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Uncinetto
Uncinetti
di varie misure e materiali
L'uncinetto è costituito
da un normale bastoncino munito a una estremità di un
uncino che serve per prendere e guidare il filo.
Oggi essi sono fatti a macchina,
normalmente in alluminio o acciaio rivestiti
di plastica, ma possono anche essere in legno e
persino in avorio. Hanno numerose dimensioni, secondo
l'International Standard Range (ISR) e vanno da 0,60 mm di
diametro dell'uncino, per cotone fine, a 10 mm per
filato molto grosso.(anche se alcuni rivenditori ne negano
addirittura l'esistenza ci sono per i lavori che richiedono
uncinetto molto fine anche da 0.55) In altre parti del mondo viene
usato un sistema di numerazione differente.
Dal momento che l'uncinetto non
serve per reggere i punti, come il ferro per il lavoro a
maglia, ma solamente l'occhiello di lavorazione, hanno tutti una
lunghezza standard che è di circa 20 cm. Esistono poi gli
uncinetti per punto Tunisi che hanno lunghezza di 30 cm.
L'uncinetto di solito è
schiacciato al centro per permettere una migliore impugnatura.
Origini
dell'uncinetto
Le origini della lavorazione
all'uncinetto sono antichissime e, come nel caso di altre arti
tessili, difficili da tracciare, ma sono stati trovati esempi
primitivi in ogni angolo del globo, in Estremo Oriente,
in Africa,Europa, America del Nord e del Sud ed
esempi se ne ritrovano già nella cultura egizia.
Alle volte l'uncinetto è
stato lavorato su fini uncini con filati molto fini che
producevano un delicato tessuto simile a trine,
oppure è stato lavorato con filati più spessi su
grossi uncini dando origine ad un tessuto compatto e denso.
Questo secondo tipo di uncinetto
veniva usato dai Cinesi per
fabbricare bambole tridimensionali, dagli Africani che
lo usavano per fabbricare i copricapi dei loro capi tribù,
dai Turchi per creare cappelli e inScozia per fare
berretti e pesanti mantelli.
La forma di uncinetto più
delicata ebbe origine in Italia nel XVI secolo ed
esso veniva soprattutto usato dalle suore per realizzare
addobbi e vestimenti per la chiesa.
I
filati
I filati da utilizzare per il
lavoro all'uncinetto possono essere molto differenti per avere
effetti diversi. Il cotone e la seta producono un
tessuto delicato simile alla tela del ragno che ricorda
l'artigianato vittoriano, il filato spesso e grosso può
essere usato per indumenti e per articoli domestici.
Per
realizzare lavori creativi e piacevoli si possono usare, oltre il
cotone, la lana e la seta, la ràfia,
la corda, il lino, la canapa, la juta che
da soli o uniti ad altri filati danno risultati insoliti.
Tipi
di lavorazione
Uncinetto a forcella
Pizzo irlandese
I tipi di lavorazione si possono
distinguere in due categorie:
Quelli che utilizzano
l'uncinetto semplice:
Uncinetto a forcella, in
cui oltre all'uncinetto si una anche una forcella, spesso in
acciaio dall'aspetto di una grossa forcina da capelli. Con
questa tecnica si possono
fare merletti, frange,passamanerie destinate a
guarnire capi di abbigliamento e frange per mobili;
Uncinetto a rete o filet;
Uncinetto friulano, un
lavoro molto decorato a fiori e foglie in rilievo su una base a
rete squadrata;
Pizzo d'Irlanda, che
presenta ricchissimi rilievi su una base a catenelle che
disegnano morbide volute.
Quelli che utilizzano
l'uncinetto tunisino. Questo lungo uncino permette di raccogliere
un gran numero di asole contemporaneamente, come su un ferro da
calza, e di chiuderle poi una alla volta nel giro di ritorno.
L'effetto finale del lavoro è molto simile a un grosso
tessuto. Per maggiore chiarezza vedere il link a fondo pagina.
Punti
base
(Per una miglior comprensione si
rimanda al link "scuola punti di base" che si trova a
fondo pagina)
Catenella: il primo punto
della catenella è costituito da un cappio annodato dentro
cui si fa scorrere l'uncino per raccogliere il filo di
lavorazione e farlo passare attraverso. La catenella è
l'inizio di ogni lavoro e può essere lunga a piacere, ma
compare anche durante la lavorazione. ha l'aspetto di una morbida
catena di filo.
Punto alto che
consiste nelle seguenti operazioni: sull'uncinetto, infilato
nell'ultima asola realizzata, 1 raccogliere il filo da lavorare,
2 con l'uncino entrare nella catenella sottostante, 3 prelevare
ancora un filo e passarlo attraverso appunto quella catenella in
questo modo si hanno sull'uncinetto tre asole aperte,(gettate), 4
raccogliere nuovamente il filo di lavorazione e chiudere le prime
due asole passandovi attraverso, si hanno ora due asole, 5
raccogliere ancora il filo e chiudere le ultime due asole. rimane
un'asola.
Punto basso: si lavora come
il punto alto ma elimina i passaggi 1 e 4.
Storia
del lavoro a maglia
L'inizio del lavoro a
maglia non ha una datazione certa per la difficoltà di
distinguere se le notizie pervenute riguardassero il lavoro
eseguito ai ferri oppure quello a telaio.
Certo è che questo
argomento, recentemente rivalutato da studi approfonditi, ci offre
notizie sicure e documentate solo quando ci si ferma al II o III
secolo dopo Cristo perché prima la storia si
confonde troppo spesso con la leggenda. Sono state però
trovate sculture che risalgono al IV secolo
a.C. che hanno fatto ipotizzare che il lavoro a maglia fosse
ormai entrato nella vita quotidiana, come dimostra una
statua greca, che si trova adAtene, nel Museo del
Partenone, Kore n. 670, che sembra indossare un maglione come
quello dei nostri tempi. Pur non avendo documenti specifici al
riguardo, ad una osservazione attenta, si può notare che
l'artista ha riprodotto con lo scalpello la lavorazione del punto
a coste - 3 maglie diritte alternate a tre rovesci oppure
un'alternanza di 7 diritti e tre rovesci - nelle vesti senza
cuciture che venivano indossate durante le cerimonie sacre. Da
tener presente che il numero tre e il numero sette erano
considerati numeri dal potere magico.
I primi
reperti
Solo nell'epoca cristiana è
possibile esaminare il primo reperto di lavoro a maglia,
analizzandone la struttura e i colori. È probabile che
manufatti più antichi non abbiano resistito all'usura del
tempo o, più semplicemente, siano stati riciclati più
volte, visto che uno dei pregi maggiori del lavoro a maglia è
proprio quello di poter essere disfatto e impiegato per altri
utilizzi. Il reperto venne alla luce in Siria tra le
rovine di Dura-Europas e presenta una tecnica molto
simile a quella usata quando si lavora con il ferro
circolare oppure con i due ferri tenuti liberamente (e non
uno sotto l'ascella destra) tra le mani. Tuttavia, Richard Rutt,
in "A History of Handknitting" propende per la teoria
che il frammento di Dura non sia stato lavorato a maglia ma con la
più arcaica tecnica del naalbinding. Si può
ipotizzare che le maglie siano state create da un solo ferro,
uncinato sulla punta, come l'uncinetto tunisino, strumento tipico
di lavorazione manuale, più semplice e più antico
del lavoro a telaio, che era molto diffuso nell'area mediterranea.
L'aver trovato molti reperti soprattutto
nell'area medio-orientale fa propendere gli studiosi per
una origine indoeuropea del lavoro a maglia, ciò è
suggerito anche dal termine sanscrito "nahyat" (lavoro a
maglia ma anche rete all'uncinetto) da cui deriva il termine
anglosassone "ketten" fino ad arrivare al termine in
inglese moderno "knitting". Sono stati trovati anche
reperti in Perù quasi contemporaneamente al primo
reperto siriano, ma è senza dubbio la tradizione
mediterranea quella che si è diffusa per
tutta Europa. In Egitto, a Bahnasa, sono stati
trovati numerosi capi lavorati a maglia che si fanno risalire
al IV e al V secolo.
L'origine dei
punti irlandesi
I maglioni irlandesi, o Aran,
hanno generato un vasto corpus di leggende. La città di
Bahnasa era in quel periodo abitata dai Cristiani Copti che
erano scampati all'invasione degli Arabi e avevano
trovato rifugio presso i monasteri delle coste e delle
isole irlandesi, come testimoniano i simboli copti e altri
disegni tipici del periodo egiziano innestatisi sulla tradizione
locale, fondendosi con i motivi celtici della regione.
In queste zone la maglia perse
la vivacità dei colori ma acquistò il rilievo nella
straordinaria varietà di punti che, eseguiti con la grossa
lana non ritorta e non tinta delle isole Aran, riprodussero i
più importanti disegni simbolici.
I punti, considerati dalla
leggenda tutti simbolici e beneauguranti, venivano creati
generalmente su un fondo a rasato rovescio sui quali
spuntavano i boccioli dell'albero della vita, il movimento
dell'acqua della sorgente della salvezza con motivi di maglie
diritte, il diamante dell'abbondanza in forma di losanghe a grana
di riso, le linee a zig-zag del matrimonio.
Quando il segreto di questi
punti uscì dalle celle dei monaci e furono insegnati ai
pescatori, essi divennero altrettanti simboli delle famiglie
locali e ogni clan, aveva il suo riferimento in una serie di
punti.
Quando due gruppi, attraverso il
matrimonio, si imparentavano, la nuova famiglia ereditava i punti
dei due clan di provenienza e in questo modo i punti Aran si
diffusero nelle famiglie irlandesi. In questa regione ad eseguire
i maglioni erano gli stessi pescatori, mentre alle mogli veniva
delegato solo il compito di filare la lana.
Il vescovo Richard Rutt, in "A
History of Handknitting", racconta tuttavia una storia
radicalmente diversa. Per iniziare nota come non esistano
testimonianze dell'esistenza di maglioni Aran precedentemente al
1900. Prima di questa data, è assodato (come dimostrano
fotografie e altri reperti iconografici) che i pescatori irlandesi
indossavano maglioni simili a quelli prodotti nelle isole della
Manica (Jersey o Guernsey): sostanzialmete privi di
trecce complesse e in filato blu scuro. I maglioni Aran cominciano
ad apparire in dipinti, disegni, fotografie e filmati, solo a
partire dagli anni venti, mentre la più vecchia traccia
materiale (il primo maglione acquistato e tuttora conservato)
daterebbe a non prima degli anni trenta.
Rutt nota anche come gli Aran
riprendano la forma sostanziale dei maglioni delle isole della
Manica, ma ne modifichino la costruzione, che non avviene in un
solo pezzo senza cuciture, bensì nella maniera più
abituale in quattro pezzi (davanti, dietro e due maniche) cuciti
tra loro. Inoltre, i motivi Aran riprendono i motivi a trecce e
noccioline tipiche della maglia tirolese, particolarmente delle
calze prodotte nella regione.
Mediante una serie di ricerche e
interviste, Rutt riesce ad identificare l'origine dei maglioni
Aran in una famiglia specifica, di cui intervista i componenti
superstiti e gli eredi. Questi emigrarono negli Stati Uniti nei
primi anni del XX secolo, dove avrebbero appreso le tecniche
torolesi dai vicini di casa ed amici, riportandole in irlanda alla
fien della loro avventura americana. Lì, le nuove tecniche
avrebbero trovato una vasta eco, tanto da diventare estremamente
popolari, mentre i maglioni Aran perdevano la fattura circolare su
ferri a due punte e iniziavano a venire prodotti in pezzi
separati, oltre a prodotti in lana più soffice e meno
resistnete di color bianco.
La varietà
dei punti nel resto dell'Europa
I punti importati dalle coste
mediterranee nel diffondersi nel resto dell'Europa persero la
staticità dei simboli e dei colori e si moltiplicarono,
dando vita ad incredibili risultati. Essi riprendevano la realtà
e gli elementi dei luoghi vissuti (fiori, stelle, alberi)
nei punti a rilievo e nei punti traforati. A
diffondere questi punti per tutta l'Europa furono i mercanti che
percorrevano le rotte carovaniere.
Il filato
Il filato utilizzato
era quello di lana o, per i reperti egiziani, il cotone.
Quando, in epoca più avanzata, venne importata
la seta dall'Oriente, questa divenne il tipo di filato
preferito dai papi e dai re. Vennero realizzati
capi molto preziosi arricchiti spesso da fili d'oro che si univano
al filato di seta.
Fin dall'epoca romana e
anche per tutto il Medioevo fino al
primo Rinascimento vennero realizzate delle armature in
maglia metallica; tuttavia queste armature avevano solo una
superficiale somiglianza con la maglia: il metallo non veniva
certo lavorato ai ferri, ma piuttosto veniva trafilato e lavorato
in anelli singoli, intrecciati tra loro prima di essere chiusi.
Inoltre, solo alcune armature (le più pregiate) erano
prodotte con questa tecnica, dato che erano usate anche armature
composte di cuoio bolito e borchiato o coperto di scaglie di
metallo cucite, ovvero armature di piastra metallica.
Curiosità
Quando Papa Innocenzo
IV venne sepolto nel 1254, indossava dei guanti a
disegni multicolori lavorati in seta e in filo d'oro, importati
dalla Spagna (che ebbe una delle più importanti
scuole per il lavoro a maglia, che raggiunse il cui massimo
splendore nel XVI secolo ed era famosa soprattutto per
la lavorazione dei guanti in seta e fili d'oro).
Quando Enrico II di
Francia nel 1533 sposò Caterina de'
Medici, indossava calze di seta fatte a mano. Enrico VIII
d'Inghilterra sembra preferisse le calze di seta italiane,
lavorate con quattro ferri senza cuciture.
Testimonianze
di lavori a maglia attraverso i dipinti
Certamente un capo che veniva
indossato da un membro della casa reale veniva imitato ed infatti
possiamo ammirare nei quadri di Hans Holbein il Giovane e
di altri pittori della sua scuola, che ritraggono nel
corso degli anni la famiglia dei Tudor, un medesimo e molto
semplice motivo di berretto, lavorato a maglia rasata con
diminuzioni regolari che rimasero di moda per un secolo.
Il quadro che più
fedelmente è testimone dell'apprezzamento del lavoro ai
ferri da parte dei pittori è la pala dell'altare
di Buxehude in Germania, nota come "La visita
degli Angeli", dipinta da Mastro Bertramnel 1400,
nel quale viene rappresentato un momento di vita familiare
all'interno della casa di Nazaret.
Nel dipinto si può
osservare la Madonna intenta a sferruzzare una piccola
tunica "inconsutile", cioè senza cuciture,
per Gesù Bambino rifinendo la scollatura col
sistema circolare a quattro ferri, sistema ancora sconosciuto in
quei tempi in Germania, ma osservato dall'artista durante un
viaggio in Italia.
La tecnica del
lavoro in tondo
La tecnica del lavoro in tondo,
oltre che in Italia, era conosciuta anche nelle lande
della Francia del Sud dove i pastori lavoravano usando
cinque ferri e nelle isole britanniche Guernsey dove
i maglioni sono lavorati in un solo pezzo, senza cuciture e nel
nord, nell 'area delle Shetland, dove i maglioni con tecnica Fair
Isle, dall'Isola di Fair, vengono lavorati (con una tecnica simile
a quella usata nei paesi nordici) ajacquard multicolore, con
un motivo tradizionale a "X" e "O",
circolarmente fino alle spalle, e in seguito tagliati per fare
posto agli scalfi delle maniche e al collo (steeking).
I punti delle
isole britanniche Guernsey
Molto simili ai punti dei
maglioni delle isole Aran, sono quelli dei maglioni Guernsey con
la differenza che sono eseguiti, invece che con lana grossa, con
lana sottile di colore scuro e basati sulla diversa combinazione
dei diritti e dei rovesci dove l'effetto del rilievo è
appena accennato.
Secondo una legenda, man mano
che si procede nel lavoro i punti sono disposti dal basso verso
l'alto in modo da ricostruire, in forma simbolica, le tappe della
vita dell'uomo, dall'albero della vita alla corona della gloria.
Un'altra leggenda riguarda il fatto che i punti abbiano un valore
simile a quello del tartan scozzese, che identitificava
le varie famiglie. In realtà la scelta dei punti da usare
era dettata puramente dalla tradizione, che aveva caratteristiche
regionali ma non famigliari, e dal gusto, del tutto privo di
implicazioni simboliche.
Lo stile detto Guernsey è
legato ad un momento non lieto della storia
della monarchia inglese e precisamente alla
decapitazione di re Carlo I. La tunica che Carlo I
indossava al momento dell'esecuzione capitale avvenuta
nel 1649 era lavorata in maglia di seta color blu reale
ed era stata commissionata in Italia secondo lo stile e i punti
Guernsey.
I punti delle
isole Shetland
I motivi dei maglioni
delle isole Shetland, lavorati nei colori naturali delle
terre, dal panna al marrone scuro, sono maggiormente stilizzati e
accostati ai motivi significativi delle terre scandinave come la
stella di ghiaccio e la felce e possono essere realizzati in due
versioni: una colorata e più vicina ai motivi delle altre
isole e un'altra traforata più caratteristica di queste
isole.
La culla del
lavoro a maglia: la Gran Bretagna
Anche se il lavoro a maglia non
ebbe origine in Gran Bretagna, qui esso fu sempre tenuto in
grande considerazione ed ebbe un fortissimo sviluppo. Quando il
reverendo William Lee, inglese, inventò la prima
macchina per maglieria, la regina Elisabetta I impedì
che sotto il suo regno venisse utilizzata e l'inventore dovette
emigrare in Francia.
La corporazione
dei magliai
La regina aveva infatti a cuore
la sorte degli artigiani magliai che in quel periodo si erano
organizzati in corporazioni con un preciso statuto.
Per diventare magliaio bisognava
seguire un corso di apprendistato della durata di tre anni e nei
tre anni che seguivano bisognava produrre delle prove che
attestassero l'abilità personale. Era infatti obbligatorio
saper eseguire un grande tappeto a più disegni e colori, un
paio di calze, un berretto, una tunica o un maglione dimostrando
di aver appreso bene tutte le tecniche.
Le corporazioni erano riservate
solamente agli uomini ma anche le donne lavoravano a maglia
alternandolo con il lavoro domestico e quello nei campi. In un
museo del Galles sono conservati degli attrezzi a forma
di coltelli incurvati che venivano infilati nella cintura e
servivano a reggere il ferro destro che veniva inserito in un
tassello all'estremità superiore.
Ma il progresso incalzava e il
fratello del reverendo Lee ripropose con maggior successo l'uso
della macchina per maglieria e già alla fine del 1600 si
possono annoverare numerose macchine per maglieria nella zona
di Nottingham che si estenderanno presto per tutta
l'Inghilterra.
Alcuni francesi, inviati
appositamente a Nottingham per carpire il segreto della nuova
macchina riuscirono a ricostruire perfettamente il modello.
Joseph-Marie
Jacquard
Verso la fine
del 1700, Joseph-Marie Jacquard realizzò un
apparecchio da applicare sui telai da tessitura che dava
la possibilità di ottenere disegni molto complessi.
Il telaio Jacquard divenne
famoso, andando a rivoluzionare la produzione nell'industria
tessile, il nome Jacquard è impropriamente passato ad
indicare tessuti di maglieria con disegni complessi e colorati, ma
anche i punti a più colori lavorati a mano.
I secoli del
bianco assoluto
Nel 1700 e nel 1800 si
continuò a lavorare ai ferri ma i colori vennero
abbandonati. Divenne di moda il colore bianco e soprattutto i
filati di cotone e di lino che ben si
prestavano per realizzare corredi per neonato, sciarpe leggere e
traforate, bordure e magliette.
In Francia nasce la cuffietta di
cotone bianco che diventa parte fondamentale del costume contadino
e si realizzano berretti di ogni varietà. Vengono
utilizzati i punti traforati e leggeri simili a veri e propri
merletti. Si lavora ai ferri non tanto per professione ma per il
piacere di realizzare con le proprie mani qualcosa di bello.
Quest'epoca quindi viene ricordata perché è solo ora
che il lavoro ai ferri diventa anche un "hobby".
Le perline
colorate
Nel Settecento a Vienna nasce
la moda di infilare delle perline colorate nel cotone bianco
lavorandole sempre sul diritto del lavoro in modo da formare dei
disegni simili a piccoli arazzi.
Ciò comportava una certa
difficoltà e precisione nell'inserimento delle perline che
dovevano essere infilate ad una ad una prima di iniziare il lavoro
perché i colori dovevano tener conto della disposizione
finale del disegno.
Le prime
riviste di maglia
In Inghilterra nascono
nell'Ottocento le prime riviste di maglia che saranno presto
imitate in tutta Europa. Anche in Italia compaiono le prime
rubriche di maglia sul "Corriere delle dame" e in altri
giornali soprattutto rivolti al pubblico femminile.
La prima
collezione
A Parigi negli anni
venti viene presentata dalla famosa sarta Elsa
Schiaparelli una collezione di modelli trompe-l'oeil tutti
realizzati ai ferri che ebbe un grande successo.
Alla fine della
seconda guerra mondiale
fine della seconda guerra mondiale il lavoro a maglia si
diffonde per il mondo conoscendo veri momenti di gloria e
soprattutto nell'ambiente sportivo va di moda lo stile inglese dei
maglioni Fair Isle che verranno indossati dalla stessa regina e
dai suoi familiari.
Le fotografie della famiglia
reale in maglione verranno pubblicate su tutti i giornali creando
presto una diffusa imitazione.
Il Novecento e
il "boom" della maglia
L'industria della maglieria è
ormai pienamente avviata e diffusa e nascono nuove tecniche, come
l'avvio tubolare, molto usato in Italia.
Negli anni sessanta si
assiste ad un vero "boom" della maglieria a mano e le
riviste, sempre più numerose, riportano le spiegazioni dei
punti e dei modelli. Alla fine del decennio e per i
successivi anni settanta il lavoro a maglia conosce un
ritorno alle origini.
In quegli anni era aperto il
dibattito sulla cultura popolare e lo stile folk entrava
prepotentemente nell'abbigliamento. Con l'ingresso prepotente dei
fatti riguardanti il Sud America sulla scena politica,
iniziarono a nascere modelli che imitavano il poncho e sui gilet
apparvero i motivi peruviani dei lama e degli omini stilizzati.
Con l'inizio della moda del "fai
da te", le principianti scelgono filati grossi e punti facili
per eseguire modelli diritti, evitando aumenti e diminuzioni e
preferendo modelli ampi e comodi. Nel 1990 la maglia
subisce la riscoperta di punti complessi e spesso reinventati per
creare qualcosa di particolarmente ricercato e bello.
Oggi la maglia è più
che mai di moda e le tecniche usate, impensate solo pochi anni fa,
sono tantissime e le incredibili combinazioni tra il vecchio e il
nuovo rendono la ricerca inesauribile.
Lavorazione
a maglia
Ferri (o aghi) per la lana
La lavorazione a maglia è
una antichissima arte che si realizza con strumenti
chiamati ferri.
Contrariamente a quanto si
potrebbe immaginare, la lavorazione a maglia non è
un'attività riservata alla parte femminile della
popolazione: per esempio alcuni Taquileños, indigeni della
regione del LagoTiticaca, si impegnano appunto in questa attività.
Gli
strumenti di base: i ferri
Gli strumenti di base dei lavori
a maglia sono i ferri, che si possono trovare in commercio in
diversi materiali la cui scelta dipende dal gusto
personale: acciaio, alluminio anodizzato, alluminio verniciato, plastica,acrilico (plexiglas), ottone cavo
nichelato, bambù e legno.
La lunghezza dei ferri
tradizionali a una punta può variare dai 20 agli 80
centimetri a seconda del capo che si vuole confezionare. I ferri a
due punte per la lavorazione circolare hanno lunghezze che variano
dai 15 ai 35 cm. I ferri circolari possono essere lunghi da
30 a 150 cm.
