipico della Valsesia. Il nome viene dal diminutivo della voce dialettale "punc" che vuol dire "punto" da cui "piccolo punto".
Puntina
pizzo di piccola altezza con due smerli non necessariamente identici e simmetrici.
Punto intaglio aquilano
è caratterizzato da una rete larga fatta di treccine o travette con pippiolini con disegni non geometrici.
Punto antico aquilano
è caratterizzato da disegni non geometrici che disegnano fiori, volute, ornati, inseriti in una leggerissima rete (tulle) che dà risalto agli stessi.
Punto nuovo o torchon
è caratterizzato da disegni geometrici spesso delineati da un filo più spesso (cordone), inseriti in varie reti di fondo.

R

Reticello
è una trina ad ago di origine veneziana.

T

Tombolo (strumento)
è uno strumento di lavoro tradizionale usato per la tessitura di pizzi e merletti.
Tombolo aquilano
è un merletto lavorato a fuselli che rientra nella categoria dei merletti a fili continui.
Treccia
è una struttura complessa formata dall'intrecciamento di tre o più fili di materiale flessibile.
Trina ad ago
tipo di merletto eseguito con l'ausilio di un ago, esempio il reticello o l'Aemilia ars.

V

Volant
pizzo d’altezza grande (a partire da +/- 40cm). Può essere con un bordo dritto oppure con uno smerlo più piccolo e differente rispetto allo smerlo opposto, più grande e importante. Può anche avere due bordi identici e simmetrici.

Glossario di arazzeria

Questo è un glossario di arazzeria che raccoglie i termini inerenti alla tessitura degli arazzi.

A

Enrico Accatino
pittore, scultore, progettista e teorico dell’educazione artistica italiano, si è dedicato alla progettazione e preparazione di cartoni per arazzi.
Aggiunta
aggiunta di colorante in un bagno di tintura.
Apertura della bocca
apertura del passo in un telaio a basso liccio.
Arazzeria Scassa
arazzeria di Asti fondata nel 1957.
Arazzo
manufatto tessile destinato al rivestimento murario, tradizionalmente realizzato su telai verticali, con trame discontinue. Termine generalmente usato per ogni manufatto decorativo da appendere a parete.
Arazzo dell'apocalisse
ciclo di arazzi realizzato alla fine del XIV secolo che si ispira all'apocalisse di San Giovanni, esposto ad Angers in Francia. E uno dei più importanti cicli di arazzi del medioevo.
Aspo
o arcolaio, attrezzo con ruota per preparare rocchetti e navettine.
Assortimento
scelta nel magazzino di assortimento tutte le gradazioni di colore necessarie, tenendo conto, non solo della rispondenza con la sfumatura del cartone ma anche dei rapporti di tono con le tinte vicine.
Avanzamento
parte del lavoro più avanzata rispetto alla media, fatta per seguire il disegno.
Avvolgere
arrotolare la parte del lavoro già fatto sul curlo inferiore o anteriore.

B

Bacchetta
bacchetta in metallo che serve a fermare l'inizio o la fine dell'ordito nella gola del curlo.
Banco da disegno
pianale posto sotto l'ordito nella parte anteriore di un telaio a basso liccio, regge il cartone.
Barca
vasca rettangolare usata per la tintura.
Bastone
antica unità di misura usata per misurare la superficie degli arazzi.
Bastone d'incrocio
serve a separare le due serie anteriore e posteriore nell'ordito in un telaio ad alto liccio.
Bastone di lisaggio
bastone su cui sono infilate le matasse durante la tintura.
Bastone di sezione
collegato ad una singola sezione dei licci in un telaio a basso liccio.
Bobina
grosso rocchetto in legno che porta il filo per la preparazione delle navettine o dei brocci.
Bollitura
tingere alla bollitura tingere con bagno superiore a 100°.
Bordura
bordo in tinta unita che circonda la parte disegnata in un arazzo.
Broccio
navetta per telaio ad alto liccio consiste in una spoletta in legno, appuntita ad una estremità e con un ingrossamento a pallina dall'altra per trattenere il filo, molto simile alla fusella di un tombolo.