I ferri per il lavoro a maglia
hanno un numero che corrisponde al loro diametro in millimetri. Le
misure possono variare dai 2 ai 20 millimetri con una numerazione
che procede di mezzo millimetro (a cui si aggiungono i ferri da
2,25, 2,75, 3,25 3,75 derivanti dalle numerazioni americana e
inglese) fino ai 6 mm e di 1 mm o più oltre. I ferri più
usati per lavori in filato di media grossezza compresi tra i 4 e i
6 mm.
I ferri si possono dividere in
tre categorie:
ferri dritti, a una punta,
servono per i pezzi base da lavorare separatamente (davanti,
dietro, maniche, colli, tasche, pannelli, inserti, ecc.) e che
hanno all'estremità opposta un pomellino per non far
scivolare le maglie;
ferri a due punte o gioco
di ferri, per lavorare capi in tondo, come guanti, calze, colli o
berretti, senza dover fare cuciture;
ferri circolari, per
realizzare lavori di forma tubolare, per certi tipi di collo o
per capi che non richiedono cuciture, tuttavia il ferro circolare
può anche essere utilizzato (e alcuni lo trovano più
comodo) per realizzare i capi a più pezzi; inoltre, è
indicato per lavorare capi di dimensioni molto vaste, come gli
scialli.
Tipici capi che non richiedono
cuciture sono ad esempio i pullover originali dell'Isola
di Fair e i maglioni da pescatore inglesi (Gansey).
I ferri (o aghi da lana) hanno
differenti misure a seconda dei vari paesi, e questo potrebbe
creare confusione specialmente per i principianti. Non è
difficile trovare su Internet tabelle di conversione
delle misure, per i ferri o per gli uncinetti).
Gli strumenti di base: gli
accessori
Donna
che lavora a maglia, diAdolphe Bouguereau
Bobine
per lavorazione jacquard a mano
Oltre ai ferri, è
necessario avere a portata di mano altri strumenti:
un paio di forbici per
tagliare i fili;
aghi da lana per
cucire, con punta arrotondata (ora realizzati anche in plastica e
con un comodo occhiello per far passare anche filati grossi);
un metro per
misurare;
un uncinetto per
raccogliere i punti ed eseguire le rifiniture.
Ci sono anche accessori
facoltativi come:
proteggi-punte, un piccolo
cappuccio di gomma da infilare sulla punta dei ferri per non far
sfuggire le maglie quando il lavoro viene lasciato in sospeso;
contagiri, una sorta di
"contachilometri" manuale, della grandezza di 1 –
2 cm, che serve per tenere il conto del numero dei ferri
lavorati;
ferri ausiliari, cioè
piccoli ferri dritti, curvi o a forma di "J",
aggiuntivi a quelli necessari alla lavorazione, utilizzati per
realizzare incroci di maglie e trecce;
spille da balia o barrette
chiuse ai due estremi da cappucci rimovibili per trattenere le
maglie aperte che si lasciano in sospeso (per la realizzazione di
colli, tasche, occhielli ecc.);
portagomitoli, grembiuli
porta lavoro, cestini porta lavoro, per tenere il lavoro pulito e
ordinato.
bobine per tenere i fili
separati nelle lavorazioni a colori con la tecnica dell'incastro
o intarsio;
graffette, una sorta
di clips in plastica utilizzate per segnare punti
chiave durante la lavorazione (es. aumenti, diminuzioni, incroci,
ecc.) o, più frequentemente, per marcare lo sviluppo
verticale del lavoro;
anellini marcapunti, che
possono essere semplici di plastica, di metallo con piccoli
pendenti (e che possono essere sostituiti da minuscoli elastici
per capelli, piccoli cappi di lana in colore contrastante e così
via), che vengono infilati direttamente sul ferro, anziché
sul filo, e che scorrono con il lavoro; questi vengono usati per
marcare aumenti, diminuzioni e ripetizioni dello schema di punti
o di colori.
In ogni caso, è buona
abitudine tenere a portata di mano carta e penna, per eventuali
conteggi, promemoria, ecc.
I
filati
Per la lavorazione a maglia, si
possono usare diversi tipi di filato:
quelli derivati
da fibre vegetali: lino, cotone, canapa, juta, agave, cocco, bambù ecc.;
quelli derivati da
fibre animali: lana, seta, alpaca, cammello, angora (che
è un tipo di coniglio), bue
muschiato (quivut), bisonte;
quelli artificiali,
derivati da materiali naturali vegetali o naturali come
il Rayon o Viscosa, la fibra di latte,
la soya, alcuni tipi di alga o le bucce
di banana (ancora scarsamente disponibili sul mercato
italiano);
quelli derivati da fibre
sintetiche: poliammide, poliestere, nylon, acrilico.
Le
fibre vegetali
I primi filati ad essere
utilizzati furono quelli derivanti dalle fibre vegetali
come:
il lino, coltivato
dagli Egiziani fin dal V° millennio a.C. e ricavato
dalla macerazione delle fibre della pianta omonima;
il cotone, che fu
introdotto in Sicilia già nel IX secolo e
si diffuse per il resto dell'Europa verso il 1300.
Le
fibre animali
La filatura della lana si
sviluppò invece dopo quella delle fibre vegetali e furono
gli Assiri e i Babilonesi a scoprire l'arte
della lavorazione di questo materiale, arte che si diffuse
rapidamente in tutto l'Occidente.
Dopo l'anno Mille, fu
l'Italia a distinguersi per la produzione della lana,
soprattutto per i prodotti provenienti da Firenze. Durante
il Medioevo il commercio della lana rappresentò
il settore più redditizio dell'economia inglese.
Dalla metà
del Quattrocento, il re d'Inghilterra decise che il
mercato della lana dovesse svolgersi in una sola città e a
tale scopo venne nominata Calais, situata sulle coste
francesi del canale della Manica.
La supremazia dei mercanti
inglesi durò fino a quando si impose sul mercato la
"Compagnia dei Mercanti Avventurieri" che
commercializzava tessuti ottenuti da lana inglese, ma lavorati
nei Paesi Bassi e nelleFiandre grazie alla
diffusione del telaio meccanico.
Quanto alla seta, ricavata
dal filamento del bozzolo del baco da seta, la cui
lavorazione si praticava già nella Cina del 2600
a.C. circa, era già nota ai romani, che importavano pezze e
filo. L'allevamento del baco da seta fu introdotto in Europa in
epoca medievale ed è stato praticato soprattutto nel nord
Italia e particolarmente nella zona di Como.
Oggi in commercio vi sono vari
tipi di filati che si possono ottenere dalla tessitura di fibre
naturali, animali o vegetali oppure chimiche, artificiali e
sintetiche.
Consigli
Bisogna scegliere il filato in
base al tipo di lavoro che si vuole eseguire, preferendo lane di
buona qualità e che abbiano sull'etichetta lo
stesso numero di bagno che di solito affianca il numero
di colore.
Se la lana acquistata è
in matasse bisogna dipanarla, possibilmente con
un arcolaio, altrimenti ci si può servire degli
schienali di due sedie messi l'uno contro l'altro.
Per lavorare con i ferri
tradizionali senza affaticarsi, è necessario sedersi su una
sedia con schienale rigido e senza braccioli, se invece si
preferisce usare i ferri circolari, al loro maneggevolezza rende
possibile lavorare praticamente in qualsiasi posizione, compreso a
letto; è anche bene lavorare in un luogo ben illuminato e
fare ogni tanto una pausa, badando però a non lasciare il
ferro a metà per evitare che, alla ripresa, le maglie
risultino irregolari.
Utile è avere a portata
di mano un block notes sul quale riportare gli aumenti,
le diminuzioni e le lavorazioni fatte, in modo tale da sapere
sempre in quale punto è stato interrotto il lavoro.
Non meno importante è
misurare spesso il capo appoggiandolo sempre su un piano, senza
tirarlo né in orizzontale né in verticale. Per
misurare è consigliabile, quando possibile, usare una riga
rigida anziché un nastro da sarta.
Glossario
Donna
che lavora a maglia, diAnders Zorn
Accavallare: passare una
maglia dal ferro sinistro a quello destro, lavorare la maglia
seguente e con il ferro sinistro entrare nella maglia passata e,
con un movimento da destra a sinistra, farla passare sopra la
maglia seguente. Al posto di due maglie rimarrà una sola
maglia.
Aumentare: aggiungere una o
più maglie al lavoro.
Avviare: partire con il
ferro di inizio formando le singole maglie.
Diminuire: diminuire una o
più maglie al lavoro.
Gettare: avvolgere il filo
intorno al ferro destro in senso antiorario prima di lavorare una
maglia.
Intrecciare: mettere alcuni
punti sul ferro ausiliario e lavorarli successivamente alle
maglie che seguono.
Maglia: l'asola che si
trova sul ferro.
Maglia d'inizio: la prima
maglia di ogni ferro.
Maglia doppia: maglia
lavorata assieme a quella immediatamente sotto di essa.
Maglia ritorta: maglia
lavorata prendendola da dietro.
Passare: trasferire una
maglia dal ferro sinistro al ferro destro senza lavorarla.
Riprendere: lavorare le
maglie lasciate in sospeso o riprendere i punti sul ferro per
lavorare un collo o un bordo.
Vivagno: la prima e
l'ultima maglia di ciascun ferro
La lavorazione a maglia nell'arte
Madre, di Frans Koppelaar
Nella storia dell'arte,
molti pittori si sono occupati di figure femminili intente
nel lavoro a maglia:
Rolando Monti (Lavori a
maglia)
Martin Brimmer (Prima
lezione di lavoro a maglia)
Frans Pieter Lodewyk van
Kuyck (Contadina che lavora a maglia aspettando di asciugarsi al
sole)
Hans Thoma (Ritratto della
sorella Agata)
Carl Spitzweg (L'incaricato
che lavora a maglia)
Albert Anker (Le piccole
lavoratrici a maglia)
Ivan Petrovich Argunov
(Ritratto della contessa Tolstoy)
Wilhelm Maria Hubertus
Leibl (Ragazze di Ofenbank che lavorano a maglia)
I
lavori a maglia
I lavori a maglia vengono
eseguiti utilizzando ferri da maglia che possono essere,
a seconda del tipo di lavoro e della consuetudine del territorio,
due ad una sola punta (per ottenere lavorazioni piatte da cucire
per produrre maglioni o coperte in pezzo o strisce di dimensioni
modeste), quattro, cinque o più a doppia punta (per
ottenere lavorazioni tubolari di piccole dimensioni come per
guanti o calze, tuttavia prima dell'invenzione dei ferri circolari
venivano anche usati per la produzione di maglioni e altri capi
privi di cuciture o assemblati con la tecnica dello steeking),
oppure i ferri circolari, con due punte e un cavo flessibile e di
varia lunghezza (da 30 a 150 cm) che le connette, che viene
usato singolo (con il quale è possibile sia ottenere
tessuti sia piatti sia tubolari, per eseguire maglioni o parti di
maglione, cappelli ecc.).
Si possono realizzare lavori a
maglia consistenti in capi di abbigliamento, ma anche
coperte, tovaglie, tende e un gran numero di altri oggetti di uso
domestico, o anche solo decorativi.
Guanti lavorati ai ferri
I filati principalmente
utilizzati per i lavori a maglia sono la lana, il cotone, il lino,
la seta e numerose fibre artificiali o sintetiche, anche frammiste
con i filati naturali.
Lavorare a maglia necessità
di pazienza inversamente proporzionale al grado di difficoltà
del lavoro (più il lavoro è intricato più e
interessante lavorarlo), creatività e manualità.
Curiosità
Il motto della DMC,
produttrice di tessili, è Tenui filo magnum texitur
opus ("un capolavoro nasce da un filato raffinato").
Democrito (V secolo a.C.)
scriveva: «Noi siamo stati discepoli delle bestie nelle arti
più importanti: del ragno nel tessere e nel rammendare...».
Punti
base della lavorazione a maglia
I punti base della
lavorazione a maglia sono cinque e si chiamano in questo modo
perché senza questi punti non si può intraprendere
nessun lavoro a maglia. Sono i più facili da lavorare ma
sono la "chiave" di ogni lavoro a maglia, i primi
passi per ogni principiante.
Essi sono:
Punti
base
Punto rasato diritto
Punto rasato diritto
1º ferro: *Tutte le maglie
a diritto* 2º ferro: *Tutte le maglie a rovescio* 3º
ferro: *Tutte le maglie a diritto* 4º ferro: *Tutte le
maglie a rovescio* 5º ferro: *Tutte le maglie a
diritto* 6º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
Punto rasato rovescio
1º ferro: *Tutte le maglie
a diritto* 2º ferro: *Tutte le maglie a rovescio* 3º
ferro: *Tutte le maglie a diritto* 4º ferro: *Tutte le
maglie a rovescio* 5º ferro: *Tutte le maglie a
diritto* 6º ferro: *Tutte le maglie a rovescio*
Punto rasato ritorto
1º ferro: *Tutte le maglie
a diritto inserendo il ferro nel filo posteriore delle maglie* 2º
ferro: *Tutte le maglie a rovescio* 3º ferro: *Tutte le
maglie a diritto inserendo il ferro nel filo posteriore delle
maglie* 4º ferro: *Tutte le maglie a rovescio* 5º
ferro: *Tutte le maglie a diritto inserendo il ferro nel filo
posteriore delle maglie* 6º ferro: *Tutte le maglie a
rovescio*
Punto legaccio
1º ferro: *Tutte le maglie
a diritto* 2º ferro: *Tutte le maglie a diritto* 3º
ferro: *Tutte le maglie a diritto* 4º ferro: *Tutte le
maglie a diritto* 5º ferro: *Tutte le maglie a diritto* 6º
ferro: *Tutte le maglie a diritto*
Grana di riso
1º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 2º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto* 3º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 4º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto* 5º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 6º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto*
Punti
derivati
Vi sono poi i punti
derivati, così chiamati perché si eseguono sempre
secondo la lavorazione diritto e rovescio, ma la
maglia sul ferro non viene presa secondo il modo tradizionale.
I punti derivati sono:
il punto allungato (nel
lavorare la maglia a diritto o a rovescio, si avvolge il filo due
o più volte sul ferro di destra, anziché
una volta sola);
il punto ritorto (dal ferro
sinistro, si prende sul dietro del lavoro la maglia a diritto o a
rovescio);
il punto intrecciato (la
prima maglia viene posta in attesa sul davanti o sul dietro del
lavoro, si lavora la maglia successiva e poi si rimette in
lavorazione quella sospesa).
Amigurumi
Due amigurumi
Amigurumi (編みぐるみ,
letteralmente "giocattoli lavorati all'uncinetto" o,
talvolta, a maglia) è l'arte giapponese di lavorare
all'uncinetto o a maglia piccoli animaletti o creature
antropomorfizzate. Il nome è il risultato della
combinazione delle parole giapponesi ami, che significa
lavorare a maglia o all'uncinetto, e nuigurumi, che significa
peluche.[1]
Gli
amigurumi non hanno un uso pratico; sono creati e collezionati per
ragioni estetiche.[2] Caratteristica estetica degli amigurumi
è essere kawaii.
Tecniche
Gli amigurumi sono solitamente
realizzati all'uncinetto a maglia bassa con la tecnica della
lavorazione in tondo, ma possono essere anche lavorati ai ferri
(anche in questo caso lavorando circolarmente con il goco di ferri
o la tecnica del magic loop con ferro circolare e con
ampio uso di tecniche avanzate quali i ferri raccorciati). Gli
uncinetti o i ferri utilizzati sono leggermente più piccoli
della norma, perché è necessario costruire una
struttura che tenga ben stretta al suo interno l'imbottitura,
solitamente formata da poliestere (fiberfill o imbottitura di
cuscini), avanzi di filato in lana o bambagia; per lo stesso
motivo i pupazzi sono generalmente realizzati in lana o in filato
acrilico e non in cotone. Sono lavorati suddivisi in parti che
successivamente vengono unite, ad eccezione di quelli che non
presentano arti (aventi soltanto la testa e il busto), che possono
essere trattati come un unico pezzo.
Brandamaglia
La brandamaglia è
uno strumento per l'intreccio a maglia in forma
circolare. Il nome deriva dalla provenieza originaria del 'ferro'
impiegato: esso infatti è ottenuto dal recupero di elementi
di brande da letto. Divulgata inizialmente in ambienti della
creatività giovanile, in seguito ha avuto diffusione presso
istituzioni scolastiche, museali ed aggregative.
Caterinetta
Il
disegno di una caterinetta
Caterinetta
con cordella
Una caterinetta (o
anche tricottino) è un piccolo attrezzo utilizzato
nei lavori a maglia per creare delle cordelle tubolari
(in lana o altri filati). L'etimologia del termine si deve
probabilmente all'appellativocaterinetta (vezzeggiativo
di Caterina) utilizzato in Francia (catherinette)
ed in Piemonte come sinonimo di sartina e
giovane donna da marito [1] (derivato da santa
Caterina di Alessandria, protettrice delle apprendiste sarte [2]).
L'attrezzo è costituito
da un rocchetto, solitamente in legno, sormontato da quattro ganci
o chiodini, che servono per fissare il filo, che viene lavorato
con un grosso ago.
Generalmente
lo strumento è manuale, ma ne esistono anche versioni
meccanizzate provviste di manovella [3].
La caterinetta, in numerosi
varianti con fattezze umane, è utilizzata anche come gioco
e passatempo per bambini.
Istruzioni
di massima
Per
utilizzarlo, si può iniziare passando il filo dall'alto
facendolo uscire in basso, poi si arrotola il filo ad ogni
gancetto e si gira ancora per formare la maglia attorno a ciascun
gancio e poi si spinge la maglia formata all'interno della
caterinetta [4].
La
cordella può essere usata in molte applicazioni
creative [5].
Nomi
in altre lingue
Jersey
(tessuto)
Tessuto
Jersey
Il Jersey non è
propriamente un tessuto, cioè realizzato
a telaio con trama e ordito, ma una
stoffa realizzata a maglia rasata; il nome si riferisce alla gran
parte dei prodotti della maglieria industriale.
Prodotto con macchine per
maglieria, risulta elastico sia in lunghezza che in larghezza. Può
essere ottenuto da qualsiasi fibra tessile: le più
usate sono il cotone, la lana e la viscosa.
Trova applicazione in tutti i
campi: dall'arredamento all'abbigliamento, come fodera e
sostegno per tecnofibre; accoppiato
a cuoio e gomma nelle calzature.
I tessuti jersey con
fili elastam hanno un'elasticità superiore a
quelli stretch e sono particolarmente adatti alla
confezione di abbigliamento sia femminile sia maschile, e
sportivo.
Storia
Sul finire del XIX secolo il
"jersey" era un pesante tessuto di maglia usato dai
pescatori dell'isola inglese di Jersey. Era una maglia
rasata, semplice, leggera, morbida e naturalmente elastica; veniva
resa adatta a molteplici usi nel campo dell'abbigliamento.
Ritenuto inadatto alla sartoria,
divenne di moda quando la stilista Coco Chanel lo
impiegò per le sue creazioni.
Merletto
a filet
Merletto filet all'uncinetto
Il merletto a filet è
un tipo di merletto o pizzo dalla caratteristica
quadrettatura, che si presenta come una rete sulla quale risaltano
motivi geometrici ricamati a punto rammendo o punto
tela.
Origine
Reti
da pesca a filet
La rete filet era
originariamente opera maschile e veniva realizzata a fili liberi
annodati attraverso l’impiego di un lungo ago di
legno a doppia cruna aperta, chiamato mòdano. In
questo modo i pescatori confezionavano e rammendavano
quotidianamente le reti per la pesca.
Tecnica
Filet
costruito a modano
Solo successivamente questo tipo
di rete è stato usato anche per la realizzazione di capi
d'arredamento e utilizzata come base su cui ricamare motivi
ornamentali di vario genere. Naturalmente la qualità dei
fili, del modano e le loro dimensioni sono cambiati in ragione
della destinazione della rete. La lavorazione comincia dal vertice
di un primo riquadro e si allarga via via obliquamente, annodando
il filo in modo regolare per ottenere i successivi riquadri, fino
ad ottenere la dimensione desiderata. Tra i punti di riempimento
più diffusi sono il punto tela, il punto
rammendo e il punto spirito.
Oggi la rete realizzata a mòdano
è molto rara, e per lo più sostituita nelle
lavorazioni da una rete lavorata ad uncinetto che può
dare un effetto simile, soprattutto se si
utilizzano filati sottili.
Il merletto a filet è
diventato dunque un merletto all'uncinetto, molto più
semplice e veloce da realizzare rispetto alla tecnica antica.
Filet
all'uncinetto
La lavorazione della rete
all'uncinetto comincia da una base formata da
una catenella semplice e una riga di punto basso.
Su questa base si lavorano i riquadri formati da sequenze di punto
alto e catenelle a distanza regolare (ogni terza maglia di
base). A differenza di quanto avviene per la lavorazione a modano,
il riempimento non viene ricamato successivamente, ma
contestualmente alla rete. Nella lavorazione, perciò,
bisogna seguire dal principio uno schema che indichi quali
riquadri saranno da lavorare a rete, e quali invece saranno da
lavorare pieni. Lo schema del filet all'uncinetto è simile
a quello del punto croce.
Galleria
fotografica
Punto
riso
Il punto riso o grana
di riso è un particolare punto della lavorazione
a maglia.
Viene particolarmente usato per
i "maglioni irlandesi" (con lavori a rilievo): iniziare
e terminare il ferro con un po' di punti a punto riso consente poi
di fare cuciture invisibili.
Schema
della lavorazione del punto riso
|
Grana
di riso semplice
1º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 2º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto* 3º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 4º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto* 5º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 6º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto*
|
Una sua variante è
la grana di riso doppia, che si lavora su un numero di
punti pari, alternando due serie di ferri: la prima con una
maglia a diritto e una a rovescio, la seconda con un punto
rovescio e uno diritto.
|
Schema
della lavorazione della grana di riso doppia
|
Grana
di riso doppia
1º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 2º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 3º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto* 4º ferro: *1 maglia a
rovescio, 1 maglia a diritto* 5º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio* 6º ferro: *1 maglia a
diritto, 1 maglia a rovescio*
|
Esiste anche il falso punto
riso tunisino, che è una lavorazione che si fa con un
particolare uncinetto, l' uncinetto tunisino.
Uncinetto
tunisino
L'uncinetto tunisino è
un uncinetto lungo come un ferro, originario
della Tunisia, la terra dei tappeti, che riesce a creare un
punto che è già una tessitura a tappeto: la maglia
tunisina.
È questa una particolare
lavorazione che crea un tessuto molto sostenuto per la quale serve
appunto un uncinetto particolare molto lungo senza l'appiattimento
per il pollice con una pallina all'estremità in modo che i
punti non possano scivolare.
L'uncinetto Tunisi si lavora in
giri di andata e ritorno tenendo il lavoro sempre sul diritto e
senza mai girarlo: sul primo giro si raccolgono tutti i punti e
nel secondo giro di ritorno i punti si chiudono. Come per illavoro
ai ferri la riga di andata si esegue da destra a sinistra
raccogliendo sull'uncinetto, sulla base di un punto a
catenella, tutte le maglie.
La riga di ritorno si esegue da
sinistra verso destra chiudendo via via tutte le maglie del
lavoro. L'effetto del punto Tunisi è proprio quello di un
tessuto, con una trama molto fitta che forma il rovescio del
lavoro.
Grazie a queste sue
caratteristiche a tappeto, il punto è adatto per lavori
stile arredamento o per giacche e cappotti. A capo finito si
possono ricamare alcuni motivi a piacere a punto
croce, o con le perle.
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Punto croce
Un soggetto di Vermeer riprodotto a punto croce.
Il punto croce è
una tecnica di ricamo su tela o canovaccio, o lino a trama
regolare e larga, infatti i fili devono essere contati e
perciò ben visibili in modo da poter individuare
piccole zone quadrate (ad esempio 4x4 fili di trama e ordito)
su cui stendere il ricamo che delinea le diagonali di quei
piccoli riquadri. I disegni vengono a volte copiati da schemi
su base quadrettata a colori, o in bianco e nero, in cui i
colori sono rappresentati da simboli e sono accompagnati da
una legenda.