C

Caccia all'unicorno
ciclo di arazzi realizzato tra il 1495 e il 1505. I sette pannelli che compongono l'insieme mostrano un gruppo di nobili che con i cani cacciano e catturano un unicorno.
Corrado Cagli
è stato un pittore italiano le cui opere sono state riprodotte su arazzi.
Campionamento
scelta dei colori necessari fatta tra i filati del magazzino di campionamento.
Campionario
risultato del campionamento, prodotto in tre esemplari.
Cangiante
filato di colore cangiante ottenuto unendo più fili di colore differente.
Capo
numero dei trefoli che compongono un filo.
Cartone d'arazzo
modello in misura reale dell'arazzo.
Catena
o ordito, insieme dei fili tesi sul telaio.
Caviglia
piccolo gancio in metallo per fermare le bacchette nella gola del curlo.
Ceduta
scalamento delle trame che forma un avanzamento del lavoro a trapezio.
Chant du monde
ciclo di arazzi creati da Jean Lurçat. Iniziato nel 1957 con i suoi dieci pannelli è la più grande opera di arazzeria contemporanea.
Chiaro
il tono più chiaro di un colore.
Chiaroscuro
porzione di arazzo giocata tono su tono.
Ciambella
cuscino imbottito che serve al tessitore per evitare il contatto diretto di torace e stomaco con la parte di arazzo già tessuta nel telaio a basso liccio.
Ciclo
serie di arazzi concepiti per formare un insieme rappresentativo.
Cimosa
bordo laterale, montante per l'ordito e orizzontale per la trama.
Colorante
materiale usato per tingere, un tempo di origine vegetale o animale e oggi chimica.
Colorista
esperto che provvede al campionamento.
Contesto
consistenza dell'arazzo, può essere fine o grosso in rapporto alla misura dei filati utilizzati.
Contornare
fare i contorni di una parte del disegno.
Cornice
o contorno, motivo di decorazione che circonda l'arazzo.
Cordicella
collega il bastone di sezione con il bastone dei licci.
Cotone ritorto
si utilizza per la preparazione dell'ordito, un tempo si usavano anche il lino e la lana.
Cucitura
fase di rifinitura eseguita da operaie specializzate, le cucitrici, che provvedono a bloccare tutti i fili del retro e a cucire le slabbrature.
Curlo
o subbio, cilindro su cui si avvolge l'ordito e la parte già tessuta.
Cuscino del tessitore
cuscino appoggiato sulla panca di legno del telaio a basso liccio.

E

Erulo Eroli
fu un pittore ed arazziere romano.

F

Fascio
mazzo di fili dell'ordito, o una delle due serie, pari e dispari.

G

Gamba di forza
congegno che neutralizza le flessioni dei curli in telai di grandi dimensioni.
Ghiera
rinforzo in metallo che fascia l'estremità del curlo.
Gobelin
è un tessuto, fatto con un telaio Jacquard, che cerca di imitare gli arazzi Gobelins, per tapezzeria.
Gola
fessura longitudinale del curlo dove si posiziona la bacchetta che porta l'ordito.
Grana
aspetto esteriore dell'arazzo determinato dalla dimensione dei fili utilizzati.

I

Imborso
il ritiro quando il pezzo viene tolto dal telaio, è maggiore nel senso dell'ordito che in quello della trama.
Increspatura
causata dalla diversa tensione dei fili d'ordito, quando l'arazzo viene levato dal telaio i fili che erano più tesi si ritirano creando una goffratura.
Incrocio (ordito)
apertura dei due fasci d'ordito.
Incrocio (trama)
operazione di legatura di due zone di colore diverso per evitare una slegatura.
Inserzione
inserimento di un filo di trama nel passo, due inserzioni fanno una passata.
Inserzione di catena
alcune trame molto tese che servono, prima di cominciare a tessere, a regolare la tensione dei fili d'ordito.
Invergare
prendere con la mano l'incrocio dei fili d'ordito per trasportarli sull'orditoio.

J

Jean Lurçat
pittore e cartonnier francese è conosciuto come rinnovatore dell'arazzeria moderna e produttore di cartoni d'arazzo, per i quali mise a punto un innovativo sistema di cartone cifrato, disegnato in bianco e nero e riportante numeri che corrispondono ai colori.

L

La dama e l'unicorno
ciclo di arazzi fiamminghi della fine del XV secolo. Una delle più importanti opere di arazzeria del medioevo europeo.
Lana
materiale usato per la trama.
Levata
quando si toglie l'arazzo dal telaio tagliando i fili d'ordito.
Liccio
maglia in spago che serve a muovere i fili d'ordito.
Lino
utilizzato con titolo finissimo per la cucitura delle slegature.