Esistono in commercio alcuni kit per imparaticcio: piccoli
tagli di canovaccio già pronto, colorato a stampa e
corredato dai fili richiesti per la lavorazione. Alcuni
tessuti già stampati con il disegno per l'esecuzione
del ricamo sono destinati anche ad opere più complesse
e di grandi dimensioni.
Il punto croce è adatto alla confezionare di
quadri, biancheria per la casa, corredini, tende, tovaglie,
coperte e ornare accessori personali o d'arredamento.
Esecuzione
Si lavora su tessuto a tessitura regolare. La tessitura è
regolare quando 1 cm2 di tessuto contiene lo stesso numero di
fili, sia per la trama che per l'ordito. Un lino 10x10, conta
10 fili per cmq (trama molto larga), un lino 22x22 (trama
fitta) contiene 22 fili per cmq e non è adatto al punto
croce riferito. Per la realizzazione di questa tecnica è
opportuno scegliere una trama che può andare da 13x13 a
17x17 fili.
Rovescio perfetto
L'ago deve avere una cruna larga, in modo da allargare i
punti di ingresso nel tessuto e conferire maggiore regolarità
al lavoro, e la punta arrotondata, per lo stesso motivo. Il
filo, come in ogni tipo di lavoro ad ago, sarà di
diametro e consistenza proporzionato al tessuto di base e al
suo utilizzo finale. I fili colorati sono generalmente di
cotone, lana, lino o viscosa e vengono lavorati in modo da
formare una serie di X giustapposte, in due tornate, una di
andata in cui si lanciano tutte le barre inclinate nella stessa
direzione, e una di ritorno in cui si formano le barre in senso
inverso.
Questo procedimento consente un rovescio del lavoro
ordinato, irrinunciabile in un lavoro di pregio. A
completamento del lavoro, alcune parti sono rifinite a punto
scritto, per dare maggiore senso di profondità
all'insieme.
Il filato più comunemente usato per il punto croce è
il "cotone mouliné" che si presenta come un
filo a sei capi divisibili; generalmente si usa un solo capo o
due, in ragione del rilievo da dare al ricamo, ma alcuni capi
richiedono anche l'intero filo di sei capi.
Come base per il ricamo si possono usare tutte le tele che
abbiano trama ed ordito regolare (canovacci) a filo singolo o
doppio, l'Emiane (lino misto a cotone), la tela Aida, la canapa
e anche la juta (per realizzare lavori di stile rustico). La
grossezza del filo usato deve essere proporzionale alla
larghezza della trama, in modo da ottenere decori visibili.
Origine
del punto croce
Il ricamo a punto croce risale a tempi antichissimi, tanto
da non sapere con precisione dove e quando abbia avuto origine.
Già nell'858 furono trovati, in Asia Centrale, reperti
di tale tecnica.
È nel Medioevo però che la tecnica del punto
croce comincia la sua vera storia. L'influenza dell'arte
bizantina (nella Bisanzio medievale gli abiti delle corti, i
paramenti sacerdotali e gli abiti dei facoltosi, erano ricchi
di ricami di origine persiana) si estende nell'Europa
Meridionale e conquista successivamente il resto del Vecchio
Continente, grazie all'impiego di essa nelle vesti
ecclesiastiche.
In Europa, tra il X e il XIII secolo il ricamo a punto croce
veniva praticato dalle castellane nelle loro lunghe giornate
passate ad aspettare i loro uomini partiti per le guerre sante.
I disegni, per lo più copiati dai tappeti portati dai
crociati dall'Oriente, venivano fatti su tela di lino e
ricamati con fili di seta o lana più o meno del colore
dello stesso tessuto. Scarso era l'utilizzo del cotone,
rarissimo, a quei tempi, e di poche varietà di colori.
Nel
Rinascimento
Col Rinascimento il punto croce diventa una delle basi
educazionali femminili e molto usato nelle chiese per ornamenti
sacri e per guarnire maniche e orli di abiti. È in
questo periodo che nasce l'imparaticcio, ovvero un pezzo di
stoffa, generalmente di lino, sulla quale ragazze e bambine
ricamavano i propri esercizi di puntocroce per imparare tecnica
e nuovi disegni (soprattutto lettere e cifre e simboli
religiosi e stilizzati); l'imparaticcio viene chiamato nei
paesi anglosassoni sampler, dal latino exemplum, mentre nei
paesi di lingua francese assume il nome di marquoir, poiché
il punto croce veniva chiamato point de marque dall'usanza di
marcare cioè di apporre le proprie iniziali sulla
biancheria ricamata proprio con questo tipo di ricamo. Tali
imparaticci fungono da vera e propria enciclopedia del ricamo,
tramandabile ed estensibile di generazione in generazione,
piena di spunti per comporre nuovi decori. Diversi i materiali
impiegati, fili di seta o di lana, tele di lino grezzo e fine:
più raro il cotone, non ancora molto diffuso. Verso il
1500 iniziano a circolare in Germania, in Francia e in Italia i
primi schemi stampati con motivi floreali e animali, disegni
ancora sempre ispirati all'Oriente.
Nel XVIII secolo i disegni diventano più raffinati e
realistici raffigurando anche soggetti paesaggistici; ma è
nel XIX secolo che si ha il vero boom del punto croce, quando i
"sampler", sempre più complessi ed elaborati,
entrano a far parte del corredo delle giovani spose come
repertorio di motivi da utilizzare nel corso della loro vita
matrimoniale.
Con lo sviluppo dell'industria tessile, infatti, si possono
avere varietà di tele e di fili colorati e finalmente
verranno stampati anche degli schemi colorati che renderanno
più agile il ricamo. Diventa così il passatempo
preferito dalle donne e verrà esportato anche in America
con le prime emigrazioni.
XX secolo
Agli inizi del XX secolo, però, il punto croce ha un
brusco declino, perché l'avvento dello Stile Liberty
richiede tipi di ricamo più articolati e svolazzanti.
Inoltre, durante le lotte per l'emancipazione femminile, il
ricamo viene volutamente accantonato in quanto ritenuto
un'attività troppo domestica e frustrante. È solo
nei recenti anni ottanta che torna alla ribalta: la donna ha
raggiunto i suoi obiettivi e si avvicina nuovamente al ricamo.
Ma non è più un'attività necessaria per la
decorazione delle stoffe, dato che nel frattempo si è
ampiamente sviluppata la stampa su tessuto. Il ricamo viene per
lo più praticato come passatempo, per cui vengono
abbandonate le tecniche impegnative ed eleganti del bianco e si
sviluppa moltissimo il variopinto punto croce, anche perché
la stampa di schemi a colori ne facilita l'esecuzione.
Attualmente molte riviste specializzate si occupano
esclusivamente della pubblicazione di schemi per il punto
croce.
Per chi vuole realizzare disegni originali esistono appositi
software che permettono di creare gli schemi anche in maniera
automatica partendo da un'immagine.
Mezzo punto croce
Pochettes a piccolo punto in un negozio di Vienna
Definizione
ed esecuzione
Il mezzo punto croce o mezzo punto, è un punto di
base nel ricamo.
Il punto si realizza esattamente come si nomina, e cioè
eseguendo il solo giro di andata del punto croce, 1/2 punto
croce. Si tratta di un punto inclinato di 45° sul diritto
del lavoro attraverso due fili di ordito e due di trama. Ogni
punto successivo mantiene l'identica angolazione, direzione e
lunghezza.
Prende il nome di piccolo punto
quando viene eseguito su canovaccio a filo singolo e gettato a
cavallo di un solo filo di trama e uno di ordito[1] del
tessuto.
Prende il nome di punto gobelin
quando viene eseguito su canovaccio a filo singolo e gettato a
cavallo di uno solo dei fili di ordito e due di trama.[2]
Uso e
destinazione
Questa tecnica è adatta a ricoprire tratti di tessuti
molto estesi e destinati soprattutto agli accessori
d'arredamento ed elementi da tappezzeria. Richiede l'uso di un
robusto canovaccio in lana o cotone, di filati adatti per
robustezza e diametro e, per teli estesi, anche di grandi
telai. Oggi questo genere è considerato sorpassato o
almeno inusuale, ma fino e la prima metà del XX secolo
ebbe grande fortuna soprattutto nelle case patrizie in cui era
consigliato per l'educazione delle fanciulle e il passatempo
delle signore. Prevedeva l'uso di grandi telai e la
composizione di arazzi riproducenti immagini sacre e dipinti
famosi.
I prodotti erano a volte autentici capolavori che
acquistavano pregio grazie a filati preziosi e ad oculate
selezioni dei colori che venivano sapientemente distribuiti.
Madame de Pompadour al suo telaio da ricamo
Georg Friedrich Kersting-Piccolo punto
A sinistra il mezzo punto, a destra il punto croce
Procedimento di copertura a piccolo punto
Lavorazione a tamburello
Telaio da ricamo.
Accessori a piccolo punto in un negozio di Vienna
L'utilizzo si estendeva ad altri oggetti domestici e quindi
alla realizzazione di tappezzerie, cuscini e altri oggetti
d'arredamento. In questo caso si faceva spesso ricorso a filati
sufficientemente grossi e robusti, di lana o di cotone misto a
lana, sete e fili dorati per arrivare a coprire omogeneamente
tutta la superficie interessata dal ricamo e garantire durata e
qualità nel tempo. In queste occasioni il soggetto era
di solito floreale, e il disegno più o meno stilizzato.
La moda di questo tipo di ricamo è andata sempre più
diminuendo, anche perché l'effetto finale è
considerato oggi piuttosto démodé.
Rimane ricercato e originale l'uso che se ne fa nell'ambito
degli accessori per signora.
Punto Assisi
Tecnica
Il punto Assisi è una tecnica di ricamo molto
raffinata, regolare e geometrica, che vede abbinati il punto
croce e il punto scritto. Il lavoro si esegue su tessuto a
trama larga e regolare (tela Assisi, émiane, tela aida,
lino, canovaccio oppure canapa e juta), in modo da poter
contare i fili su cui ricamare. Solitamente si usa un unico
colore di filato oppure due tonalità molto vicine dello
stesso colore, una per il punto croce, l'altra per il punto
scritto. Quest'ultimo ha la funzione di contornare le zone
colorate a punto croce e di dare rilievo al disegno.
Il filo da ricamo è scelto in accordo con il tessuto
di fondo. Può essere molto grosso, per la juta e la
canapa, oppure sottile per il cotone e il lino.
Ma può essere anche di materiali diversi in ragione
della destinazione che si vuol dare al prodotto: arazzo,
pannello (lana, corda, cotone grosso ritorto), tovaglieria e
biancheria per la casa (cotone mouliné, retors d'Alsace
ma anche seta, filo sintetico, sottile filo metallico).
Esecuzione
Caratteristica di questa stile è la valorizzazione
del decoro in negativo: viene infatti ricoperto a ricamo solo
lo sfondo del motivo, lasciando in bianco il soggetto. In
pratica si opera al contrario rispetto al consueto modo di
procedere, in cui si sceglie il soggetto decorativo e lo si
colora a ricamo.
Il confronto è proposto dalle immagini seguenti:
Il lavoro inizia con il punto scritto con il quale si
tracciano tutti i contorni della composizione, anche i minimi
dettagli, particolarmente se esterni al corpo principale del
disegno. In seguito si procede a coprire il fondo a punto croce
con un unico colore. In questo modo il motivo risalta in quanto
è la sola parte del canovaccio non coperta dal ricamo.
Punti
utilizzati
Il punto scritto si esegue in due righe di filza
regolarissima, una riga di andata e una di ritorno.
Il punto croce si esegue realizzando sul diritto del lavoro
le diagonali di piccoli riquadri adiacenti, individuati sul
canovaccio.
Schemi di ricamo
Schemi per il ricamo a mano
Per il ricamo a mano esistono schemi di vario tipo, a
seconda del supporto su cui sono creati e a seconda dell'uso
che se ne vuole fare.
In particolare, distinguiamo tra gli schemi per il ricamo a
punti liberi su disegno e gli schemi per il ricamo a fili
contati. Inoltre, è possibile distinguere tra schemi di
tipo tradizionale e schemi decalcabili sul tessuto.
Schemi tradizionali per il ricamo a punti liberi
Per il ricamo a punti liberi, gli schemi consistono in
disegni su carta o altro supporto tradizionale. La ricamatrice
riporta il disegno sul tessuto da ricamare dopo averlo
ingrandito o ridotto a seconda delle proprie necessità.
Quest'ultima operazione, molto delicata, in cui è
necessario mantenere le proporzioni tra i vari elementi oggi è
semplificata dall'uso della fotocopiatrice). Per effettuare
il trasferimento, si può ricorrere a diversi metodi:
per trasparenza, qualora il tessuto lo consenta,
con fogli decalcabili, del tipo comunenmente usato dai
sarti: si utilizzano appoggiando la parte inchiostrata del
foglio sul tessuto, mettendoci sopra il disegno e ripassando
con una punta tutte le linee dello schema,
con matite decalcabili, usate anche in sartoria
con il metodo dello spolvero: con un punteruolo, si
producono tanti piccoli buchi sullo schema in corrispondenza
delle linee del disegno, poi si appoggia lo schema forato sul
tessuto e si passa sui forellini matita decalcabile o una
speciale polvere colorante.
Schemi decalcabili per il ricamo a punti liberi
Sempre per il ricamo a punti liberi esistono in commercio,
presso riviste specializzate e manuali di ricamo, schemi
decalcabili, ovvero schemi già pronti, riportati su
speciali fogli che riportano il disegno, già
inchiostrato, su un solo lato. L'inchiostro è di un tipo
particolare: è lavabile e sensibile al calore. Poggiando
la faccia del foglio inchiostrato sul dritto del tessuto da
ricamare e si passa poi sul retro il ferro da stiro a
temperatura medio-bassa; in questo modo l'inchiostro si
trasferisce e il disegno è pronto, sul tessuto, per
essere ricamato. Quindi si stacca delicatamente il foglio dal
tessuto. Una volta terminato il ricamo, il lavaggio cancellerà
progressivamente la traccia. A seconda della qualità
dell'inchiostro e della stampa, un foglio può essere
utilizzato una o più volte. Le difficoltà di
questo sistema sono il costo, le dimensioni che non sempre
corrispondono alle necessità del momento, il fissaggio a
caldo che richiede molta cura ed esperienza; bisogna fare molta
attenzione nel fissare il foglio alla stoffa, perché
pieghe o spostamenti nella fase di fissaggio sarebbero deleteri
in quanto produrrebbero linee indesiderate, e attenzione
soprattutto al calore del ferro da stiro: se è troppo
caldo infatti, l'inchiostro si fisserà indelebilmente
alla stoffa.
Schemi per il ricamo a fili contati
Gli schemi per questo tipo di ricamo hanno la particolarità
di essere disegnati su carta quadrettata, per permettere alla
ricamatrice di contare i fili da ricoprire e e quelli da
lasciare a vista. Questo facilita anche la determinazione delle
misure finali del ricamo a partire dallo schema e conoscendo il
numero di fili presenti nella tramatura della stoffa (per
esempio la tela Aida). Per il punto croce in particolare,
esistono schemi a simboli o a colori, oppure a simboli e sia a
colori, in cui, per convenzione, ad ogni quadretto del disegno
corrisponde una crocetta del ricamo:
schemi a simboli sono quelli in bianco e nero, in cui
ad ogni colore del ricamo finale corrisponde sul disegno un
simbolo
schemi a colori sono schemi moderni in cui l'uso dei
colori anche nel disegno facilita la visualizzazione di come
sarà il risultato finale e permette sostituzioni di
colori a iniziativa della ricamatrice. Bisogna tenere conto,
però, che il colore della stampa raramente è
identico alla sfumatura del filo, e, inoltre, che quando
esistono tanti colori con sfumature solo lievemente diverse
(per realizzare grandi ricami dall'effetto realistico) questo
tipo di schema è assolutamente inadatto e genera
confusione
schemi sia a simboli sia a colori combinano i vantaggi
di chiarezza degli schemi in bianco e nero con simboli a
quelli degli schemi a colori.
Dove si
trovano?
Tutti questi schemi si trovano facilmente in commercio:
esistono libri sulle tecniche di ricamo, libri contenenti quasi
solo schemi e riviste specializzate. Inoltre, la comunità
delle ricamatrici si dà appuntamento sul web: ci sono
diversi siti, di persone comuni o di disegnatrici e disegnatori
famosi, in cui è possibile acquistare o scaricare
gratuitamente schemi, specialmente per il punto
croce. Esistono, poi, specifici programmi per computer che
da un'immagine o da una fotografia personale, riescono a
riprodurre uno schema per punto croce con l'indicazione dei
colori da usare (riportando la marca, il numero-diametro e il
numero-colore del filo). Particolarmente preziosi e
introvabili i vecchi schemi per ricamo a punti liberi delle
ricamatrici di una volta: oggi è difficilissimo
trovarli, e i pochi rimasti sono in musei o collezioni private.
L'interesse per questi schemi, in genere, non è rivolto
ad una realizzazione concreta dei ricami disegnati: si tratta
di solito di disegni complessi e troppo impegnativi per le
ricamatrici di oggi, sia in termini di tempo sia in termini di
capacità.
Punto antico
Il Punto antico non è solo un punto, bensì un
preciso stile di ricamo risalente al 1400, quando veniva
utilizzato tradizionalmente come ricamo "semplice"
per ornare la biancheria per la casa e anche la biancheria
personale.
Il punto antico è una tecnica di ricamo a fili
contati da eseguire su tessuto a trama visibile e regolare. La
tessitura è regolare quando 1 cm2 di tessuto contiene lo
stesso numero di fili, sia per la trama che per l'ordito. Un
lino 10x10, conta dieci fili per cmq (trama molto larga), un
lino 22x22 (trama fitta) contiene ventidue fili per cm2. Per la
realizzazione della tecnica a punto antico è opportuno
scegliere una trama che può andare da 11x11 a 15x15
fili, o usare bisso, ma anche canapa o juta, ovviamente la
scelta è in ragione dell'effetto artistico che si vuole
ottenere. La decorazione a punto antico, molto lineare e
sobria, si basa sull'alternarsi di vuoti (come le sfilature o
gli ajourés) e pieni nella forma di disegni geometrici a
punto reale a volte un po' rigidi ma sempre molto aggraziati ed
eleganti a cui si aggiungono punti a rilievo come il punto
vapore o il punto riccio, e punti di finitura come il punto
erba, quadro, cordoncino e altri. Di conseguenza i punti che si
utilizzano sono molti, ognuno con una particolare funzione
(riempimento, trasparenza, rilievo, definizione delle forme).
Gigliuccio
Alcuni punti
Nella figura a destra i punti sono indicati: punto quadro,
cordoncino, gigliuccio, punto reale o piatto, punto vapore,
sfilato, retini, punto rodi, punto riccio.
Particolarmente interessante l'uso del punto reale che si
esprime in moduli geometrici utilizzabili come i pezzi di un
tangram in modo da formare composizioni diverse.
Utilizzo
A punto antico si ricamano capi di preziosi corredi di
nozze: lenzuola, biancheria per la tavola, asciugamani per il
bagno, ma anche altri complementi d'arredo per la casa quali
tende o coprivassoi, o piccoli oggetti come bomboniere. Tali
oggetti non sono molto diffusi soprattutto perché sono
sempre esclusivi e richiedono un paziente lavoro manuale che li
rende molto costosi.
Punto di base
Si dice punto di base qualsiasi tipo di punto semplice,
tutti quelli che determinano sul tessuto una prima idea di
decorazione visibile. Decorazione che non è
necessariamente complessa o raffinata, ma può
presentarsi semplicemente come una cucitura gradevole alla
vista. Nel ricamo, quando diciamo "un punto" in
realtà non intendiamo un unico passaggio dell'ago
attraverso il tessuto, ma una serie più o meno lunga di
passaggi che hanno lunghezza, inclinazione e relazioni tra loro
ben precise. Nel cucito, al contrario, quando si dice un punto,
si intende realmente un passaggio, uno soltanto, fissato al
tessuto. È un esempio utile il punto ombra illustrato
a destra.
Punto ombra
Linee
Punto filza
Punto indietro
Punto erba
Punto catenella
Superfici
Punto piatto
Punto catenella doppia
Punto catenella aperta
Punto broccatello
Punto stella
Rilievi
Punto nodini
Punto Palestrina
Punto vapore
Punto riccio
Punto riccio
Punto pieno
Galleria di
stili
Punto di Hardanger
Ricamo hardanger
L'hardanger, conosciuto anche come ricamo norvegese, prende
il nome dall'omonima regione che sorge sulle rive di un fiordo
a sud ovest della Norvegia. Questo tipo di ricamo veniva
utilizzato per abbellire i vestiti tradizionali delle feste e i
corredi.
Il ricamo norvegese tradizionalmente, si esegue bianco su
bianco, i motivi geometrici sono quasi interamente formati da
trafori più o meno ornati.
Punto imbastitura
L'imbastitura
è una cucitura provvisoria
utilizzata in sartoria, eseguita a mano o a macchina, in cui
i punti, sostituendo i definitivi, vengono cuciti con tratti
e spazi più ampi; una volta provato il modello si può
eseguire la cucitura finale, e rimuovere quindi i punti di
imbastitura con una levapunti.
Solitamente per imbastire si utilizza un filo, più
spesso e morbido di quello usato per la cucitura definitiva,
di colore écru che prende il nome dal suo utilizzo.
Punto quadro
Punto quadro
Esempio di utilizzo del punto quadro
Il punto quadro è un punto di ricamo a fili contati
che si presenta come una serie di quadratini allineati.
Esecuzione
Bisogna fare attenzione che ogni punto comprenda un uguale
numero di fili sia in altezza che in larghezza, cioè
tanto di trama quanto di ordito, ovviamente il tessuto adatto a
questo lavoro deve avere riduzione uguale, cioè lo
stesso numero di fili della tessa dimensione sia in trama che
in ordito. Se la tela usata non è a trama larga, ma si
tratta per esempio di lino per lenzuola, si sfila un filo per
avere una base su cui allineare i punti, ed un altro per
delinearne il limite superiore. In larghezza invece i fili si
contano ad ogni punto, cioè si saltano tanti fili quanti
ne stanno tra le sfilature, in modo da ottenere quadratini
perfetti. Una pratica molto diffusa vuole che i fili sfilati
siano più di uno, in modo che la sequenza di quadratini
risalti meglio. La corretta esecuzione di questo ricamo, che
evidentemente deve presentare sul dritto del lavoro solo punti
orizzontali e verticali, prevede che l’ago passi sotto la
tela una volta anche in diagonale. Si lavora da destra verso
sinistra, e viceversa per i mancini. Si inizia con un punto
verticale, poi i due orizzontali( uniti sul rovescio dal
passaggio in diagonale), poi uno verticale.
Utilizzo
Il punto quadro si usa prevalentemente per le orlature. In
questo caso, il bordo della stoffa va ripiegato esattamente
fino alla sfilatura inferiore, e quando ricamando l’ago
tocca questo punto, deve comprendere oltre la tela che si
ricama anche quella del ripiego. Ne risulta un orlo molto
robusto e decorativo. Nello stile di ricamo chiamato punto
antico è uno dei punti principali utilizzato come
raccordo tra i motivi a punto reale, cornice e ornamento. Il
punto quadro eseguito in obliquo viene usato come fondo ajouré,
o retino e in italiano prende il nome di punto rodi
Punto reale
Punto reale
Il punto reale o punto piatto è
un punto di ricamo generalmente tra i più usati.
Solitamente viene chiamato piatto quando si esegue su tela
dalla trama fitta (lino, cotone). Con il nome di punto reale,
si inserisce nelle eleganti composizioni a moduli del Punto
antico. In questo contesto, l'esecuzione avviene su trama più
rada e generalmente con l'aiuto di un telaio, si tratta infatti
di un ricamo a fili contati in cui l'ago passa attraverso
ciascun filo della trama secondo il motivo scelto e la sua
posizione. In questo modo si ottiene un lavoro uniforme che
risulta tanto più in rilievo quanto più è
grosso il filo usato per ricamare[1]. Per la riuscita perfetta
del ricamo bisogna infilare l'ago sia in entrata che in uscita
badando che il filo non si accavalli.
Alcuni motivi
Il punto reale si usa per la decorazione di corredi in
biancheria da letto, tovaglieria e complementi d'arredo come
tende o cuscini.
À jour
Sfilatura di 4 fili
Sfilatura unica
Nel cucito e nel ricamo, à jour è la
denominazione francese di un punto molto diffuso in ogni genere
di opera. Il nome è dovuto al fatto che la sua
lavorazione richiede la sfilatura di almeno un filo di trama o
di ordito e produce una leggera trasparenza in quella zona del
tessuto. In lingua italiana il suo nome è punto a
giorno.
"I vuoti che si producono sul
tessuto tirandone via dei fili per un'altezza più o meno
grande, poi raggruppando i fili che rimangono liberi sulla
fascia che abbiamo così reso più trasparente,
portano il nome di jours; le parti ornate in questo modo si
dicono à jour ". [1]
Utilizzo
À jour in tre ordini
Il punto a giorno nasce come punto utile, infatti ha la
funzione di fissare gli orli per evitare la sfilatura
disordinata del tessuto. Il punto si esegue da sinistra a
destra sul rovescio del lavoro dopo aver eseguito almeno una
sfilatura che garantisce un orlo diritto e regolare.
Era tradizionalmente usato come rifinitura di tutti i capi
di biancheria per la casa sia eseguito a mano che a macchina o
nelle produzioni industriali, ora viene sostituito generalmente
da una cucitura diritta a macchina. I capi orlati o guarniti da
à jour sono di solito eseguiti a mano e su ordinazione.
Più fasce di à jour semplice compongono l'à
jour composto che si utilizza con funzione decorativa
soprattutto su oggetti d'arredamento e di biancheria per la
casa. Esso si esprime in una grande varietà di
composizioni anche molto complesse e raffinate, fino a
costituire quasi un merletto.
Ajourés
Gigliuccio e ajouré
Gli ajourés sono aree più o meno estese in cui
il lavoro viene eseguito a fili contati ma senza l'ausilio di
sfilature. Con un filato molto robusto e sottile si eseguono
dei punti che serrano fortemente alcuni gruppi di fili; si
produce in questo modo un effetto di trasparenza che ricorda un
piccolo l'à jour. Questo tipo di ricamo ha funzione
squisitamente ornamentale e viene spesso usato come fondo per
l'esecuzione di rilievi come ad esempio le cifre che
personalizzano la biancheria fine. Richiede molta precisione
l'esecuzione su una trama regolare, ben visibile, e spesso
l'uso del telaio. in italiano sono chiamati retini.
Galleria
fotografica
Reticello
Il reticello è
una trina ad ago di origine veneziana datato XV secolo rimasto
popolare fino al primo quarto del XVII secolo. Viene citato per
la prima volta nel 1493 come punto redexelo in
un atto della divisione dei beni tra Angela e Ippolita Sforza
Visconti.
Disegno per reticello da Les Singuliers et Nouveaux
Pourtaicts di Federico de Vinciolo, 1609 ristampa dell'edizione
del 1587
Tecnica
Si colloca nel percorso che va da i lavori sfilati, passando
per il punto tagliato e il reticello per arrivare al punto in
aria. Nel reticello quasi tutti i fili vengono sfilati e
tagliati, tranne quelli che a intervalli servono a formare la
griglia in cui vengono costruiti i motivi ornamentali. Il
risultato è una delicata griglia quadrettata che trafora
un tessuto fine spesso in lino, ornata da una serie di disegni:
fiori, cerchi, rombi.
Libri di schemi per reticello furono disegnati da Mathio
Pagan a Venezia nel 1542, da Federico de Vinciolo in Francia
nel 1587 e da Cesare Vecelio, in Italia 1590 stampato nel 1617,
erano molto popolari e frequentemente ristampati.
Bibliografia
Reticello contemporaneo in lavorazione
Federico Vinciolo Renaissance Patterns for Lace,
Embroidery and Needlepoint, Dover Books, 1971 ISBN
0-486-22438-4
Jules and Kaethe Kliot The Needle-Made Lace of
Reticella, Lacis Publications, Berkeley, CA, 1994 ISBN
0-916896-57-9.
Janine Montupet e Ghislaine Schoeller Lace: The Elegant
Web, ISBN 0-8109-3553-8.
Laura Marzorati Guida al ricamo Reticello, Castello
2007 ISBN 978-88-8039-623-9, Info: www.lauramarzorati.com
Punti di cucitura
I punti di cucitura furono classificati negli anni 1924 -
1925, ad opera del Federal Specifications Board degli Stati
Uniti d'America, con lo scopo di aggirare le difficoltà
dovute alle differenze dei termini utilizzati nei vari paesi.
La suddivisione è stata creata tenendo conto delle
tecniche usate per la formazione del punto, raggruppando ad
esempio i punti eseguiti con una specifica tipologia di
macchina oppure quelli eseguiti a mano, di conseguenza nella
medesima classe vi saranno punti molto simili tra loro.
Classe 100 (Catenella semplice)
Fanno parte di questa classe le cuciture realizzate mediante
le evoluzioni compiute da un unico cucirino che si concatena a
se stesso.
I punti di questa classe sono eseguiti da macchine che non
permettono l'inversione del punto.
Sezione del punto 101
Punto 101
È un punto utilizzato prevalentemente come
imbastitura, perché il concatenarsi del cucirino su se
stesso non permette il bloccaggio del filo al termine della
cucitura, facendola risultare di facile rimozione.
Punto 103
Il punto 103 è un punto cieco, un particolare punto
visibile solo su un lato della cucitura. Ciò è
possibile attraverso una macchina dotata di un ago ricurvo ed
un crochet posizionati entrambi sul lato superiore. L'ago
ricurvo,eseguendo un movimento oscillatorio penetra
completamente il primo tessuto e solo in parte il secondo,
grazie anche all'intervento di un piedino tastatore, che
esercita dal basso una pressione regolabile sui tessuti durante
la penetrazione dell'ago.
È utilizzato come cucitura di tenuta per bloccare i
rimessi interni, come ad esempio il fondo dei pantaloni
classici.
Tra tutti i punti non visibili all'esterno è di gran
lunga il più utilizzato.
Punto 104
È solitamente utilizzato per cuciture ornamentali a
causa dell'effetto molto simile all'aspetto del punto a mano
(201).
La macchina che esegue questo tipo di punto è dotata
di un ago e di un uncino posizionati entrambi sulla stessa
barra ago, la formazione del concatenamento avviene nella parte
superiore dei tessuti, pertanto il diritto della cucitura sarà
quello a contatto con la placca ago. Sul diritto della cucitura
il cucirino sarà doppio.
Classe 200 (Punti a mano)
In questa classe sono raggruppati tutti quei punti eseguiti
a mano.
Nel corso degli anni sono state fabbricate macchine in grado
di eseguire questi punti, come la AMF in grado di eseguire il
punto 201.
Sezione del punto 201
Punto 201
Chiamato anche punto sellaio o AMF (Dal nome della macchina
che lo esegue).
È un punto ornamentale formato dall'alternarsi di un
cucirino sui due lati del tessuto. La formazione del punto è
stata meccanizzata tramite una macchina chiamata AMF che lavora
con un ago a doppia punta libero e due barre ago (una inferiore
ed una superiore) che si scambiano l'ago ad ogni passaggio.
Questa macchina ha la particolarità di lavorare a
gugliate di filo, risultando molto lenta.
Punto 202
È il punto utilizzato per eseguire a mano le cuciture
di tenuta.
Classe 300 (Punti annodati)
Fanno parte della classe 300 i punti formati
dall'annodamento di due cucirini, uno portato dall'ago ed uno
contenuto in una spolina solitamente posta sotto la placca ago
all'interno di un crochet rotativo che ha la funzione di
annodare tra loro i due cucirini. I punti della classe 300 sono
pertanto simmetrici e consentono l'inversione della marcia ma
sono legati alla lunghezza del cucirino contenuto nella
spolina.
Sezione del punto 301
Punto 301
È il punto più utilizzato nella confezione di
capi di abbigliamento. La sua forma è simmetrica e
reversibile e permette di essere eseguito indifferentemente sia
su un lato che sull'altro del tessuto con il medesimo
risultato.
La formazione del punto non è legata allo spostamento
del tessuto, consente quindi l'esecuzione di punti in
retromarcia, per esempio le saldine all'inizio ed alla fine
delle cuciture che impediscono di sfilare.
È il punto più versatile e garantisce una
discreta tenuta, oltre alla semplicità delle macchine
che lo eseguono.
Punto 304
È identico al punto 301, con l'unica differenza di
avere la barra ago che compie un movimento oscillatorio (in
senso incidente rispetto alla cucitura), eseguendo quindi un
punto zig zag.
Punto 306
È un punto cieco (visibile cioè su un solo
lato). E simile al punto 103 ma ha una tenuta più
elevata. È un punto poco utilizzato.
Classe 400 (Catenella doppia)
I punti della classe 400 sono formati da 2 o più
cucirini, provenienti da rocche esterne alla macchina.
Hanno un'ottima tenuta, ma essendo il punto formato ogni 2
penetrazioni dell'ago non è possibile eseguire punti in
retro marcia. Si ovvia alla cosa infittendo i punti all'inizio
ed alla fine della cucitura.
Sezione del punto 401
Punto 401
È formato dal concatenarsi di 2 cucirini, uno portato
dall'ago e l'altro da un crochet a bandiera; entrambi i fili
provengono da rocche che consentono di non avere pause per il
cambio della spolina.
La formazione del punto causa molte evoluzioni da parte del
cucirino inferiore portato dal crochet; questo determina un
forte consumo del cucirino stesso a fronte di una elevata
elasticità della cucitura ed una ottima resistenza. La
cucitura presenta un dritto ed un rovescio con i conseguenti
vincoli sul posizionamento dei particolari per la cucitura.
Punto 404
È la variante zig zag del punto precedente.
Classe 500 (Sorgetto o sopraggitto)
Sono i punti formati da 2 o più cucirini portati da
aghi e crochet, la cui principale funzione è di coprire
i profili dei particolari per evitare che i fili della
tessitura tagliati possano sfrangiarsi durante la manipolazione
dei pezzi stessi. A causa delle numerose evoluzioni del
cucirino (in primo luogo quello portato dal crochet) ha un alto
consumo di filo.
Solitamente sono eseguiti da macchine dotate di coltello
laterale per rifilare l'eccedenza di tessuto chiamate
Tagliacuci.
Sezione del punto 503
Punto 503
È formato da due cucirini, uno portato dall'ago ed
uno portato dal crochet.
Punto 504
Chiamato anche 327 (Dal codice della macchina che lo
esegue). È formato da tre cucirini, uno portato
dall'ago, gli altri portati da due crochet.
Punti 515 e
516
Chiamati anche 329 (Dal nome della prima macchina costruita
per eseguirlo).
Sono punti composti da una cucitura con punto 401 (catenella
doppia) ed un sorgetto (punto 503 a 2 fili per il 515 e punto
504 a 3 fili per il 516). Hanno una doppia funzione di tenuta,
realizzata dal punto 401, e di copertura del profilo,
realizzata dal sorgetto.
Classe 600 (Punti copertura od interlock)
Sono impiegati per la realizzazione di cuciture piatte, che
hanno sia la funzione di tenuta che la funzione di copertura.
L'effetto di copertura può avvenire sia su un singolo
lato che su entrambi contemporaneamente.
Sezione del punto 602
Punto 602
Eseguito con 3 o 4 fili, due per gli aghi, uno inferiore di
copertura portato dal crochet ed uno superiore che può
anche essere escluso.
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Ricamo
La parola ricamo indica sia l'attività artigianale
del ricamare, sia il prodotto di quell'attività. Tale
oggetto è un disegno, una decorazione o un ornamento
creato con ago e filo su un tessuto. È un'attività
antichissima, ancora oggi praticata, che si sviluppa
generalmente come lavoro artigianale (raro e molto costoso), o
hobby diffuso in tutto il mondo.
Occorre, in primo luogo, distinguere tra il ricamo a mano e
quello a macchina. Pur cercando di rimanere soltanto un diverso
modo di eseguire un decoro, il ricamo a macchina ha tuttavia
sviluppato particolari punti, e di conseguenza diversi disegni
e diverse applicazioni. Per questo motivo l'argomento
meriterebbe di essere trattato separatamente e in modo
specifico. Qui di seguito verranno presi in considerazione
soltanto le tecniche ed i punti impiegati nel ricamo a mano. È
intuitivo pensare che soprattutto alcuni punti siano nati dalla
volontà di unire o sagomare teli in modo, oltre che
funzionale, anche regolare, armonioso e infine decorativo,
acquistando via via una valenza artistica.
La distinzione tra "arte" e "hobby" è
sempre difficile, possiamo solo dire che, in linea generale,
l'arte comincia laddove l'apprendista comincia a creare. La
preziosità, invece, dell'oggetto ricamato sta
nell'accuratezza dell'esecuzione, nell'alta qualità dei
materiali usati, nell'armonia della composizione.
La Ricamatrice, dipinto di Franz Xaver Simm
Ricamo
nell'arte
Agnolo Bronzino (1505-1572): ritratto di Lucrezia de'
Medici
Beato Angelico (1395-1455): Annunciazione di Cortona,
particolare
Corpetto ricamato con risvolti e polsini in pizzo, c. 1610
Corpetto ricamato e ritratto di Margaret Laton, 1610 V&A
Museum
Tecniche
e punti di base
Una prima classificazione dei vari tipi di ricamo potrebbe
essere la seguente:
I punti di base del ricamo sono molti e richiedono una
costante conferma in immagini.
Ricamo su
disegno
Un tamburello tende il disegno da ricamare
La fase preparatoria prevede appunto la preparazione e la
scelta di un disegno o schema, da riprodurre accuratamente sul
tessuto (a matita o a ricalcato) e da dipingere variamente con
fili colorati o preziosi.
Se non è previsto l'uso di fili colorati, parliamo di
ricamo bianco su bianco, o di tono su tono che viene usato per
capi di abbigliamento personalizzati, biancheria intima e
biancheria per la casa.
Ricamo
a fili contati
Il ricamo a fili contati prevede l'uso di tessuti a trama
abbastanza larga e regolare da poterne contare i fili di
tessitura, in modo da permettere l'esecuzione di ricami dai
punti omogenei per grandezza. La tessitura è regolare
quando 1 cm2 di tessuto contiene lo stesso numero di fili, sia
per la trama che per l'ordito. Un lino 10x10, conta dieci fili
per cmq (trama molto larga), un lino 22x22 (trama fitta)
contiene ventidue fili per cmq. Il disegno non viene riportato
sul tessuto. Si ricama direttamente sul tessuto contando i fili
di ordito e di trama che devono essere ricoperti o lasciati a
vista. Puntocroce, piccolo punto, punto quadro, punto reale, i
punti a retino (o ajourés) e i punti tappezzeria
appartengono a questo genere. Variamente associati tra loro i
punti a fili contati compongono stili di ricamo ornamentale
eleganti, raffinati e molto antichi; i più conosciuti
sono il punto Assisi, il punto antico, l’Hardanger; ma la
letteratura di cui disponiamo, ne illustra molti altri in tutte
le culture, nordiche, baltiche, est-europee e mediorientali. Di
solito vengono usati i punti Punto antico, Gobelin, Mezzo
punto, Punto croce.
Christmas card a punto croce
Tappezzeria a punto Bargello
Motivi bulgari a fili contati-Museo del ricamo- Teteven
Cuscino palestinese
Rientra nella stessa categoria anche il ricamo destinato
alla tappezzeria, che si serve della ripetizione di motivi
geometrici. In questi stili solitamente i disegni sono composti
da moduli di dimensioni limitate ed è il ricamatore che
decide la loro disposizione e la ripetizione dei vari motivi
sul tessuto. Come è intuitivo, il tessuto, il disegno,
le sue dimensioni, il filato, devono essere scelti in armonia
tra loro e concordare in luminosità, robustezza, grazia;
il tutto in ragione della destinazione dell’opera
compiuta.
Nella tecnica a giorno bisogna sfilare dalla stoffa due o
più fili contigui in modo da ottenere una riga di solo
ordito o di sola trama, la quale viene poi rifinita con piccoli
punti lungo i bordi. È frequente l'uso di questa
particolare tecnica, anche nelle applicazioni di pizzo come
inserto o come finitura di un capo. Si possono utilizzare à
jour semplice o à jour composti tra i quali il più
classico e il più frequente è il gigliuccio
completato con il punto quadro.
Ricamo
riferito
Ricamo in oro
Fanno parte del ricamo riferito i lavori che, pur rientrando
come disegno nelle prime due categorie, non possono venir
trasposti a matita a causa del materiale particolare che si
vuole usare.
Ad esempio per il ricamo su velluto o su seta esistono delle
tecniche particolari di riporto del tracciato, ma quasi sempre
si preferisce lavorare direttamente con l'ago, senza previo
disegno su stoffa, con il solo riferimento visivo al dipinto
originale che può ridursi a mero suggerimento. Lo stesso
succedeva con i ricami in oro, essendo il filato molto
difficile da gestire e tanto prezioso da non poter certo venir
sprecato.
Oggi che i fili dorati sono appunto solo filati appena un
po' più rigidi degli altri, la tecnica usata è
quella del ricamo su disegno.
Cenni storici
Modello Jacobean[1] del XXVII
secolo per ricamo su tenda
Disegno Jacobean per un lenzuolo, 1659, lavorato in blu,
verde, e giallo con filato di lana su lino.
Disegno Jacobean per lenzuolo lavorato in indaco, marrone,
e verde chiaro
Particolare di telo ricamato risalente al XXVII- XXVIII
secolo
Il ricamo è senz'altro un'attività molto
antica, sebbene i suoi prodotti non siano giunti ai nostri
tempi. Abbiamo alcuni frammenti risalenti all'antico Egitto. È
probabile che quest'arte abbia avuto origine dall'elaborazione
di punti utili, utilizzati per l'unione di pelli e poi di teli
vegetali, destinati a personaggi di rilievo. Nell'antica Cina,
fu un'attività molto fiorente e molto elaborata.
In Europa se ne hanno testimonianze antiche, ma le tecniche
venivano tramandate oralmente nel tempo con graduale perdita di
originalità e con l'acquisizione di connotati locali. I
manufatti, creati per oggetti di uso quotidiano, soccombevano
al logorio dovuto all'uso, per cui oggi non rimane traccia
della loro esistenza. Perciò se possiamo solo supporre
che il ricamo sia una tradizione popolare risalente a tempi
remoti, e si sia poi sviluppato con l'estensione di una moda
inizialmente riservata al ceto più abbiente che poteva
permettersi sia la spesa per i materiali sia il tempo
necessario per l'esecuzione. Si sono salvati infatti solo
alcuni eleganti ricami bizantini che certo non si possono
definire di arte popolare, sia per la preziosità dei
materiali impiegati, sia per l'uso che se ne faceva,
prevalentemente cerimoniale.
Francesco del Cossa (Ferrara, 1436 – Bologna, 1478)
Allegoria di marzo: Trionfo di Minerva, particolare - Salone
dei mesi, parete est, Palazzo Schifanoia, Ferrara
In Italia, il ricamo nasce come una delle espressioni della
cultura saracena. Non a caso la prima scuola di ricamo ha sede
a Palermo e risale ai primi anni del secondo millennio. È
soltanto nel XII secolo però che l'attività
dilaga in tutta Europa. Risalgono ai secoli XIII e XIV secolo i
più monumentali lavori di ricamo conosciuti, cioè
l'arazzeria francese, inglese, tedesca e, in misura minore,
italiana - da non confondere con l'arazzo vero e proprio che è
una tecnica artistica di tessitura.
Intanto la scuola italiana, distaccatasi dal gusto
orientaleggiante iniziale, pone il centro dell'attività
a Firenze e crea dei veri capolavori in tecniche diverse
dall'arazzo. A Firenze fu attivo Raffaellino del Garbo, mentre
la bottega con più commesse fu quella delle monache, le
Murate, in via Ghibellina, che forniva i paramenti
ecclesiastici per le maggiori occasioni solenni. La maggior
commessa quattrocentesca fu quella per il Battistero, tra il
1466 e il 1480. Vennerono ricamati piviali, dalmatiche e
pianete su cui veniva riportata in 26 scene la vita di san
Giovanni Battista, realizzate da Paolo da Verona, Coppino di
Giovanni da Malines, Piero da Venezia e altre su disegni di
Antonio Pollaiuolo. Nel 1477 circa venne realizzato da
Francesco Malocchi il paliotto offerto ad Assisi da Sisto IV
con figure di Antonio Pollaiuolo.
A Milano, verso la metà del secolo, Filippo Maria
Visconti chiamò alla sua corte un artisti fiorentini i e
veneziani a lavorare presso di lui, per cui lo stile fiorentino
e quello veneziano si incontrarono in decorazioni arabescate di
gusto orientaleggiante. Ne sono esempi il paliotto di Varese
del 1491 e quello di Santa Maria delle Grazie. Si sviluppa
anche il ricamo in bianco, quello a fili contati e il reticello
che darà poi origine al merletto classico ad ago e al
merletto a filet.
Oggi, l'arte del ricamo è praticamente scomparsa,
lasciando l'interesse a livello di hobby. Un artista italiano,
Francesco Vezzoli, vincitore della Quadriennale di Roma e della
Biennale di Venezia, si è segnalato per l'utilizzo di
ricami (ad esempio lacrime) su foto o ritratti.
Ricamatrice
« ... e fece il velo di porpora viola e di
porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lo fece con
figura di cherubino, lavoro di ricamatore... »
(Mosè, Bibbia, Esodo 36,35)
Con il termine ricamatrice si indica una persona che decora
con motivi ornamentali un tessuto.
Ricamatrice al lavoro
Cenni storici
Le origini
Alcune testimonianze risalgono alla Bibbia, dove Mosè
(Esodo 36.35) parla di un ricamo. Nel periodo Normanno l'arte
del ricamatore ebbe il suo massimo splendore. I loro intagli e
ricami, vestivano papi e imperatori.
1300-1800
"The Embroiderers, No. 3.", litografia di Henri
Fantin-Latour (1895).
Nel XIV secolo i ricamatori inglesi ricamavano le sete con
figure che rappresentavano la storia dei santi. Nel Trecento in
Italia nacquero i primi laboratori di ricamatori. In Francia
Luigi XIV riunì tutti i ricamatori del Regno in un'unica
grande fabbrica, chiamata la Grand Fabrique. Lo scopo era
quello di rivestire gli arredi del sovrano ed il suo
guardaroba. Nel Cinquecento il ricamo era il passatempo delle
nobili dame, e fu grazie ad esse che vennero pubblicati i primi
libri di ricamo. Tra le numerose testimonianze, vi è il
libro Il Burato: Libro de recami, scritto e figurato da Alex
Paganino. Nel Settecento molte fanciulle frequentavano gli
istituti di religiose per apprendere l'arte del ricamo. In
questo periodo si assistette ad un aumento di ricamatrici che
rivolsero le loro opere all'abbigliamento maschile. La Chiesa
di quel periodo assegnò ai ricamatori il compito di
edificazione religiosa, molte infatti erano le figure
dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento inserite nei
lavori d'ago.
1900-2000
Negli anni cinquanta era tradizione che le bambine, finita
la scuola dell'obbligo, si avviassero ad un mestiere. Il
mestiere più diffuso era quello della ricamatrice. Le
scuole di ricamo erano gestite dalle suore. Oggi, l'arte del
ricamo si acquisisce tramite corsi professionali presso
laboratori o iscrivendosi nelle scuole di ricamo on-line.