M

Magazzino di assortimento
o di campionamento, contiene tutti i filati di tutte le gradazioni di colore necessarie.
Manifattura dei Gobelins
è uno storico laboratorio di tessitura di arazzi francese. Si trova al numero 42 di Avenue des Gobelins nel XIII arrondissement di Parigi. Fu creata nel 1607 per volontà di Enrico IV.
Manifattura di Beauvais
situata nella città di Beauvais in Francia fu un importante laboratorio di tessitura di arazzi, seconda solamente alla manifattura dei Gobelins di Parigi. Nacque sotto la direzione generale di Jean-Baptiste Colbert, ministro della finanze di Luigi XIV, nel 1664.
Matassa
si carica sull'aspo per preparare le navettine.
Mescolatore
sorta di mestolo con lungo manico per muovere il materiale nel bagno di tintura.
Montare
scurire con aggiunte il colore nella tintura.
Motivo orizzontale
disegno nel senso della trama.
Motivo verticale
disegno nel senso dell'ordito.

N

Navettine
nel telaio a basso licco sono le piccole spolette (un corto bastoncino) con il filo di trama, sono molte, una per ogni colore locale.

O

Ombreggiatura
intreccio di due colori che si compenetrano.
Ordito
o catena, complesso dei fili tesi sul telaio.
Orditoio
dispositivo munito di caviglie (pioli) in legno su cui si prepara l'ordito.
Orditura
preparazione sull'orditoio dei mazzi di fili della lunghezza necessaria e del numero corrispondente alle portate e alla larghezza.
Organo di tensione
insieme dei congegni che permette l'allontanamento dei curli con conseguente tensione dell'ordito.

P

Pacco
o intrecciato, blocco di matasse legate pesante 550 g. circa.
Paletto dei licci
nel telaio ad altoliccio serve a collegare le singole maglie dei licci.
Passaggio
zona intermedia tra toni di colore, si ottiene con un colore intermedio o con un tratteggio.
Passata
andata e ritorno del filo di trama, cioè due inserzioni.
Passo
apertura simultanea di due sezioni in un telaio a basso liccio.
Pedale
o marcia o calcola, listello di legno che schiacciato permette l'abbassamento di un liccio.
Peluria
fibre che sporgono dalla superficie dell'arazzo, viene eliminata con l'uso e la spazzolatura.
Pettine
consiste in un blocchetto di legno duro o avorio, oggi plastica, di una dimensione che può stare comodamente in mano, appiattito ad una o ad entrambe le estremità dove sono tagliati i denti che servono per compattare le trame.
Pettinino
in metallo, serve per avvicinare ogni passata solo nel telaio a basso liccio.
Piana
parte dell'ordito compresa tra la fine della tessitura e il curlo di riserva.
Piantane
spalle che reggono i curli e con essi costituiscono il telaio ad alto liccio.
Picchè
effetto ottenuto con un navettina su cui sono stati binati due colori contrastanti.
Portata
gruppo di 12 fili in cui è divisa la sezione, un numero alto nelle portate indica quanto è fine la grana.
Punteggiatura
modo di tessere che produce una specie di piccola quadrettatura.
Punteruolo
attrezzo in metallo per regolare la tensione dei fili d'ordito.

R

Raggi
nel disegno sono sottili tratti (righe) orizzontali o verticali.
Rammendatura
opera di restauro di superficie danneggiata in cui si ricostruisce la trama con un ago.
Rastrelliera
struttura su una parete dove sono posizionate le rocche o i rocchetti raggruppate per gruppi di colore.
Regolare
distribuire col puteruolo i fili d'ordito in modo che siano equidistanti.
Riccio
punto che accavalla due fili d'ordito usato per disegnare una linea obliqua o curva.
Ripassatura
ultimo trattamento di finitura di un arazzo, consiste in una stiratura con un ferro molto pesante.
Ritorto composto
filati di cotone ritorto che vengono ritorti ancora insieme per ottenere un filato più stabile.
Rocca
cono o tubo di cartone su cui è avvolto il filo che ha sostituito i rocchetti nell'uso industriale.