Figure letterarie e cinematografiche
Le ricamatrici, film drammatico, regia di Eleonore
Faucher
L'oscillante ricerca, scritto da Rosario Amenta
Edizioni Altrimedia
Lino (fibra)
Il lino dalla pianta ai prodotti
Il lino è una fibra composita ricavata dal libro del
Linum usitatissimum (lino) composta per circa il 70% da
cellulosa.
Come tutte le fibre liberiane, il lino ha una lunghezza
media delle fibre elementari che varia dai 20 ai 30 mm; la sua
finezza si aggira dai 20 ai 30 micron; la fibra presenta una
sezione poligonale.
Il numero di fibre presenti nella corteccia di una singola
pianta può variare da 20 a 50.
La fibra ha un aspetto lucido, si
presenta con una mano fredda e scivolosa. In presenza di
umidità questa fibra ne assorbe rigonfiandosi
moderatamente; essendo di origine cellulosica, se bruciata
produce una finissima polvere nero-grigia.[1]
Il lino ha una tenacità di circa 6-7 grammi/denaro e
ha un tasso di ripresa del 12% è una fibra gualcibile e
poco allungabile.
Aspetto
al microscopio
Al microscopio ogni singola fibra è chiaramente
visibile e presenta degli anelli orizzontali a pari distanza.
Con il reattivo di Herzberg dà una colorazione rossa.
Fibra di lino vista al microscopio.
Campi
d'impiego
Le fibre del lino sono contenute nella parte interna della
corteccia, chiamata comunemente tiglio. Per ricavarla gli
steli, essiccati, si mettono a macerare per qualche giorno in
bacini d'acqua, oppure, con metodo più rapido, si
sottopongono all'azione del vapore acqueo o di speciali
batteri: le sostanze che legano tra loro le fibre si
decompongono e si dissolvono, liberando così le fibre.
Gli steli vengono poi fatti essiccare, quindi sottoposti alla
maciullatura per mezzo di martelli detti gràmole,
azionati a mano o meccanicamente, che schiacciano e frantumano
la parte legnosa. L'operazione successiva è la
scotolatura, che consiste nell'asportare i frantumi legnosi e
separare le fibre. L'insieme di tutte queste operazioni viene
chiamato stigliatura. Si arriva pertanto al lino greggio, che
viene sottoposto alla pettinatura per separare le fibre lunghe
dalle fibre corte e spezzate, che costituiscono la stoppa.
I lini si classificano secondo il grado di finezza delle
fibre: lini fini, che servono per filati sottili, adatti alla
produzione di tele pregiate (tela batista) di pizzi e merletti,
lini mezzani che si tessono per tele comuni; lini grossi per
tele ordinarie. I tessuti di lino vengono utilizzati per la
confezione di biancheria per la casa (tovaglie, lenzuola,
asciugamani) e per l'abbigliamento estivo sia maschile che
femminile. Essendo una fibra rigida i capi assumono un aspetto
stropicciato, caratteristica principale che contraddistingue i
manufatti.
Oltre ai tessuti, la stoppa del lino viene utilizzato per la
creazione di corda e spago e per la produzione della carta.
Tessuti di lino sono utilizzati nel ricamo a Punto croce e
in altri ricami a fili contati. Alle fibre di lino possono
essere mischiate fibre di cotone, che danno al tessuto maggiore
resistenza e migliore regolarità di trama.
Tela Aida
La tela Aida è il tessuto che costituisce supporto
principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa
il punto croce. Tecnicamente la sua armatura non è una
tela ma un piccolo operato che crea una griglia con una piccola
squadrettatura che facilita il ricamo.
Generalmente è di cotone ma si trova anche di altre
materie prime come lana e lino.
Il nome viene accompagnato normalmente da un numero che
indica la grandezza dei quadretti. Tale valore differisce in
base al sistema di misura lineare utilizzato nel paese in cui
il canovaccio viene prodotto.
Così nel sistema metrico decimale si parla di
quadretti per 10 cm. Nel sistema anglosassone invece si parla
di Count che sono i quadretti presenti in un pollice.
Tela Aida in vari colori
Le misure principali in commercio sono:
44 quadretti in 10 cm = 11 count per pollice
55 quadretti in 10 cm = 14 count per pollice
72 quadretti in 10 cm = 18 count per pollice
Sono comunque presenti misure inferiori, intermedie e
superiori a seconda del produttore.
Tela Bandera
Cuscini in tela Bandera con il ricamo omonimo
La tela Bandera è un tessuto di fibre naturali
(cotone o lino), dalla trama regolare, l'armatura è un
piccolo operato anche se viene chiamata tela. Tessuto pesante e
molto resistente. Fu molto utilizzato dalle corti piemontesi
nel XVIII secolo per realizzare tappezzerie, copriletti e altri
elementi d'arredo, per la sua resistenza e indistruttibilità.
I colori nei quali veniva e viene tuttora prodotto sono
limitati ai bianchi ed ecru, perciò nell'Ottocento è
invalso l'uso di decorare questa stoffa grezza con elaborati
ricami a soggetto floreale, i quali poi presero il loro nome
dal tessuto e sono ancora oggi conosciuti come ricami Bandera.
La produzione di questa stoffa sta
sparendo, se si eccettua una limitata produzione presso alcune
tessiture minori. Un'associazione che si occupa del recupero di
questa stoffa tradizionale è l'Associazione Ricamo
Bandera[1].
Stamigna
La stamigna o stamina è un tessuto ad armatura tela
con fili radi, di mano molle e medio peso.
Il suo nome deriva dal latino
staminea[1] (in francese ètamine).
Solitamente è in cotone ma può essere fatta
con qualsiasi fibra tessile.
Uso
Trova utilizzo in cucina come filtro o colino, con la
sua trama rada riesce a chiarificare un liquido, filtrare i
grumi e le impurità, si usa per passare le salse.
Era usata in bachicoltura per le prime fasi di
allevamento dei bachi da seta, faceva da fondo alle lettiere
delle prime mute.
Quella usata come canovaccio per il ricamo, si trova in
commercio col nome di etamine.
In arredamento è usata per tende.
Tessuto che sta andando in disuso, data la concorrenza
delle fibre sintetiche, più resistenti e leggere, sia
nell'abbigliamento, era usato come rinforzo in sartoria, che
nella confezione di bandiere.
Canovaccio
In ambito teatrale e letterario con il termine canovaccio si
indicano gli elementi di base della trama di un'opera, che ne
determina in maniera generica lo svolgimento senza entrare
eccessivamente nel dettaglio delle singole scene.
In modo
particolare nella commedia dell'arte il canovaccio — o
scenario — forniva la traccia sulla quale si sviluppava
l'improvvisazione teatrale degli attori. Ampie raccolte di
canovacci della commedia dell'arte sono giunte fino a noi,
pubblicate nel corso del '600 e del '700. Nella più
estesa e attuale bibliografia sulla Commedia dell'Arte,
compilata da T. F. Heck, Commedia dell'Arte. A Guide to the
Primary and Secondary Literature, Garland Publishing, New York
- London 1988, sono attualmente censiti 820 titoli di scenari
[1]. Della stessa opera potevano esistere canovacci diversi,
ognuno dei quali indicava la trama da seguire ed i punti
essenziali a seconda del pubblico davanti al quale si recitava.
La trama del canovaccio descriveva infatti in maniera molto
sintetica la successione delle scene e l'intreccio delle
vicende, con la sequenza delle entrate e delle uscite dei
personaggi, fornendo una sorta di promemoria per il lavoro
d'improvvisazione degli attori [2]
I comici dell'arte erano soliti possedere un vasto bagaglio
di canovacci, adatti alle loro potenzialità, da
sfruttare al momento della rappresentazione scenica. Nel corso
della rappresentazione, gli attori interpolavano nella trama
del canovaccio i lazzi, dialoghi e scenette comiche ben
collaudate che facevano parte del loro personale repertorio.
Con la definitiva affermazione del dramma scritto, tuttavia,
il canovaccio non è scomparso: generi spettacolari che
hanno caratteristiche autonome rispetto alla drammatizzazione
scritta hanno mantenuto tale particolarità: basti
pensare al varietà, dove l'improvvisazione ha una parte
fondamentale nell'esecuzione della rappresentazione o, in
misura minore, al one-man show.
Canovaccio (ricamo)
Il canovaccio è
un tessuto usato come base o guida per il ricamo[1]. Il
termine canovaccio indicava originariamente una stoffa in
canapa a trama larga usata come strofinaccio[2] e, da questa,
stoffa usata per prove di ricamo. Deve il suo nome al termine
francese canvas (canapa)[3].
Punto croce su canovaccio a doppio filo
Il canovaccio viene usato come base per
il ricamo a punto croce o a mezzo punto, anche se può
essere decorato con il ricamo fiorentino, il punto bargello
e altri punti di riempitura e da
tapezzeria. Se usato come guida, cioè come riferimento
di dove deve essere infilato l'ago, viene provvisoriamente
applicato su un'altra stoffa (meno regolare) e poi tolto
sfilando i singoli fili, a ricamo completato.
Caratteristiche
Le caratteristiche di un canovaccio sono quelle di un
tessuto robusto e stabile realizzato con:
filato resistente, non particolarmente sottile, ad
alta torsione
armatura a tela
riduzione larga e regolare, che lasci degli
interstizi ben visibili tra trama e ordito.
Come canovaccio possono essere usati vari tipi di tessuto
con tali caratteristiche come la stamigna, il calicot, la
tela Aida, l'emiane.
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Macchina
per cucire
La
macchina per cucire (o cucitrice[1] o, macchina da cucire[2]) è
un'apparecchiatura meccanica o elettromeccanica impiegata per
unire mediante una cucitura, stoffe o pelli attraverso il
passaggio di uno o più fili di cotone o altri materiali
per mezzo di un ago oscillante in modo alternato dall'alto
verso il basso.
La sua invenzione è piuttosto controversa, infatti
brevetti per meccanismi in grado di produrre cuciture furono
depositati da Fredrick Wiesenthal nel 1755, da Thomas Saint nel
1790, da Barthélemy Thimonnier nel 1830 e da John J.
Greenough nel 1842.
Una moderna macchina per cucire (Singer Symphonie 300)
Vecchia macchina Singer a manovella. Sulla destra,
lateralmente, si nota il meccanismo per la formazione del
rocchetto per la spoletta
Una vecchia Singer a pedale; in questo caso il meccanismo
per la formazione del rocchetto è ancora sulla destra,
ma frontalmente
I primi modelli erano azionati a mano: attraverso una
manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva
il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per
trascinamento del tessuto, mentre con la mano sinistra si
controllava la sua posizione e l'indirizzamento.
Successivamente le macchine per cucire furono a pedale: la
movimentazione si otteneva con l'oscillazione di un pedale,
posto sotto il tavolino in cui era inserita la macchina e che,
collegato da una cinghia, produceva il movimento; entrambe le
mani rimanevano libere e quindi disponibili per
l'indirizzamento del tessuto. Oggi il movimento è
prodotto da un motore elettrico: il comando d'azionamento della
macchina da cucire è dato da un pedale che si schiaccia
col piede o da una leva azionata con lo spostamento laterale
del ginocchio. La tecnologia di pari passo con l'industria ha
ottimizzato l'utilizzo delle macchine con più parti
dell'operatore (95% donne), punte e tacco del piede, ginocchio,
gomito e chiaramente mani, rendendo l'operaia simile ad un
automa, per questo motivo le macchine vengono abbinate a
computer rendendole unità automatiche.
Storia
dell'industria
L'industria della macchina da cucire nasce agli inizi del
XIX secolo, soprattutto negli Stati Uniti. La prima industria
italiana a produrne una fu la Salmoiraghi, a partire dal 1877.
L'impiego della macchina per cucire ha velocizzato la
produzione (confezionamento) di indumenti e telerie; la
maggiore produttività ha fatto abbassare il costo della
produzione degli abiti favorendo la creazione dei primi nuclei
dell'industria delle confezioni in serie. Il perfezionamento
della macchina per cucire ha, in seguito, permesso di
meccanizzare anche operazioni quali: ricamo, soprafilo,
imbastitura, rammendo, cucitura dei bottoni, occhiellatura.
Struttura delle macchine per cucire
Struttura della macchina per cucire
La struttura tipica della macchina per cucire è
formata da una base da cui fuoriesce un montante che, oltre a
contenere gli organi di movimento della barra ago e del
tendifilo, serve a sostenere il braccio. L'estremità
opposta del braccio termina con la testata che supporta la
barra ago, il piedino e gli organi che determinano la tensione
sul filo superiore. Sotto il piano della base si trovano gli
organi che servono alla formazione del punto (Crochet e
spoline).
Le macchine per cucire si differenziano, oltre che dal tipo
di punto eseguito, anche per la struttura con la quale sono
composte e che di conseguenza la differenziano in base
all'utilizzo che possono avere.
A base piana
Struttura a base piana
È la tipologia più comune, permette di
eseguire la maggior parte delle cuciture necessarie per la
costruzione del capo. Può essere costruita per eseguire
il punto annodato oppure un punto a catenella doppia, sia ad un
ago che a due aghi, anche nelle varianti a zig-zag. Può
facilmente essere dotata di una vasta scelta di bordatori per
eseguire anche cuciture specifiche.
A braccio o a base cilindrica
Struttura a braccio
La struttura di questa macchina presenta un montante più
alto ed una base cilindrica che fuoriesce dal montante stesso.
Può eseguire sia il punto annodato che il punto a
catenella doppia. È particolarmente adatta ad operazioni
su particolari tubolari come maniche o gambe.
A braccio rovesciato o a base cilindrica rovesciata
Struttura a braccio rovesciato
È una variante della macchina precedente, il cui
braccio è però costruito in modo da risultare
perpendicolare all'utilizzatore. Viene impiegata in modo
particolare per l'esecuzione di cuciture ad incastro e
lavorazioni di particolari con forma tubolare di grandi
dimensioni.
A colonna
Struttura a colonna
La base di questa macchina presenta una colonna che contiene
gli organi inferiori di formazione del punto. È indicata
per le operazioni su particolari tridimensionali come le
calzature. Può eseguire sia il punto annodato che il
punto a catenella doppia.
A zoccolo
Struttura a zoccolo
In questa particolare struttura la macchina è montata
su un piano di appoggio elevato rispetto al piano (che non
sempre è presente). Viene utilizzata per le operazioni
da eseguire sui capi già assemblati. Anch'essa può
eseguire sia il punto annodato che il punto a catenella doppia.
Monoblocco
Struttura a monoblocco
Ha una struttura compatta ed uno spazio di manovra dei
particolari ridotto. È una struttura adatta alle
lavorazioni da eseguire sui bordi. Può eseguire il punto
a catenella doppia oppure i sorgetti (punti della classe 500).
Aghi
Funzionamento
Animazione illustrante il funzionamento
L'ago è il componente fondamentale per eseguire una
cucitura, sia con l'utilizzo di una macchina per cucire, sia
per le cuciture eseguite a mano. È l'elemento che
permette di spostare i fili di trama ed ordito, di trasportare
il filo da un lato all'altro del tessuto e, tramite la sua
particolare costruzione, consente al cucirino di eseguire le
evoluzioni necessarie per concatenarsi con se stesso od altri
fili per la formazione del punto.
Caratteristiche Fisiche dell'ago
L'ago ha diverse caratteristiche che ne determinano
l'efficacia nella formazione del punto.
Ago per cuciture a macchina
Codolo: È la parte dell'ago che viene fissata
sulla morsa presente nella parte inferiore della barra ago. Ha
una forma cilindrica e talvolta presenta una sezione
longitudinale del codolo stesso, che favorisce l'esatto
posizionamento dell'ago nella macchina. Sul codolo sono
impresse normalmente anche le caratteristiche fisiche dell'ago
stesso.
Calcio: È la parte terminale del codolo; ha una
forma a tronco di cono per favorirne l'inserimento nella barra
ago.
Spalla: Anch'essa a forma di tronco di cono, raccorda
la parte superiore dell'ago (codolo) con la parte inferiore
(stelo).
Stelo: È la parte compresa tra la spalla e la
cruna, può presentare un rigonfiamento appena sopra la
cruna per favorire l'allargamento dei fili di trama ed ordito
allo scopo di ridurre l'attrito. Il diametro dello stelo
determina la finezza d'ago e varia a seconda della tipologia
del tessuto da lavorare.
Scanalatura: È un canale scavato lungo lo stelo
nella parte anteriore dell'ago dalla cruna fino alla spalla ed
ha la funzione di contenere il cucirino durante il passaggio
attraverso il tessuto, per non provocare attrito e tensioni
elevate. In alcuni casi può essere presente una
scanalatura anche sulla parte posteriore dell'ago, in questo
caso di dimensioni più ridotte.
Cruna: È il foro, posizionato appena sopra la
punta, entro cui viene infilato il cucirino. È il punto
di maggior attrito dell'ago a causa del continuo scorrere del
cucirino al suo interno; per questo ha una forma ideata per
ridurre al minimo lo sfregamento ed un diametro variabile da
proporzionare al titolo del cucirino da utilizzare.
Scalfo: È un vano posizionato nella parte
posteriore dell'ago, subito sopra la cruna. Ha due funzioni
fondamentali: la prima è di consentire la formazione
del cappio del cucirino, la seconda è di favorire il
crochet nell'afferrare il cappio stesso, passando il più
vicino possibile all'ago.
Punta: L'estremità inferiore dell'ago è
chiamata punta; ha una forma conica ed un vertice appuntito
che può avere varie sezioni.
La punta
La punta dell'ago ha un'importanza fondamentale
nell'esecuzione di una cucitura, per questo merita un
approfondimento. Come già detto la forma delle punte e
le sue sezioni sono molteplici, questo per permettere di
lavorare in maniera ottimale qualsiasi tipo di tessuto e per
eseguire al meglio ogni operazione. La sua funzione principale
è di creare lo spazio per permettere il passaggio
dell'ago (e quindi del cucirino) da una parte all'altra del
materiale da lavorare; nei tessuti ciò deve avvenire
senza danneggiare il tessuto stesso, pertanto la punta ha il
compito di spostare i fili di trama ed ordito creando uno
spazio nell'intreccio; nei materiali compatti come la pelle, la
punta deve invece forare il materiale da cucire per permettere
all'ago ed al cucirino di passare nella parte inferiore. Per
questi motivi le punte si possono suddividere in due gruppi:
Punte tonde, utilizzate per la lavorazione dei tessuti.
Penetrano l'intreccio di trama ed ordito spostandone i fili
senza danneggiarli.
Punte taglienti, utilizzate per cucire la pelle,
materiali plastici e tutte le materie prime non formate da un
intreccio di fili, ma da uno strato uniforme. Per lavorare
questi materiali è necessario creare un foro sulla
superficie stessa, cosa di cui sono capaci questi tipi di
punte.
All'interno di questi due gruppi si possono trovare
ulteriori divisioni, in funzione dell'applicazione e del
materiale da lavorare. In particolare per la lavorazione dei
tessuti vengono utilizzate principalmente le punte coniche e le
punte a palla, che, nelle varie forme, permettono di eseguire
tutte le normali operazioni necessarie a costruire i capi.
Produttori di macchine per cucire
Famose marche di macchine per cucire sono o sono state:
In Italia: Salmoiraghi, VIGORELLI, Necchi, Borletti,
Rimoldi, Conti Complet, Exacta,
Nel mondo: Singer (USA), PFAFF (Germania), Dürkopp
Adler (Germania), Brother (Giappone), Juki (Giappone), Toyota
(Giappone), Siruba (Giappone), Bernina (Svizzera), Elna
(Svizzera), Seiko (Giappone), AMF Reece (USA), Union Special
(USA),
Ago (cucito)
Un ago è un attrezzo utilizzato per cucire, di forma
allungata ed appuntito ad una estremità. Si usa per
unire tramite una cucitura tessuti, cuoio, feltro, materie
plastiche, budello e altri materiali che possano essere forati
dalla sua punta.
Ad una estremità dell'ago c'è la punta e
all'altra estremità un foro chiamato cruna, in cui si fa
passare il filo. Nell'ago che si usa per cucire a macchina la
cruna si trova nella punta, mentre all'altra estremità
l'ago è sagomato in modo da poter essere fissato alla
macchina da cucire.
Vi sono innumerevoli tipi di ago, di dimensioni e forme
differenti, in relazione all'impiego e allo spessore del
materiale da cucire.
Storia
L'ago più semplice si può ricavare da una
spina di agave, tagliando la spina terminale della foglia solo
parzialmente, in modo che le rimangano attaccate alcune fibre,
si ottiene l'accoppiata ago (la spina) e filo (le fibre della
foglia) con cui si può fare una cucitura grossolana. I
primi aghi di cui si ha notizia erano realizzati in osso o
legno, nell'antichità erano in bronzo, gli aghi moderni
sono realizzati in acciaio placcato.
Gli aghi d'acciaio furono introdotti in Europa dagli Arabi e
nel 1370 si fabbricavano a Norimberga.
Il primo aghificio in Italia fu fondato a Lecco, col nome di
Primo Aghificio Italiano s.r.l. produce tuttora aghi per cucire
a mano e macchine.
Tipi di aghi
da cucito sono segnalati con una scala che va da 1 a
10. Un valore di 1 rappresenta gli aghi più spessi e
lunghi mentre un valore di 10 quelli più sottili.
da lana, più grossi di quelli da cucito, con una
lunga cruna e spesso la punta arrotondata.
da ricamo
da macchina, per la macchina per cucire, hanno punte
diverse, arrotondata per maglina, triangolare per pelle.
da calzolaio, hanno forma ricurva.
da materassaio, robusti e molto lunghi dovendo
attraversare lo spessore dei materassi, con una cruna adatta
allo spago.
da sellaio, chiamato sedola non è rigido, lungo
una decina di centimetri, è fornito di una grossa
cruna.
da maglia, vengono chiamati i ferri per il lavorazione
a maglia.
passanastro, grosso ago, a volte appiattito, per
infilare nastro o elastico.
per pelle, ha la punta di sezione triangolare e ben
affilata per riuscire a bucare la pelle.
da tappezziere
per feltro
Ditale
Il ditale è un piccolo oggetto usato per proteggere
le dita mentre si cuce. Si infila sul dito medio o indice e lo
si usa per spingere la cruna dell'ago attraverso gli strati del
materiale da cucire, generalmente tessuto o cuoio.
Ditale
Storia
Il ditale è usato da millenni, con forme differenti
in relazione al tipo di materiale da cucire, adeguandosi man
mano allo sviluppo della struttura del l'ago.
I primi risalgono al neolitico e non si infilavano sulle
dita, venivano tenuti nel palmo della mano e la proteggevano
dalla cruna degli aghi, che allora erano molto grossi simili a
spilloni o punteruoli. Erano fatti di pietra, bronzo e ferro,
attrezzi simili si sono usati per la cucitura di vele o pelli
fino al XVII secolo.
Il ditale vero e proprio compare più di duemila anni
fa, con forma ad anello aperto sulla punta con incisioni
concave distribuite sulla fascia. Anelli in ferro sono stati
rinvenuti in Cina in una sepoltura risalente al 200 a.C. e
negli scavi di Pompei.
Il ditale chiuso si diffonde nel medioevo con forme bombate
o ogivali, se realizzati in metallo, anche se non prezioso,
erano comunque costosi, quelli economici erano fatti di cuir
bouilli cioè pelle bollita.
Nei secoli seguenti vennero prodotti con materiali preziosi,
si trasformarono in piccoli oggetti ornamentali, oltre che
strumenti d'uso preziosi gioielli da esibire. Con scritte,
disegni e motti, in smalto e porcellana, diventano oggetti
commemorativi e da collezione.
All'inizio del XIX secolo cominciò la produzione
industriale, il metallo diventa sottile, la punta abbastanza
piatta e la distribuzione dei buchetti regolare.
Materiali
I ditali moderni sono realizzati in acciaio inossidabile ma
possono essere costruiti con:
vetro
osso
bronzo
ferro
avorio
porcellana
madreperla
legno
argento
oro
Emiane
L'emiane è un tessuto di nascita abbastanza recente,
composto di fibre di lino e fibre di cotone, con armatura a
tela.