S

Saltarella
specie di bilancino che guida i movimenti dei licci in un telaio a bassi licci.
Saltarello
in un telaio ad alto liccio è un cricco che blocca l'ingranaggio dentato del curlo.
Schizzo
schema in scala ridotta che precede l'esecuzione del cartone.
Scuro
la tonalità più scura di un colore, esempio lo scuro dei blu.
Segno di confronto
segno a matita che permette di allineare correttamente il cartone all'ordito.
Seta
materiale usato per la trama nel passato, oggi si utilizza solo per effetti di contrasto.
Sezione
settore in cui è suddivisa la catena d'ordito, misura 40 cm.
Sfumatura
passaggio graduale ottenuto con toni intermedi tra una zona scura e una chiara.
Slegatura
spazio vuoto che si viene a creare quando due zone di colore adiacenti non vengono legate con l'intreccio dei due fili di trama.
Spazzolatura
serve a eliminare ogni residuo di filato o peluria quando si toglie il pezzo finito dal telaio.
Sperone
serve a fissare al pavimento le piantane di un telaio a bassi licci.
Specchio
per controllare il lavoro.
Spina
pezzo di legno che serve a intrecciare o torcere la matasse.

T

Tamburo
in un arcolaio o aspo è la gabbia che regge le matasse.
Tavola da disegno
vedi Banco da disegno.
Tela
pesante tela fissata al curlo anteriore che serve a poteggere la parte già tessuta in un telaio a basso liccio.
Telaio a basso liccio
tipo di telaio per arazzi con l'ordito disposto in orizzontale.
Telaio ad alto liccio
tipo di telaio con l'ordito posto in verticale.
Tirata
apertura manuale dei licci nel telaio ad alto liccio.
Titolazione
indica la misura di un filato.
Tonalità
una serie di sfumature di colore degradanti.
Trama
filo che negli arazzi copre completamente l'ordito.
Tratteggio
compenetrazione di forma triangolare, più o meno allungata, di due colori adiacenti.
Traversa
sostiene le saltarelle nel telaio a basso liccio.
Treccia
sezione d'ordito legata a catenella per trasportarla dall'orditoio al telaio.

U

Unito
zona dove il tessuto si presenta uniforme.

Cronologia della tecnologia tessile

Cronologia della tecnologia tessile.

  • Neolitico: il fuso a piattello viene usato per filare fibre vegetali che vengono tessute su telai a pesi.

  • c. 3000 a. C. - La ruota per filare comparve per la prima volta in Cina per effettuare la trattura della seta.

  • c. 200 - In Cina primi esempi di stampa tessile con blocchi di legno su seta.

  • c. 500 - In India si comincia ad usare il charka per filare.

  • 600 - In Egitto si stampa su tessuto con sagome in legno.

  • 1210 - prime rappresentazioni di arcolaio in Cina.

  • 1224 - introduzione dell'arcolaio in Francia e in Italia

  • 1470 - prima rappresentazione di arcolaio ad alette in Inghilterra.

  • 1589 - William Lee inventa la stocking frame prima macchina per maglieria.

  • 1733 - John Kay brevetta la spoletta volante.

  • 1738 - Lewis Paul brevetta il draw roller.

  • 1764 - James Hargreaves o Thomas Highs inventa la spinning jenny, filatrice con più fusi, (brevettata nel 1770).

  • 1767 - John Kay inventa la spinning frame.

  • 1769 - Richard Arkwright inventa la water frame, filatrice mossa da forza idraulica.

  • 1779 - Samuel Crompton inventa la spinning mule, macchina automatica per filare che porta trenta fusi, nata dall'ibridazione tre la spinnig jenny e la water frame.

  • 1784 - Edmund Cartwright inventa il power loom, telaio mosso da energia idraulica.

  • 1785 - Il processo di stampa tessile con un cilindro inciso viene brevettato da Thomas Bell in Inghilterra.

  • 1787 - Al filatoio viene applicato il motore a vapore

  • 1794 - Eli Whitney brevetta la cotton gin (sgranatrice del cotone), per separare la fibra di cotone dal resto della pianta.

  • 1801 - Joseph Marie Jacquard brevetta il telaio Jacquard.

  • 1806 - la bobbinet machine che produce il tulle, è messa a punto da John Heathcoat.

  • 1813 - William Horrocks sviluppa il telaio meccanizzato.

  • 1816 - Francis Cabot Lowell costruisce il primo telaio meccanizzato negli Stati Uniti.

  • 1856 - William Henry Perkin immette sul mercato col nome di malveina il primo colorante sintetico, un'anilina.

  • 1892 - Cross, Bevan & Beadle inventano la viscosa.

  • c. 1920 - L'Hattersley loom viene sviluppato da George Hattersley and Sons.

  • 1953 - Prima produzione commerciale di fibra di poliestere dalla DuPont.

  • 1954 - Vengono inventati i coloranti reattivi.

  • 1963 - L'open-end spinning macchina per filare sviluppata in Cecoslovacchia.

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