L'utilizzo di questi due materiali dà alla stoffa
maggiore resistenza e maggiore regolarità alla trama
rispetto al solo lino. Questa stoffa è di consistenza
piuttosto grossolana (11 fili per centimetro) e perciò
viene impiegata spesso in biancheria da cucina, tovaglie e
strofinacci.
L'emiane viene usato in particolare nel ricamo a mano a fili
contati, per la regolarità della sua trama.
Gigliuccio
Gigliuccio tra due righe di punto quadro
Definizione
Il gigliuccio è un punto di ricamo di antica scuola
marchigiana, tuttora molto usato per bordare ed ornare
soprattutto per lo più di biancheria da letto, la
tovaglieria, ma anche oggetti d'arredamento, come "cavalieri"
da tavolo e anche tende. È una delle tecniche del ricamo
"in bianco" (filo bianco su lino bianco), sebbene
recentemente si siano visti anche dei lavori a colori. Il
Gigliuccio è composto da in due righe parallele di punto
quadro, tra le quali rimane una fascia di sfilato, cioè
solo fili verticali che poi vengono raggruppati in colonnine
regolari. La precisione è uno dei pregi principali di
questo punto, insieme alla qualità del filo usato.
Esecuzione
Preparazione del tessuto
Un ruolo particolarmente importante è rivestito dalla
preparazione del tessuto da ricamare che può essere tela
di cotone o lino. Questa preparazione prevede una sfilatura in
tre ordini a distanza regolare:
si sfilano uno o due fili,
se ne lasciano quattro,
si sfilano da 12 a 24 fili destinati al gigliuccio,
si lasciano quattro fili,
se ne sfilano ancora uno o due.
Si esegue poi facendo una prima riga di punto quadro
(all'altezza dei numeri 1 e 2 dell'elenco qui sopra), e una
seconda riga di punto quadro (numeri 4 e 5) facendo molta
attenzione perché tra queste due righe restino delle
colonnine ben delineate. Quando le due righe di punto quadro
sono completate, rimangono tra di esse dei fascetti o colonnine
di sfilato(numero 3 dell'elenco) che si legheranno a due a due.
Le colonnine sono legate tre a tre
In alcune varianti, proprio quest'ultima operazione è
stata un po' complicata. Invece di sfilare solo 4 fili, cioè
un’altezza eguale ai due punti quadri ai bordi, si
sfilano molti più fili, fino a 10 o più, per
poter poi legare i fascetti con chioccioline d
Opus anglicanum
L'opus anglicanum è uno stile e una tecnica di ricamo
sviluppata in Inghilterra a partire dal XIII secolo. Fu uno
degli stili di ricamo di maggior successo e diffusione
nell'Europa medievale.
Storia
dello stile
La grande reputazione del ricamo inglese ha origine fin dal
VII secolo e raggiunge il proprio apogeo con l'opus anglicanum
del XIII secolo.
Successo e diffusione dello stile
I Papi e la curia romana furono
particolarmente sensibili all'opus anglicanum, che lo cercavano
come mezzo di svago con suore e bambini[1].
Grazie all'attenzione dei Papi nei
confronti dello stile, le opere a ricamo servirono a diffondere
in Italia temi iconografici e stilistici del Nord Europa[2].
Punciatura
La punciatura è una tecnica che si applica in campo
tessile artigianale e industriale, nello specifico nel ricamo.
Si può definire un processo di trasformazione di un
qualsiasi disegno in veri e propri punti da ricamo che poi
vengono compilati in un file che, inviato alla macchina da
ricamo, istruirà la stessa nell'eseguire la
realizzazione del ricamo.
Un buon software di punciatura costa a partire da 2-3000
euro, fino ad arrivare anche a 25-30000.
La punciatura può essere effettuata in automatico dal
software stesso o in manuale, creando cioè poligoni,
riempimenti e tracciati come in un programma di grafica.
Mediante i software più costosi la punciatura automatica
può dare risultati soddisfacenti, ma la punciatura
manuale resta sempre la più definita e professionale.
La punciatura avanzata permette di ottimizzare i
riempimenti, i contorni e la direzione del ricamo.
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GLOSSARIO:
|
Glossario di cucito
Raccoglie i termini inerenti al cucito, alla sartoria e al
ricamo.
A
- Abito completo da uomo
-
comunemente chiamato semplicemente completo o abito, è un
indumento di origine britannica, composto solitamente da una
giacca e da un pantalone dello stesso tessuto.
-
Alamaro
-
è un tipo di allacciatura realizzata con una striscia di
seta, pelle o cordoncino chiusa a cappio a formare un occhiello,
dove viene fatto passare un bottone.
-
Alcantara
-
materiale sintetico che imita la pelle di daino.
-
Altezza
-
misura della distanza tra le cimose di una pezza di stoffa.
-
Ago
-
è un attrezzo utilizzato per cucire, di forma allungata ed
appuntito ad una estremità. Si usa per unire tramite una
cucitura tessuti, cuoio, feltro, materie plastiche, budello e
altri materiali che possano essere forati dalla sua punta.
-
Agoraio
-
la custodia per contenere aghi.
-
Asola
-
tipo di occhiello.
B
- Bandera
-
è un ricamo a punti liberi realizzato su uno speciale
tessuto detto tela Bandera, in uso presso le corti piemontesi nel
XVIII secolo.
-
Batista
-
tipo di tessuto molto fine, trasparente e leggero di mano
morbida, realizzato in lino ad armatura tela.
-
Bisso
-
tessuto realizzato con la seta prodotta da un mollusco.
-
Bottone
-
è un piccolo oggetto solitamente piatto e di forma
tondeggiante usato per chiudere gli abiti.
-
Broccato
-
tessuto, apparentato col damasco, con una lavorazione aggiuntiva:
si ottiene con trame supplementari che intervengono solo nelle
zone da decorare, in seta, pesante, da tappezzeria.
C
- Canovaccio
-
è un tessuto usato come base o guida per il ricamo.
-
Capo
-
si intende capo di abbigliamento
-
Cartamodello
-
è il disegno o sagoma base, fatto in carta, usato per la
realizzazione di un abito.
-
Cavallo (abbigliamento)
-
è la parte di indumenti che coprono gli arti inferiori
(come pantaloni, mutande, collant) che si trova esattamente al
punto di congiunzione delle gambe con il tronco.
-
Cerniera lampo
-
detta anche zip, lampo o bottega è un tipo di chiusura che
serve ad unire due lembi di tessuto o di altro materiale non
rigido.
-
Chiacchierino
-
è un tipo di merletto per bordure costruito con una serie
di anelli, nodi e catene.
-
Chiffon
-
stoffa molto leggera, a velo trasparente in armatura tela
prodotta con filati fortemente e diversamente ritorti.
-
Chinè
-
tessuto di seta, ad armatura tela, di colore screziato,
caratterizzato da disegni dai contorni sfumati ottenuti con la
colorazione dell'ordito prima della tessitura anziché con
la stampa sul tessuto già fatto.
-
Chintz
-
robusto tessuto di cotone, ad armatura tela o raso è
caratterizzato dai colori vivaci e dalla mano lucida, ottenuta
con una forte calandratura.
-
Cimossa
-
o cimosa (in alcune regioni vivagno) è il bordo non
tagliato di una pezza di tessuto, il lato destro e sinistro
quando esce dal telaio.
-
Cintura
-
o cinghia o cinta è una striscia flessibile generalmente
di pelle o tessuto che si porta attorno alla vita, in sartoria
cintura può essere la parte di un capo.
-
Colletto (abbigliamento)
-
è la parte di una camicia, vestito, cappotto o altri capi
d'abbigliamento, che avvolge o incornicia il collo
-
Cotone (filo)
-
il filato di cotone viene ottenuto con la filatura di fibre
ricavate dalla peluria che ricopre i semi di una pianta del
genere Gossypium.
-
Crêpe
-
filato simile all'organzino ma più fittamente ritorto (da
16 a 32 giri al centimetro), per tessuti crêpe, cioè
increspati.
-
Crêpe
-
nome generico di tessuti, diversi nei materiali e nel peso,
caratterizzati dall'aspetto increspato, granuloso e mosso.
-
Crêpe de chine
-
tessuto ottenuto con l'impiego di trame a torsione alternata,
compatto e pesante si drappeggia bene.
-
Crêpe marocain
-
tessuto pesante, per effetto del filo di trama più grosso
di quello di ordito si creano delle costine ondulate orizzontali.
-
Crêpe satin
-
tessuto morbido, rasato, lucido sul diritto e opaco sul rovescio.
-
Crêpe di lana (crepella)
-
tessuto in lana di vario peso comunque leggero, come per la seta
è la forte torsione del filato che gli dà la
superficie granulosa.
-
Cretonne
-
tessuto di tela forte, bianca o stampata.
D
- Damascato
-
è un tessuto che assomiglia al damasco ma ne differisce
per essere realizzato con filati di diversi colori, per cui
l'effetto di lucido-opaco viene ampliato dall'effetto dei colori.
-
Damasco
-
tessuto operato monocolore con disegni stilizzati o floreali ad
effetto di lucido-opaco, armatura seta.
-
Denim
-
tessuto che si usa per confezionare i blue-jeans.
-
Ditale
-
è un piccolo oggetto usato per proteggere le dita mentre
si cuce.
-
Doeskin
-
tipo di fustagno che imita le pelle di daino.
-
Doppiopetto
-
è un tipo di allacciatura tipico delle giacche eleganti,
nella quale le due parti del davanti della giacca si uniscono fra
loro con due file parallele di bottoni
-
Dritto filo
-
il senso dei fili d'ordito di un tessuto.
E
- Écru
-
è un termine usato per descrivere filati o tessuti come
seta o lino nella loro condizione originaria grezza, ossia né
sbiancate né tinte.
-
Emiane
-
è un tessuto di nascita abbastanza recente, composto di
fibre di lino e fibre di cotone, con armatura a tela.
-
Etamine
-
nome francese per stamigna.
-
Etichettatura tessile
-
l'insieme delle indicazioni che obbligatoriamente per legge
devono apparire su apposita etichetta su ogni capo di
abbigliamento ed ogni prodotto tessile messo in commercio.
F
- Felpa
-
tipo di stoffa con un lato peloso, sovente una maglina.
-
Feltro
-
stoffa realizzata in pelo animale. Non è un tessuto ma
viene prodotto con l'infeltrimento delle fibre.
-
Fettuccia
-
è una striscia sottile di tessuto. Non è tagliata
da una pezza di stoffa ma tessuta con la larghezza necessaria, ha
armatura a tela, serve per rinforzo o legatura.
-
Fiandra
-
pregiato tessuto operato monocolore con disegni in lucido-opco
usato per tovagliato.
-
Filato
-
è l'insieme di fibre tessili tenute assieme da una
torsione a formare un filo.
-
Filet
-
è un tipo di merletto o pizzo dalla caratteristica
quadrettatura.
-
Flanella
-
tessuto leggero, morbido, caldo, con armatura a saia.
-
Fodera
-
tessuto usato per rivestire internamente i capi d'abbigliamento.
-
Forbice zig-zag
-
tipo di forbice per tagliare i tessuti a zig-zag.
-
Forbici
-
sono uno strumento utilizzato per tagliare materiali sottili che
richiedono poca forza, quali carta, cartone, tessuti.
-
Frangia
-
è un ornamento tessile posto sul bordo di capi
d'abbigliamento o pezzi d'arredamento.
-
Fustagno
-
tessuto con armatura a saia a 3 o a 4, tinta unita, robusto, di
mano scamosciata.
G
- Gabardina
-
tessuto in filato pettinato in tinta unita, di un certo peso e
mano asciutta, per impermeabili.
-
Garza
-
a giro inglese, molto solida; falsa garza a armatura tela; huck
lace produce tessuti traforati, con un'armatura tipo si possono
ottenere, cambiando la movimentazione dei licci, tipi di garze
differenti. Adatti a tende, tovagliato e abbigliamento.
-
Georgette
-
tessuto estremamente leggero e sottile, di mano rigida, ad
armatura tela.
-
Gesso
-
speciale gessetto usato per scrivere sui tessuti.
-
Gigliuccio
-
è un punto di ricamo di antica scuola marchigiana, tuttora
molto usato per la bordatura per lo più di biancheria da
letto.
-
Gobelin
-
è un tessuto, fatto con un telaio jacquard, che cerca di
imitare gli arazzi Gobelins, per tapezzeria.
-
Gros grain
-
tessuto in tinta unita a dominante d'ordito, segnato da sottili
rigature orizzontali.
-
Gugliata
-
la porzione di filo che si taglia dalla spoletta per infilarla
nell'ago.
I
- Imbastitura
-
è una cucitura provvisoria utilizzata in sartoria,
eseguita a mano o a macchina, in cui i punti, sostituendo i
definitivi, vengono cuciti con tratti e spazi più ampi.
-
Interfodera
-
falda che viene posta tra il tessuto e la fodera come rinforzo o
imbottitura.
J
- Jabot
-
è un ornamento cucito o semplicemente applicato sul petto
di camicie o di bluse, realizzato in pizzo o nello stesso tessuto
del capo.
L
- Loden
-
è un tessuto di lana tipico del Tirolo e dell'Alto Adige.
M
- Macchina per cucire
-
è un'apparecchiatura meccanica, brevettata nel 1842 da
John J. Greenough, o elettromeccanica impiegata per unire, con
una cucitura, stoffe o pelli attraverso il passaggio di uno o più
fili di cotone o altri materiali per mezzo di un ago oscillante
in modo alternato dall'alto verso i basso.
-
Macramè
-
è il nome di merletti tipici della Liguria ottenuti con
legature e intrecci.
-
Manica (abbigliamento)
-
è il termine con il quale viene indicata quella parte di
un indumento che copre un braccio, o attraverso il quale il
braccio passa.
-
Manichino
-
quello usato in sartoria ha solo la parte centrale del corpo, è
cioè senza testa, braccia e gambe, al loro posto per
reggerlo vi è una piantana, solitamente un treppiede,
serve a provare gli abiti mentre si confezionano.
-
Martingala
-
ha vari significati, tutti più o meno derivati da quello
principale, cioè una cintura di collegamento (o mezza
cintura) che viene usata nell'abbigliamento.
-
Matassa
-
è costituita dall'assemblamento ordinato di un ammasso di
filo, disposto a spirale, in forma circolare. Può avere
peso e dimensione differente determinate dalle caratteristiche
del filo, dall'uso e dalla tradizione.
-
Matassina
-
formato del filo per ricamo.
-
Merletto
-
o pizzo è una particolare lavorazione dei filati per
ottenere un tessuto leggero, prezioso e ornato.
-
Metro da sarto
-
metro flessibile usato dai sarti.
-
Mezzo punto croce
-
è un punto basilare per il ricamo consistente in una
semplificazione del punto croce.
-
Modista
-
era, sino alla seconda metà del Novecento, un operatore
del commercio dell'abbigliamento, di solito una donna, che
confezionava o vendeva abiti, cappelli e altri tipi di accessori
di abbigliamento femminili.
-
Mussola
-
tessuto molto leggero in armatura tela e a trama molto rada
simile alla garza da medicazione.
N
- Nastro
-
è una sottile striscia di materiale flessibile,
solitamente tessuto ma anche di plastica o carta.
-
Nattè
-
o panama (perché simile all'intreccio che caratterizza il
cappello di Panamá) è un tessuto derivato
dall'armatura tela, dal francese, significa cestino. Si ottiene
per ampliamento parinumero dei fili, sia di ordito che di trama.
-
Nido d'ape
-
tessuto a tre dimensioni, in superficie un reticolo in rilievo,
in profondità le nicchie dei buchi. Adatto ad asciugamani
e accappatoi per la capacità di assorbire l'acqua.
O
- Occhiello
-
è l'apertura in cui si infila il bottone per ottenere la
chiusura di un abito.
-
Ordito
-
o catena è l'insieme di fili che insieme a quelli della
trama concorrono nel formare un tessuto.
-
Organza
-
tessuto sottile e trasparente, ad armatura tela, realizzato con
il filato di seta organzino.
-
Organzino
-
filo ritorto in un senso accoppiato e ritorto con un altro filo
nel senso opposto (4 giri al centimetro), usato per l'ordito.
-
Oxford
-
tessuto per camicie caratterizzato dall'armatura nattè con
fili d'ordito colorati e fili di trama bianchi.
P
- Paillettes
-
spesso accostati alla bigiotteria sono piccoli dischi di
materiale plastico colorato, con una elevata proprietà
riflettente che si applicano sugli abiti per decorazione.
-
Panno
-
tessuto di lana che viene follato (infeltrito) per renderlo
impermeabile e garzato per ottenere un lato peloso.
-
Panno casentino
-
tradizionale tessuto di lana tipico del Casentino.
-
Panno grosso bergamasco
-
tessuto pregiato ruvido, caldo e molto robusto.
-
Panno lenci
-
stoffa colorata, morbida, resistente e leggera, non essendo
tessuta è un feltro.
-
Passamaneria
-
è composta da molti tipi di bordure che servono per
decorare o rifinire abiti o oggetti. Gli scopi per cui si
utilizza sono due: quello strutturale di finitura, per coprire
giunte, fermare orli, impedire lo sfilacciamento; quello estetico
di decorazione, sicuramente il più importante, per
abbellire e costruire decorazioni.
-
Patchwork
-
(tradotto indica "lavoro con le pezze") è un
manufatto che consiste nell'unione, tramite cucitura, di diverse
parti di tessuto al fine di ottenere un oggetto per la persona o
la casa,
-
Peluche
-
è un particolare tessuto formato da fibre naturali o
sintetiche, caratterizzato da un pelo lungo e morbido.
-
Pied de poule
-
tessuto con disegno a zampa di gallina, saia in cui si montano
fili colorati, 4 bianchi e 4 neri.
-
Pince
-
pronuncia pèns, piega pinzata, cucita, fatta nei punti di
un vestito dove serve per modellarlo sulla forma del corpo.
-
Piqué
-
è un tessuto di cotone con motivi in rilievo, rombi,
quadrati, puntolini, generalmente bianco.
-
Pizzo
-
o merletto, tessuto con particolare tramatura, che disegna sul
prodotto degli intarsi con varie fantasie.
-
Pois
-
dal francese significa piselli, disegno a pallini, grossi punti
distribuiti regolarmente sul tessuto.
-
Polsino
-
è la parte terminale della manica che avvolge il polso.
-
Popeline
-
è un leggero tessuto di cotone di mano fresca e asciutta,
per la confezione di camicie.
-
Prêt-à-porter
-
è un'espressione della lingua francese che significa
"pronto da indossare".
-
Pronto moda
-
è una modalità produttiva utilizzata
prevalentemente nel settore della produzione di abbigliamento. È
caratterizzata da una tempistica di produzione drasticamente
ridotta, con uscite di prodotto ininterrotte e repentini
riassortimenti.
-
Puncetto
-
pizzo ad ago tipico della Valsesia.
-
Puntaspilli
-
è un cuscinetto imbottito che serve a contenere gli
spilli.
-
Punti di cucitura
-
tutti i tipi di punti fatti a mano e con macchina per cucire.
-
Punto antico
-
è una tecnica di ricamo a fili contati da eseguire su
tessuto a trama visibile e regolare, cioè con trama e
ordito uguali, tipo lino bellora o bisso, e che si basa
sull'alternarsi di vuoti e pieni nella forma di disegni
geometrici.
-
Punto Assisi
-
è una tecnica di ricamo che vede abbinati il punto croce e
il punto scritto, per cui necessita di un canovaccio a fili
contati.
-
Punto croce
-
è una tecnica di ricamo su tela, con ago a punta
arrotondata e cruna lunga, basata sull'intreccio di fili colorati
in modo da formare una X.
-
Punto quadro
-
è un punto di ricamo a fili contati che si presenta come
una serie di quadratini allineati.
-
Punto reale
-
o punto piatto è un punto di ricamo tra i più
usati. Solitamente viene chiamato piatto quando si esegue su tele
dalla trama sottile (lino, cotone), ed è una variante del
punto pieno.
R
- Rasatello
-
tessuto di cotone in armatura raso da 5, peso medio, molto
liscio.
-
Raso
-
o satin è un tessuto fine, lucido, uniforme, dalla mano
morbida. Costruito con armatura a raso, in cui i punti di
legatura sono radi e largamente distribuiti così da
apparire nascosti.
-
Ricamo
-
è l'attività artigianale ed il prodotto del disegno
con l'ago su un tessuto.
-
Rocca
-
è un formato industriale di stoccaggio del filato.
Consiste nell'arrotolare il filo intorno ad un'anima a forma di
cono o tronco di cono, fatta in cartone o plastica, la sua
caratteristica è la disposizione inclinata del filo che
permette lo srotolamento senza muovere la rocca.
-
Rocchetto
-
è un supporto su cui si avvolge il filo che permette di
svolgerlo in maniera ordinata. Fa parte di congegni come la
macchina per cucire.
S
- Saia
-
è un tipo di tessuto caratterizzato dalla diagonale. Si
chiama anche saglia, sargia, spiga, diagonale, levantina,
batavia, in inglese è twill. La saia è la seconda
armatura base, con tela e raso, ha andamento diagonale, con un
dritto e un rovescio, uno a effetto di trama e l'altro a effetto
di ordito.
-
Sarto
-
è l'operatore artigiano che confeziona gli abiti (maschili
e femminili):
-
Sartoria
-
è il laboratorio dove si confezionano abiti, vi lavora il
sarto o sarta coadiuvato da aiutanti che erano chiamate
piccinine. Vi si preparano abiti su misura o si fanno modifiche
personalizzate su capi preconfezionati.
-
Sbieco
-
(tralice, in alcune regioni italiane) è la direzione, in
un tessuto, a 45° rispetto alla direzione dei fili di trama e
ordito.
-
Scollo
-
o scollatura è la parte di un indumento che circonda il
collo dell'indossatore. Il modo in cui esso assume forme diverse
dipende fortemente dal sesso dell'indossatore e dalla moda.
-
Seersucker
-
tessuto di cotone usualmente a righe, usato per confezionare
indumenti estivi.
-
Serabend
-
è una categoria di tappeti persiani prodotti in una
regione a ovest di Malayer, il cui centro principale è
Mal-e-Mir.
-
Seta
-
sigla SE, fibra naturale proteica di origine animale con la quale
si possono ottenere tessuti tendenzialmente pregiati.
-
Shantung
-
tessuto di seta selvaggia (tussah), di colore unito,
caratterizzato da una superficie ruvida, molto irregolare e
dall'aspetto grezzo.
-
Spacco
-
è un taglio o un'apertura che viene ricavato sulle gonne,
per facilitare il movimento delle gambe dell'indossatrice.
-
Spighetta
-
striscia di tessuto con armatura a saia a lisca di pesce che gli
dona l'aspetto tipico rigato a V. Serve per rifinire orli, scolli
o per decorazione.
-
Spallina
-
è un tipo di imbottitura utilizzato nell'abbigliamento
maschile e femminile, per dare l'illusione che l'indossatore
abbia le spalle più ampie e dritte.;Spillo: è un
oggetto usato per unire provvisoriamente due lembi di materiale
sottile. Assomiglia ad un ago senza la cruna.
-
Spoletta (filo)
-
o spagnoletta è un formato di stoccaggio di filo usato per
il cucito.
-
Spugna
-
tessuto con anelli di filo che gli permettono di assorbire
l'acqua.
-
Stamigna
-
o stamina è tessuto ad armatura tela con fili radi, di
mano molle e medio peso, conosciuta col nome francese ètamine.
-
Strascico
-
nell'abbigliamento femminile, è la parte posteriore di una
gonna o di un vestito, che data l'eccessiva lunghezza viene
trascinata sul pavimento dietro l'indossatrice.
T
- Taffetà
-
tessuto di seta, ad armatura tela, di mano lucida e frusciante.
-
Tagliacuci
-
macchina tessile che taglia e cuce in un unico passaggio.
-
Tappeto
-
è un grosso tessuto di materiale vario, usato per
ricoprire pavimenti, tavoli e superfici simili.
-
Tartan
-
è un particolare disegno dei tessuti in lana delle
Highland scozzesi. Il kilt, il tipico gonnellino scozzese, è
realizzato in tartan.
-
Tasca
-
è una sacca di dimensioni variabili ricavata o cucita su
alcuni capi di abbigliamento, per contenere oggetti di piccole
dimensioni.
-
Tela
-
modo più semplice con cui si possono intrecciare i fili di
trama e ordito per costruire un tessuto.
-
Tela Aida
-
è il tessuto che costituisce supporto principale per il
ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce.
-
Tela Bandera
-
è un tessuto di fibre naturali (cotone o lino), dalla
trama regolare, l'armatura è un piccolo operato anche se
viene chiamata tela per il ricamo Bandera.
-
Tessuto
-
è un manufatto realizzato tramite un intreccio di fili
perpendicolari tra di loro, l'operazione necessaria per
realizzarlo si chiama tessitura.
-
Titolazione
-
è l'operazione che determina il titolo di un filo o di un
filato. Non essendo possibile misurare direttamente la sezione di
una fibra perché facilmente deformabile e il più
delle volte non circolare, si ricorre al titolo per
caratterizzarne la finezza.
-
Tombolo (merletto)
-
è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le
parti d'Italia, con l'ausilio dell'omonimo strumento e delle
fuselle.
-
Tombolo
-
è un cuscino cilindrico tradizionale usato per la
tessitura di pizzi e merletti.
-
Trama
-
è l'insieme di fili che con quelli dell'ordito concorrono
nel formare un tessuto.
-
Treccia
-
è una struttura complessa formata dall'intrecciamento di
tre o più fili di materiale flessibile come tessuto, cavi
o capelli.
-
Tulle (tessuto)
-
tessuto dall'intreccio molto rado e trasparente, tecnicamente è
una garza a giro inglese.
-
Tweed
-
tessuto in lana originario della Scozia, ad armatura saia che
determina la lisca di pesce.
-
Twill
-
nome inglese della saia.
V
- Velcro
-
è un metodo di chiusura inventato da George De Mestral
agli inizi degli anni 1950, è composto di due strisce che
si agganciano tra di loro, una con uncini, l'altra con anelli.
-
Velluto
-
tessuto che presenta sulla faccia del dritto un fitto pelo
(velluto unito) o una serie di anelli (velluto riccio).
-
Velour
-
filato in cui sono inseriti pezzettini di filato peloso che danno
un effetto velluto o tessuto con superficie vellutata.
-
Viscosa
-
è una fibra tessile artificiale cellulosica, ottenuta con
l'impiego di solfuro di carbonio.
Glossario di tessitura
Raccoglie i termini inerenti alla tessitura, all'industria
tessile e ai tessuti.
A
- Abaca
-
sigla AB, fibra proveniente dalle guaine fogliari della Musa
textilis.
-
Acetato
-
sigla AC, fibra d’acetato di cellulosa di cui tra il 74% e
il 92% dei gruppi ossidrilici è acetilato.
-
Acrilico
-
sigla PC, fibra sintetica prodotta a partire da acrilonitrile,
monomero che costituisce almeno l'85% delle unità
ripetitive nella catena polimerica.
-
Alcantara
-
materiale sintetico che imita la pelle di daino.
-
Alfa
-
sigla AL, fibra proveniente dalla foglia della Stipa tenacissima.
-
Alpaca
-
sigla WP, filato prodotto con la lana ricavata da un tipo di
lama.
-
Altezza
-
misura, in una pezza di tessuto, della distanza tra le cimose.
-
Agave sisalana
-
sigla SI, pianta da cui si ricava una fibra tessile, il sisal.
-
Agugliatura
-
è il processo con cui si ottiene industrialmente il feltro
o altri tipi di tessuto non tessuto.
-
Angora
-
sigla WA, filato prodotto con il pelo di un coniglio, molto
morbido e soffice.
-
Arazzo
-
manufatto tessile destinato al rivestimento murario,
tradizionalmente realizzato su telai verticali, con trame
discontinue. Termine generalmente usato per ogni manufatto
decorativo da appendere a parete.
-
Arcolaio
-
vocabolo che indica due strumenti, uno serve a dipanare le
matasse, detto anche aspo, il secondo a filare, detto anche
filerina, filarello.
-
Armatura
-
è un vocabolo che nell'ambito tessile ha due significati:
il primo è il complesso delle operazioni per il montaggio
del telaio, il secondo è il modo di intrecciarsi dei fili
di ordito con quelli della trama.
-
Aspo
-
supporto che arrotola il filo.
B
- Bachicoltura
-
l'allevamento dei bachi da seta.
-
Bandolo
-
estremità del filo avvolto in una matassa.
-
Batavia
-
nome della saia 2:2.
-
Batista
-
tipo di tessuto molto fine, trasparente e leggero di mano
morbida, realizzato in lino ad armatura tela.
-
Beaverteen
-
tipo di fustagno.
-
Binatura
-
si abbinano più trefoli (capi), cioè si mettono
assieme torcendoli più fili sottili (2, 3 o 4) per
ottenere un filato di dimensioni maggiori, le torsioni di ogni
singolo trefolo si stabilizzano evitando l'inconveniente di
vedere il filato torcersi su sé stesso, formando dei
cappi, o un lavoro di maglieria deformarsi, andando in sbieco,
seguendo la torsione di un solo capo.
-
Bisso
-
tessuto realizzato con la seta prodotta da un mollusco.
-
Bottonato
-
filo che ingloba fiocchetti, pallini, che danno l'effetto
bottonato.
-
Bouclet
-
tipo di filato, uno dei due fili che lo compone forma degli
anelli che sporgono con effetto ricciolo.
-
Bourette
-
filato di seta ottenuto dai cascami, la peluria della parte
esterna o interna del bozzolo, viene filata dopo cardatura,
filato grosso e irregolare non ha le caratteristiche di finezza e
lucentezza della bava.
-
Broccato
-
tessuto, apparentato col damasco, con una lavorazione aggiuntiva:
si ottiene con trame supplementari che intervengono solo nelle
zone da decorare, in seta, pesante, da tappezzeria.
C
- Calandratura
-
trattamento di finissaggio con passaggio fra rulli riscaldati che
schiaccia il tessuto dandogli un aspetto lucido come il chintz,
se i rulli hanno inciso un rilievo con la calandratura si possono
ottenere disegni ed effetti speciali come marezzatura o moiré,
goffratura.
-
Calcolo dell'ordito
-
serie di valutazioni e conteggi che portano a determinare il
numero e la lunghezza dei fili d'ordito.
-
Calicot
-
(pronuncia "calicò") detto anche "cencio
della nonna", è un tessuto leggero.
-
Canapa
-
sigla CA, fibra tessile ricavata dalla Cannabis sativa.
-
Canovaccio
-
è un tessuto usato come base o guida per il ricamo.
-
Cantra
-
macchinario fornito di una batteria di rocche, alimenta
l'orditoio che carica tutti i fili dell'ordito, ben tesi e
ordinati, su un subbio.
-
Capo
-
trefolo che compone un filato, può essercene 1 o 2, 3, 4.
-
Cardacci
-
attrezzo per cardare, due assicelle di legno dotate di
impugnatura irte di chiodi, la sfregatura di una contro l'altra
con in mezzo l'ammasso di fibre provvedeva a disticare le fibre
stesse.
-
Cardatura
-
operazione che districa le fibre da filare.
-
Cascame
-
scarto delle lavorazioni.
-
Cashmere
-
sigla WS, lana pregiata detta anche casimiro o kashmir, è
formata dal pelo della capra hircus.
-
Cassa battente
-
o portapettine, parte mobile del telaio in cui è inserito
il pettine.
-
Chiffon
-
stoffa molto leggera, a velo trasparente in armatura tela
prodotta con filati fortemente e diversamente ritorti.
-
Chinè
-
tessuto di seta, ad armatura tela, di colore screziato,
caratterizzato da disegni dai contorni sfumati ottenuti con la
colorazione dell'ordito prima della tessitura anziché con
la stampa sul tessuto già fatto.
-
Chinè
-
filato tinto in matasse con sezioni di uno o più colori
per ottenere l'effetto chinè.
-
Chintz
-
robusto tessuto di cotone, ad armatura tela o raso è
caratterizzato dai colori vivaci e dalla mano lucida, ottenuta
con una forte calandratura.
-
Cimatura
-
trattamento di finissaggio che dà omogeneità al
pelo.
-
Cimossa
-
cimosa o vivagno, bordo di un tessuto (i margini destro e
sinistro dell'ordito).
-
Ciniglia
-
è un termine che indica sia un tipo di filato che un
tessuto realizzato con il filato stesso.
-
Cocco o coir
-
sigla CC, fibra proveniente dal frutto della Cocus nucifera.
-
Coloranti reattivi
-
coloranti per fibre cellulosiche. Prendono il nome di reattivi
perché sono in grado di reagire con il gruppo ossidrile
della cellulosa, formando un legame covalente
-
Cono
-
anima su cui si avvolge il filato nelle rocche, in cartone o
plastica, a volte la sua forma è un tronco di cono.
-
Conocchia o rocca
-
regge la lana per filare con il fuso.
-
Contafili
-
è uno strumento ottico simile ad una lente di
ingrandimento ideato per contare i fili della trama di un tessuto
(numero di fili al centimetro).
-
Cotone
-
sigla CO, si ricava dalla bambagia che avvolge i semi delle
piante del genere gossypium.
-
Cotone gasato
-
tipo di filato di cotone che ha subito una lavorazione
industriale atta a migliorare le sue caratteristiche.
-
Cotone idrofilo
-
o lana di cotone, è un tipo di cotone posto in commercio
dopo essere stato sottoposto a cardatura ed a procedimenti
chimici come il candeggio rendendolo atto all'assorbimento
dell'acqua.
-
Cotone mercerizzato
-
filato di cotone che subisce un trattamento con bagno di soda
caustica.
-
Crêpe
-
filato simile all'organzino ma più fittamente ritorto (da
16 a 32 giri al centimetro), per tessuti crêpe, cioè
increspati.
-
Crêpe
-
nome generico di tessuti, diversi nei materiali e nel peso,
caratterizzati dall'aspetto increspato, granuloso e mosso.
-
Crêpe de chine
-
tessuto ottenuto con l'impiego di trame a torsione alternata,
compatto e pesante si drappeggia bene.
-
Crêpe marocain
-
tessuto pesante, per effetto del filo di trama più grosso
di quello di ordito si creano delle costine ondulate orizzontali.
-
Crêpe satin
-
tessuto morbido, rasato, lucido sul diritto e opaco sul rovescio.
-
Crêpe di lana (crepella)
-
tessuto in lana di vario peso comunque leggero, come per la seta
è la forte torsione del filato che gli dà la
superficie granulosa.
-
Cretonne
-
tessuto di tela forte, bianca o stampata.
-
Crinolina
-
tessuto rado e rigido usato per rinforzi, imbottiture,
sottogonne; il termine indica anche la struttura rigida che
manteneva ampie le gonne nell'Ottocento.
-
Cupro
-
sigla CU, fibra di cellulosa rigenerata ottenuta mediante il
procedimento cuprammoniacale.
D
- Damascato
-
è un tessuto che assomiglia al damasco ma ne differisce
per essere realizzato con filati di diversi colori, per cui
l'effetto di lucido-opaco viene ampliato dall'effetto dei colori.
Costituito da raso di ordito e raso di trama più una o più
armature satinate.
-
Damasco
-
tessuto operato monocolore con disegni stilizzati o floreali ad
effetto di lucido-opaco, armatura seta. Costituito da raso di
ordito e raso di trama.
-
Denaro
-
è l'unità di misura utilizzata in campo tessile,
pari a 0.05g. Lo si utilizza per la titolazione delle fibre
tessili.
-
Denim
-
tessuto che si usa per confezionare i blue-jeans.
-
Dévoré
-
è un tipo di lavorazione del tessuto, il cui nome è
un termine francese, che letteralmente significa "divorato".
Si tratta di un sistema di stampa tessile, il cui scopo è
quello di eliminare ("divorare") una parte del tessuto
-
Doeskin
-
tipo di fustagno che imita le pelle di daino.
-
Doppione
-
bava di seta doppia, prodotta da due bachi che formano il bozzolo
insieme, rarissima, è il materiale che originalmente
componeva lo shantung.
-
Drapperia
-
termine anglosassone, si intende l'insieme dei tessuti necessari
per un uomo per "costruirsi" vestiti e gli altri
oggetti d'abbigliamento.
-
Dritto filo
-
il senso dei fili d'ordito di un tessuto.
-
Dynema
-
fibra sintetica particolarmente adatta alla produzione di cavi da
trazione. Viene in particolar modo utilizzato per applicazioni
sportive quali il Kitesurf e il Parapendio.
E
- Ecopelle
-
(o fintapelle o vinpelle) è un tessuto che ha l'aspetto
della pelle o del cuoio ma non è realizzato con materia
animale può essere composto da un tessuto o una maglina su
cui viene spalmato del materiale plastico.
-
Ecru
-
di colore greggio, filato o tessuto non candeggiato o tinto.
-
Eisengarn
-
è un termine tedesco (in italiano:ferro filato) è
un tipo di materiale di tipo tessile utilizzato in vari campi,
fra cui l'arredamento.
-
Elastan
-
sigla EA, fibra sintetica elastomerica a bava continua costituita
per almeno l'85% della massa da poliuretano segmentato.
-
Emiane
-
tessuto di nascita abbastanza recente, composto di fibre di lino
e fibre di cotone, per ricamo.
-
Etamine
-
nome francese per stamigna.
-
Etichettatura tessile
-
insieme delle indicazioni che obbligatoriamente per legge devono
apparire su apposita etichetta su ogni capo di abbigliamento ed
ogni prodotto tessile messo in commercio.
F
- Faille o faglia
-
è una qualità di taffetà che si presenta più
rigido, abbastanza sostenuto, riconoscibile per rilievi e costine
in trama.
-
Felpa
-
tipo di stoffa con un lato peloso, sovente una maglina.
-
Feltro
-
stoffa realizzata in pelo animale. Non è un tessuto ma
viene prodotto con l'infeltrimento delle fibre.
-
Fettuccia
-
è una striscia sottile di tessuto. Non è tagliata
da una pezza di stoffa ma tessuta con la larghezza necessaria, ha
armatura a tela.
-
Fiandra
-
pregiato tessuto operato monocolore con disegni in lucido-opco
usato per tovagliato.
-
Fibra tessile
-
insieme dei prodotti fibrosi che, per la loro struttura,
lunghezza, resistenza ed elasticità, hanno la proprietà
di unirsi, attraverso la filatura, in fili sottili, tenaci e
flessibili che vengono utilizzati nell'industria tessile per la
fabbricazione di filati.
-
Fibre naturali
-
lana, seta, cotone, lino, canapa, iuta, sisal, rafia.
-
Filanda
-
nome con cui sono conosciuti, nel nord Italia, gli stabilimenti
di lavorazione e filatura della seta.
-
Filaticcio
-
Filo di seta che si ricava dai bozzoli sfarfallati, cioè
bucati dall'uscita della farfalla.
-
Filato
-
insieme di fibre tenute assieme da una torsione a formare un
filo.
-
Filatura
-
sequenza di operazioni necessarie alla trasformazione delle fibre
tessili in filato oppure filo, sia lo stabilimento industriale
(filanda, filatoio) in cui avviene tale lavorazione.
-
Filerina
-
o filandaia o filandera, operaia della filanda.
-
Finissaggio
-
trattamenti compiuti, dopo la tessitura, per migliorare le
caratteristiche di un tessuto.
-
Finta pelle
-
è un tessuto impregnato/spalmato con resine poliuretaniche
che può avere un aspetto simile alla pelle naturale o al
cuoio.
-
Fioccato
-
filato la cui sezione cambia, da sottile a grossa, inglobando
fiocchi o batuffoli.
-
Flanella
-
tessuto leggero, morbido, caldo, con armatura a saia.
-
Follatura
-
operazione che fa parte del processo di finissaggio dei tessuti
di lana, e che consiste nel compattare il tessuto attraverso
l'infeltrimento, per renderlo impermeabile.
-
Frangia
-
è un ornamento tessile posto sul bordo di capi
d'abbigliamento o pezzi d'arredamento.
-
Fresco lana
-
è un tessuto di lana di peso medio o leggero, dall’aspetto
granulare, ingualcibile, poroso e resistente.
-
Fuso
-
serve per filare a mano.
-
Fustagno
-
tessuto con armatura a saia a 3 o a 4, tinta unita, robusto, di
mano scamosciata.
G
- Gabardina
-
tessuto in filato pettinato in tinta unita, di un certo peso e
mano asciutta, per impermeabili.
-
Garza
-
a giro inglese, molto solida; falsa garza a armatura tela; huck
lace produce tessuti traforati, con un'armatura tipo si possono
ottenere, cambiando la movimentazione dei licci, tipi di garze
differenti. Adatti a tende, tovagliato e abbigliamento.
-
Garzatura
-
operazione che fa parte del processo di finissaggio dei tessuti:
consiste nel sollevare le fibre dei fili di un tessuto, per
renderlo morbido e soffice.
-
Georgette
-
tessuto estremamente leggero e sottile, di mano rigida, ad
armatura tela.
-
Gobelin
-
è un tessuto, fatto con un telaio jacquard, che cerca di
imitare gli arazzi Gobelins, per tapezzeria.
-
Gomitolo
-
filo arrotolato a formare una palla, se fatto a mano, di forma
più ordinata (ovale), se fatto industrialmente.
-
Gore-tex
-
tessuto sintetico dalle alte capacità impermeabili e
traspiranti.
-
Gros grain
-
tessuto in tinta unita a dominante d'ordito, segnato da sottili
rigature orizzontali.
-
Gualchiera
-
macchinario di epoca preindustriale, usato per lo più
nella manifattura laniera, ma anche nell'industria della carta.
Serve a follare il panno.
-
Guardia ordito
-
vi sono presenti le lamelle sostenute dal filo, quando vi è
una rottura la lamella cade sul guardia ordito fermando il
telaio.
-
Guernissaggio
-
è un procedimento di finissaggio tessile che consiste nel
sottoporre un tessuto, composto di lana, alla garzatura mediante
cardi vegetali.
I
- Ikat
-
procedimento per la tintura dei filati, diffuso oggi specialmente
fra i popoli malesi ed indonesiani.
-
Industria tessile
-
industria manufatturiera che produce e lavora le fibre tessili.
-
Ingegneria tessile
-
branca dell'ingegneria che sviluppa procedimenti industriali per
produrre materiali tessili (polimeri, fibre, filamenti, filati,
tessuti).
-
Iuta
-
o juta sigla JU, è una fibra tessile naturale ricavata
dalle piante del genere Corchorus.
J
- Joseph Marie Jacquard
-
inventore francese, conosciuto come l'inventore del telaio
automatico Jacquard.
K
- Khadi
-
è un particolare tipo di tessuto indiano. La materia prima
è il cotone, anche se possono essere utilizzate anche la
seta e la lana.
-
John Kay
-
inventore della spoletta volante.
-
Kevlar
-
fibra sintetica polimerica, per abbigliamento sportivo.
L
- Lampasso
-
tessuto antico, operato, di grande pregio, conosciuto dal X
secolo raggiunse la massima diffusione nel XVI secolo.
-
Lana
-
fibra tessile naturale e si ottiene dal vello di ovini (pecore e
di alcuni tipi di capre), conigli e camelidi (cammelli) e alcuni
tipi di lama.
-
Lana cotta
-
è un tipo di stoffa simile al feltro o al panno. Non è
tecnicamente un tessuto, viene ottenuta infeltrendo una pezza,
realizzata con la lavorazione a maglia di filato di lana,
mediante follatura
-
Liccio.
-
parte di un telaio da tessitura. Anche per eseguire un lavoro
semplice, come la tela, devono essere almeno due.
-
Lino
-
sigla LI, fibra tessile ricavata dal linum usitatissimum
-
Loden
-
è un tessuto di lana tipico del Tirolo e dell'Alto Adige.
-
Lucidatura
-
forte calandratura a caldo con l'aggiunta di paraffina, cera o
altri composti chimici per ottenere un aspetto molto lucido.
-
Lyocell
-
fibra prodotta dalla cellulosa frantumata disciolta in
NMMO-monoidrato, un sottogruppo delle fibre di rayon.
-
Lurex
-
è il marchio inventato dalla Dow Badische Company e
introdotto sul mercato dagli anni '40, di un tipo di filato con
un aspetto metallico. Il filo è l'intreccio di più
fibre sintetiche più uno strato di alluminio vaporizzato.
M
- Maglie
-
nel liccio contengono i fori in cui passano i fili.
-
Mano
-
in ambito tessile è il termine con cui si indica la
sensazione al tatto data da un tessuto, da una maglina o da un
filato.
-
Matassa
-
costituita dall'assemblamento ordinato di un ammasso di filo,
disposto a spirale, in forma circolare.
-
Merletto
-
o pizzo è una particolare lavorazione dei filati per
ottenere un tessuto leggero, prezioso e ornato. Può essere
realizzato a mano o a macchina.
-
Messa in carta
-
trascrizione su carta degli schemi delle armature, è un
disegno a quadretti bianchi e neri.
-
Microfibra
-
è il termine utilizzato per definire tecnofibre aventi un
titolo uguale o minore di 1 Dtex. Non indica una fibra tessile in
particolare, il termine non può essere usato
singolarmente, ma solamente accompagnare il nome del polimero che
la costituisce.
-
Modal
-
sigla MD, fibra prodotta a partire dagli anni '60 dalla polpa di
legno degli alberi, essa una varietà del rayon, una fibra
rigenerata dalla cellulosa.
-
Modacrilico
-
sigla MA fibra formata da macromolecole lineari che presentano
nella catena tra il 50% e l’85% in massa del motivo
acrilonitrilico. Ha spiccate caratteristiche antifiamma.
-
Mohair
-
sigla WM, filato con caratteristiche simili alla seta, ricavato
dal pelo della capra d'angora.
-
Moleskin
-
tipo di tessuto di fustagno.
-
Musa textilis
-
detta àbaca o abacà o abakà è una
pianta della famiglia delle Musaceae che produce fibre tessili
chiamate Manila.
-
Museo del Tessuto
-
si trova a Prato in via Santa Chiara ed è uno dei più
importanti a livello nazionale ed europeo sulla storia e lo
sviluppo della tessitura dall'antichità ai giorni nostri.
-
Mussola
-
tessuto molto leggero in armatura tela e a trama molto rada
simile alla garza da medicazione.
N
- Nastro
-
è una sottile striscia di materiale flessibile,
solitamente tessuto ma anche di plastica o carta. Il suo uso è
strutturale: legare, chiudere, reggere o semplicemente
decorativo.
-
Nastro cardato
-
è una banda di fibra tessile, stretta, appiattita e lunga.
La produzione del nastro cardato è un passaggio intermedio
delle operazioni di filatura nell'industria tessile.
-
Nattè
-
o panama (perché simile all'intreccio che caratterizza il
cappello di Panamá) è un tessuto derivato
dall'armatura tela, dal francese, significa cestino. Si ottiene
per ampliamento parinumero dei fili, sia di ordito che di trama.
-
Navetta
-
o spoletta è l'attrezzo che contiene il filato per
tessere. Entrando nel passo aperto tra i fili dell'ordito
permette di inserire il filo di trama e costruire un tessuto.
-
Nido d'ape
-
tessuto a tre dimensioni, in superficie un reticolo in rilievo,
in profondità le nicchie dei buchi. Adatto ad asciugamani
e accappatoi per la capacità di assorbire l'acqua.
-
Nobilitazione
-
esecuzione di trattamenti solitamente di tintura e/o di
finissaggio da parte di apposite aziende allo scopo di conferire
o migliorare una o più caratteristiche di un prodotto
tessile.
-
Nylon
-
sigla PA, è una famiglia di polimeri sintetici.
O
- Orbace
-
è un tessuto di lana follato tipico della Sardegna.
-
Ordito
-
o catena è l'insieme di fili che insieme a quelli della
trama concorrono nel formare un tessuto.
-
Orditoio
-
attrezzo che permette di preparare l'ordito.
-
Organza
-
tessuto sottile e trasparente, ad armatura tela, realizzato con
il filato di seta organzino.
-
Organzino
-
filo ritorto in un senso accoppiato e ritorto con un altro filo
nel senso opposto (4 giri al centimetro), usato per l'ordito.
-
Oxford
-
tessuto per camicie caratterizzato dall'armatura nattè con
fili d'ordito colorati e fili di trama bianchi.
P
- Panno
-
tessuto di lana che viene follato (infeltrito) per renderlo
impermeabile e garzato per ottenere un lato peloso.
-
Panno casentino
-
tradizionale tessuto di lana tipico del Casentino.
-
Panno grosso bergamasco
-
tessuto pregiato ruvido, caldo e molto robusto.
-
Panno lenci
-
stoffa colorata, morbida, resistente e leggera, non essendo
tessuta è un feltro.
-
Passamaneria
-
è composta da molti tipi di bordure che servono per
decorare o rifinire abiti o oggetti.
-
Passina
-
sottile uncino (simile ad un uncinetto) o piattina in metallo
(con una cava) che serve per far passare il filo nelle maglie dei
licci e nelle fessure del pettine.
-
Passo (tessitura)
-
varco che si apre tra i fili d'ordito in un telaio per permettere
l'inserimento del filo di trama.
-
Pedale
-
in un telaio artigianale muove, schiacciandolo, uno o più
licci a cui è collegato.
-
Pelliccia ecologica
-
indica un tessuto che imita la pelliccia di animale. Generalmente
prodotto con fibre naturali (cotone), artificiali (viscosa) e
sintetiche (acrilico e modacrilico)
-
Peluche
-
tessuto formato da fibre naturali o sintetiche, caratterizzato da
un pelo lungo e morbido.
-
Pence
-
pronuncia pèns, piega pinzata, cucita, fatta nei punti di
un vestito dove serve per modellarlo sulla forma del corpo.
-
Percalle
-
tessuto ad armatura tela, di medio peso, molto fine e compatto,
di mano liscia; la caratteristica di finezza e compattezza è
dovuta all'alto numero di fili per centimetro (tra 70 e 80).
Viene utilizzato principalmente per lenzuola e biancheria da
letto.
-
Pettinatura
-
fase di lavorazione del nastro cardato o trattamento di
finissaggio che indirizza il pelo nella stessa direzione.
-
Pettine
-
parte del telaio, serve per battere avvicinare e compattare i
fili di trama.
-
Pettine liccio
-
parte di un particolare telaio per tessitura chiamato a pettine
liccio.
-
Pettine separatore
-
serve a mantenere una distribuzione costante dei fili di ordito
mentre li si stanno caricando sul subbio.
-
Pezzotto
-
è un tappeto tessuto con stracci.
-
Pibiones
-
è una tecnica tradizionale di tessitura a grani tipica
della Sardegna.
-
Pied de poule
-
tessuto con disegno a zampa di gallina, saia in cui si montano
fili colorati, 4 bianchi e 4 neri.
-
Pile
-
tessuto in fibra sintetica (polartec) usato principalmente per
abbigliamento sportivo.
-
Piqué
-
è un tessuto di cotone con motivi in rilievo, rombi,
quadrati, puntolini, generalmente bianco.
-
Pizzo
-
o merletto, tessuto con particolare tramatura, che disegna sul
prodotto degli intarsi con varie fantasie.
-
Pois
-
dal francese significa piselli, disegno a pallini, grossi punti
distribuiti regolarmente sul tessuto.
-
Poliammide
-
polimero di Nylon: tessuto forte, duttile e molto resistente: è
artificiale: la sigla è PA
-
Popeline
-
è un leggero tessuto di cotone di mano fresca e asciutta,
per la confezione di camicie.
R
- Ràfia
-
fibra tenace e grossolana, impiegata nell'industria dei cordami e
degli articoli da intreccio, come stuoie e borse.
-
Ramia
-
fibra vegetale usata da migliaia di anni nell'estremo oriente.
-
Rapporto
-
il rapporto d'armatura è il numero minimo di fili d'ordito
e di trama necessario per rappresentare l'armatura.
-
Rasatello
-
tessuto di cotone in armatura raso da 5, peso medio, molto
liscio.
-
Raso
-
o satin è un tessuto fine, lucido, uniforme, dalla mano
morbida. Costruito con armatura a raso, in cui i punti di
legatura sono radi e largamente distribuiti così da
apparire nascosti.
-
Rasatura
-
trattamento di finissaggio che pareggia il pelo estratto dalla
garzatura.
-
Rattinatura
-
trattamento di finissaggio che con pressione e strofinio crea dei
riccioli sul pelo come nel panno casentino.
-
Rayon
-
fibra artificiale trasparente che si ottiene dalla cellulosa.
-
Ricamo
-
è il prodotto del disegno con l'ago su un tessuto.
-
Riduzione
-
numero di fili al centimetro, sia per trama che per ordito.
-
Rigenerato
-
filato o tessuto fatto con lana rigenerata, ossia ricavata da
cascami, sfridi o da abiti usati.
-
Ritorto per trama
-
filato composto da uno o più fili e ritorto in un solo
senso (da 8 a 16 giri al centimetro).
-
Ritorto singolo
-
filato ritorto in un solo senso con un numero di torsioni
variabili a secondo della qualità, per tessuti lisci e
sottili.
-
Rocca (tessile)
-
formato per uso industriale, il filato è avvolto su di un
cono di cartone o plastica, da 500 g. a 2 kg.
-
Rocchetto
-
è un supporto su cui si avvolge il filo, formato da
un'anima cilindrica e due ali che danno lo spallamento laterale.
S
- Saia
-
è un tipo di tessuto caratterizzato dalla diagonale. Si
chiama anche saglia, sargia, spiga, diagonale, levantina,
batavia, in inglese è twill. La saia è la seconda
armatura base, con tela e raso, ha andamento diagonale, con un
dritto e un rovescio, uno a effetto di trama e l'altro a effetto
di ordito.
-
Sanfor
-
operazione eseguita su tessuto in pezza allo scopo di migliorare
i rientri al lavaggio.
-
Sartoria
-
laboratorio dove si confezionano abiti su misura.
-
Sbieco
-
o tralice, significa di traverso, non per il senso ortogonale del
tessuto.
-
Sciamito
-
tessuto medievale composto da più trame.
-
Seersucker
-
tessuto di cotone usualmente a righe, usato per confezionare
indumenti estivi.
-
Serabend
-
è una categoria di tappeti persiani prodotti in una
regione a ovest di Malayer, il cui centro principale è
Mal-e-Mir.
-
Seta
-
sigla SE, fibra naturale proteica di origine animale con la quale
si possono ottenere tessuti tendenzialmente pregiati.
-
Shantung
-
tessuto di seta selvaggia (tussah), di colore unito,
caratterizzato da una superficie ruvida, molto irregolare e
dall'aspetto grezzo.
-
Shappe
-
filato che si produce con i bozzoli danneggiati (dove non è
possibile avere la bava continua) e cascami di lavorazione.
-
Slegatura
-
passaggio di una trama sopra più orditi, o di un ordito
sopra più colpi di trama.
-
Smerigliatura
-
trattamento di finissaggio che dà un aspetto scamosciato,
come nel fustagno.
-
Spina di pesce
-
armatura a saia spezzata.
-
Spoletta volante
-
o navetta lanciata (in inglese flying shuttle) è un
congegno inventato nel 1733 da John Kay per consentire la
tessitura automatica.
-
Spugna
-
tessuto con anelli di filo che gli permettono di assorbire
l'acqua.
-
Stamigna
-
tessuto ad armatura tela con fili radi, di mano molle e medio
peso.
-
Stampa tessile
-
processo di applicazione del colore su pezze di tessuto per
ottenere disegni definiti.
-
Stramma
-
sparto o tagliamani, fibra con cui si fanno cappelli e stuoie. È
una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle graminacee,
ha culmi cespugliosi, foglie lineari tenaci e margini ruvidi.
-
Stoppino
-
è una sottile banda di fibra tessile leggermente ritorta,
con sezione cilindrica, assomiglia ad un grosso filo ma non ne ha
le caratteristiche di resistenza per la bassa torcitura.
-
Subbio
-
parte di un telaio da tessitura, sono due, uno porta i fili
dell'ordito, l'altro arrotola il tessuto già fatto.
-
Summer and winter
-
armatura con almeno quattro licci, gioca sul contrasto tra i fili
chiari e scuri che creano disegni geometrici. Tipica degli Stati
Uniti dove veniva utilizzata per la tessitura di copriletti con
un lato tendenzialmente chiaro, per l'estate, e il rovescio
tendenzialmente scuro per l'inverno.
T
- Taffetà
-
tessuto di seta, ad armatura tela, di mano lucida e frusciante.
-
Tapa (tessuto)
-
è il termine utilizzato per chiamare un tessuto tipico
delle isole Hawaii e Fiji.
-
Tappeto
-
è un grosso tessuto di materiale vario, usato per
ricoprire pavimenti, tavoli e superfici simili.
-
Tartan
-
è un particolare disegno dei tessuti in lana delle
Highland scozzesi. Il kilt, il tipico gonnellino scozzese, è
realizzato in tartan.
-
Tecnofibre
-
prendono il nome di tecnofibre le fibre fatte dall'uomo, possono
essere sintetiche o artificiali.
-
Tela
-
modo più semplice con cui si possono intrecciare i fili di
trama e ordito per costruire un tessuto.
-
Tela Aida
-
è il tessuto che costituisce supporto principale per il
ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce.
-
Tela Bandera
-
tessuto di fibre naturali (cotone o lino), dalla trama regolare,
usato per il ricamo Bandera.
-
Tela cerata
-
tela impregnata con cera, catrame o olio per renderla
impermeabile.
-
Tela olona
-
tela grezza di canapa usata un tempo per le vele.
-
Telaio
-
macchina utilizzata per la produzione di tessuti, ottenuti
tramite opportuno intreccio di due serie di fili tra loro
perpendicolari, denominati trama ed ordito.
-
Telaio a pesi
-
è il tipo di telaio che veniva usato nell'antichità.
-
Telaio a pettine liccio
-
tipo di telaio per la tessitura artigianale.
-
Telaio a tensione
-
in centro e sud America è il telaio tradizionale, la
tensione dell'ordito viene ottenuta dal tessitore tirando col
peso del proprio corpo i fili che vengono legati a un punto fisso
(albero o chiodo).
-
Telaio Jacquard
-
è un tipo di telaio per tessitura che ha la possibilità
di eseguire disegni complessi.
-
Telaio verticale
-
viene a tutt'oggi utilizzato in Asia Minore e nel Nord Africa per
la tessitura dei tappeti e dagli indiani Navajo per confezionare
la loro famose coperte.
-
Tempiale
-
asticella di misura regolabile munita di dentini alle estremità,
serve ad impedire il ritiro del tessuto durante la lavorazione.
-
Terital
-
o Terilene, era il marchio commerciale con cui la Rhodiatoce
commercializzava le proprie fibre poliestere.
-
Tessitura
-
l'arte di costruire un tessuto. Si ottiene con l'intreccio dei
fili di ordito con quello di trama.
-
Tessuti antipiega
-
tessuti che non richiedono stiratura dopo il lavaggio. Si
ottengono con procedure particolari
-
Tessuto
-
manufatto realizzato tramite un intreccio di fili. È
costituito da due elementi: l'ordito o catena, ovvero l'insieme
di fili tesi sul telaio, e la trama, unico filo che percorre da
una parte all'altra l'ordito.
-
Tessuto Jersey
-
non è un tessuto ma una maglina.
-
Tessuto non tessuto
-
(TNT in acronimo) è il termine generico per indicare un
prodotto industriale simile a un tessuto ma ottenuto con
procedimenti diversi dalla tessitura (incrocio di fili di trama e
di ordito tramite telaio) e dalla maglieria.
-
Testurizzazione
-
è un procedimento tessile atto a conferire specifiche
caratteristiche applicative ai fili continui. Trattandosi di
procedimento termo-meccanico, si presta particolarmente per le
fibre chimiche che, per la loro termoplasticità, assumono
una deformazione permanente delle singole bave componenti.
-
Tex
-
unità di misura per la densità lineare delle fibre,
titolo.
-
Tintura
-
operazione che permette di dare o cambiare colore a materiali per
mezzo di un bagno, liquido in cui sono disciolti coloranti. Si
applica a molti materiali come cuoio, pelli, legno, capelli, ma
l'ambito più importante è quello che interessa le
fibre tessili, i filati e i tessuti.
-
Tintura a riserva
-
è un metodo di tintura parziale applicato a tessuti e
filati, ottenuto con l'impermeabilizzazione o la legatura come
nel batik o nel tie end dye.
-
Tira pezza
-
parte di un telaio che avvolge il tessuto preparato.
-
Tiraz
-
era una officina in cui si producevano tessuti di alta qualità
durante la dominazione araba in Sicilia.
-
Titolazione (tessile)
-
operazione che determina il titolo di un filo o di un filato. Non
essendo possibile misurare direttamente la sezione di una fibra
perché facilmente deformabile e il più delle volte
non circolare, si ricorre al titolo, cioè al rapporto
(peso/lunghezza) per caratterizzarne la finezza.
-
Tombolo
-
è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le
parti d'Italia. Con il termine tombolo si indicano sia il
merletto in sé che lo strumento usato per realizzarlo.
-
Trama
-
insieme di fili che con quelli dell'ordito concorrono nel formare
un tessuto.
-
Triacetato di cellulosa
-
sigla TA, fibra d’acetato di cellulosa di cui almeno il 92%
dei gruppi ossidrilici è acetilato.
-
Trattura
-
srotolamento della bava di seta dal bozzolo.
-
Tulle (tessuto)
-
tessuto dall'intreccio molto rado e trasparente, tecnicamente è
una garza a giro inglese.
-
Tussah
-
è il filato di seta che si ricava dalla dipanatura dei
bozzoli prodotti da bruchi che vivono allo stato selvatico.
-
Tweed
-
tessuto in lana originario della Scozia, ad armatura saia che
determina la lisca di pesce.
-
Twill
-
nome inglese della saia.
-
Tyvek
-
è un tessuto non tessuto creato e brevettato dalla DuPont
che ne ha registrato anche il marchio.
V
- Velcro
-
è un metodo di chiusura inventato da Georges de Mestral
agli inizi degli anni 1950, è composto di due strisce che
si agganciano tra di loro, una con uncini, l'altra con anelli.
-
Velluto
-
tessuto che presenta sulla faccia del dritto un fitto pelo
(velluto unito) o una serie di anelli (velluto riccio). Si può
suddividere in diversi tipi fra i quali il più famoso è
chiamato velluto soprarizzo. Esiste anche il velluto negativo
dove il disegno è dato dal fondo e il velluto
controtagliato.
-
Velour
-
tessuto dalla superficie pelosa.
-
Velure
-
filato in cui sono inseriti pezzettini di filato peloso che danno
un effetto velluto.
-
Verghe di incrocio
-
due asticelle legate che mantengono l'incrocio dell'ordito, e
quindi l'esatta sequenza dei fili, durante il montaggio
(armatura) dell'ordito.
-
Viscosa
-
è una fibra tessile artificiale cellulosica, ottenuta con
l'impiego di solfuro di carbonio.
-
Vivagno
-
altro nome della cimossa.
Glossario di merletto
Raccoglie i termini inerenti agli strumenti, tecniche, punti
della lavorazione dei merletti, trine, pizzi e intrecci
B
- Balza
-
(fr. “galon”) pizzo di piccola o media altezza con
due smerli identici e simmetrici.
-
Balza dritta
-
(fr. “entre deux”) pizzo di piccola o media altezza
con due smerli dritti.
-
Banda
-
pizzo di piccola o media altezza con un bordo dritto e uno smerlo
dall’altro. Il bordo dritto può avere anche una
leggera ondulazione oppure uno smerlo più piccolo e
leggero rispetto allo smerlo opposto.
C
- Chiacchierino
-
è un tipo di merletto costruito con una serie di anelli,
nodi e catene. Pizzo da decorazione adatto a bordure, serve a
rifinire centrini, tende e colletti.
-
Centrino
-
è un piccolo manufatto tessile d'arredamento realizzato
come merletto o ricamo. Di forma solitamente rotonda o
tondeggiante (ovale o composita) raramente spigolosa (quadrato o
rombo) si appoggia su mobili come credenze, comò o tavoli.
D
- Dentelles
-
pizzo a tombolo tradizionale di Cogne.
F
- Filet
-
è un tipo di merletto dalla caratteristica quadrettatura.
Costruito su una rete detta modano con spazi riempiti a ricamo.
-
Fuselli
-
specie di rocchetti in legno sui quali vengono avvolti i singoli
fili nella lavorazione a tombolo.
L
- Laize
-
pizzo di altezza grande (+/- 110 cm o 160 cm), senza smerlo.
M
- Macramè
-
è il nome dei merletti tipici della Liguria.
-
Merletto a tombolo
-
è un pizzo fatto a mano che viene realizzato in tutte le
parti d'Italia.
P
- Passamaneria
-
è composta da molti tipi di bordure che servono per
decorare o rifinire abiti o oggetti.
-
Pizzo di Cantù
-
pizzo a tombolo originario della cittadina brianzola Cantù.
-
Puncetto
-
è un pizzo ad ago tipico della Valsesia. Il nome viene dal
diminutivo della voce dialettale "punc" che vuol dire
"punto" da cui "piccolo punto".
-
Puntina
-
pizzo di piccola altezza con due smerli non necessariamente
identici e simmetrici.
-
Punto intaglio aquilano
-
è caratterizzato da una rete larga fatta di treccine o
travette con pippiolini con disegni non geometrici.
-
Punto antico aquilano
-
è caratterizzato da disegni non geometrici che disegnano
fiori, volute, ornati, inseriti in una leggerissima rete (tulle)
che dà risalto agli stessi.
-
Punto nuovo o torchon
-
è caratterizzato da disegni geometrici spesso delineati da
un filo più spesso (cordone), inseriti in varie reti di
fondo.
R
- Reticello
-
è una trina ad ago di origine veneziana.
T
- Tombolo (strumento)
-
è uno strumento di lavoro tradizionale usato per la
tessitura di pizzi e merletti.
-
Tombolo aquilano
-
è un merletto lavorato a fuselli che rientra nella
categoria dei merletti a fili continui.
-
Treccia
-
è una struttura complessa formata dall'intrecciamento di
tre o più fili di materiale flessibile.
-
Trina ad ago
-
tipo di merletto eseguito con l'ausilio di un ago, esempio il
reticello o l'Aemilia ars.
V
- Volant
-
pizzo d’altezza grande (a partire da +/- 40cm). Può
essere con un bordo dritto oppure con uno smerlo più
piccolo e differente rispetto allo smerlo opposto, più
grande e importante. Può anche avere due bordi identici e
simmetrici.
Glossario di arazzeria
Questo è un glossario di arazzeria che raccoglie i
termini inerenti alla tessitura degli arazzi.
A
- Enrico Accatino
-
pittore, scultore, progettista e teorico dell’educazione
artistica italiano, si è dedicato alla progettazione e
preparazione di cartoni per arazzi.
-
Aggiunta
-
aggiunta di colorante in un bagno di tintura.
-
Apertura della bocca
-
apertura del passo in un telaio a basso liccio.
-
Arazzeria Scassa
-
arazzeria di Asti fondata nel 1957.
-
Arazzo
-
manufatto tessile destinato al rivestimento murario,
tradizionalmente realizzato su telai verticali, con trame
discontinue. Termine generalmente usato per ogni manufatto
decorativo da appendere a parete.
-
Arazzo dell'apocalisse
-
ciclo di arazzi realizzato alla fine del XIV secolo che si ispira
all'apocalisse di San Giovanni, esposto ad Angers in Francia. E
uno dei più importanti cicli di arazzi del medioevo.
-
Aspo
-
o arcolaio, attrezzo con ruota per preparare rocchetti e
navettine.
-
Assortimento
-
scelta nel magazzino di assortimento tutte le gradazioni di
colore necessarie, tenendo conto, non solo della rispondenza con
la sfumatura del cartone ma anche dei rapporti di tono con le
tinte vicine.
-
Avanzamento
-
parte del lavoro più avanzata rispetto alla media, fatta
per seguire il disegno.
-
Avvolgere
-
arrotolare la parte del lavoro già fatto sul curlo
inferiore o anteriore.
B
- Bacchetta
-
bacchetta in metallo che serve a fermare l'inizio o la fine
dell'ordito nella gola del curlo.
-
Banco da disegno
-
pianale posto sotto l'ordito nella parte anteriore di un telaio a
basso liccio, regge il cartone.
-
Barca
-
vasca rettangolare usata per la tintura.
-
Bastone
-
antica unità di misura usata per misurare la superficie
degli arazzi.
-
Bastone d'incrocio
-
serve a separare le due serie anteriore e posteriore nell'ordito
in un telaio ad alto liccio.
-
Bastone di lisaggio
-
bastone su cui sono infilate le matasse durante la tintura.
-
Bastone di sezione
-
collegato ad una singola sezione dei licci in un telaio a basso
liccio.
-
Bobina
-
grosso rocchetto in legno che porta il filo per la preparazione
delle navettine o dei brocci.
-
Bollitura
-
tingere alla bollitura tingere con bagno superiore a 100°.
-
Bordura
-
bordo in tinta unita che circonda la parte disegnata in un
arazzo.
-
Broccio
-
navetta per telaio ad alto liccio consiste in una spoletta in
legno, appuntita ad una estremità e con un ingrossamento a
pallina dall'altra per trattenere il filo, molto simile alla
fusella di un tombolo.
C
- Caccia all'unicorno
-
ciclo di arazzi realizzato tra il 1495 e il 1505. I sette
pannelli che compongono l'insieme mostrano un gruppo di nobili
che con i cani cacciano e catturano un unicorno.
-
Corrado Cagli
-
è stato un pittore italiano le cui opere sono state
riprodotte su arazzi.
-
Campionamento
-
scelta dei colori necessari fatta tra i filati del magazzino di
campionamento.
-
Campionario
-
risultato del campionamento, prodotto in tre esemplari.
-
Cangiante
-
filato di colore cangiante ottenuto unendo più fili di
colore differente.
-
Capo
-
numero dei trefoli che compongono un filo.
-
Cartone d'arazzo
-
modello in misura reale dell'arazzo.
-
Catena
-
o ordito, insieme dei fili tesi sul telaio.
-
Caviglia
-
piccolo gancio in metallo per fermare le bacchette nella gola del
curlo.
-
Ceduta
-
scalamento delle trame che forma un avanzamento del lavoro a
trapezio.
-
Chant du monde
-
ciclo di arazzi creati da Jean Lurçat. Iniziato nel 1957
con i suoi dieci pannelli è la più grande opera di
arazzeria contemporanea.
-
Chiaro
-
il tono più chiaro di un colore.
-
Chiaroscuro
-
porzione di arazzo giocata tono su tono.
-
Ciambella
-
cuscino imbottito che serve al tessitore per evitare il contatto
diretto di torace e stomaco con la parte di arazzo già
tessuta nel telaio a basso liccio.
-
Ciclo
-
serie di arazzi concepiti per formare un insieme rappresentativo.
-
Cimosa
-
bordo laterale, montante per l'ordito e orizzontale per la trama.
-
Colorante
-
materiale usato per tingere, un tempo di origine vegetale o
animale e oggi chimica.
-
Colorista
-
esperto che provvede al campionamento.
-
Contesto
-
consistenza dell'arazzo, può essere fine o grosso in
rapporto alla misura dei filati utilizzati.
-
Contornare
-
fare i contorni di una parte del disegno.
-
Cornice
-
o contorno, motivo di decorazione che circonda l'arazzo.
-
Cordicella
-
collega il bastone di sezione con il bastone dei licci.
-
Cotone ritorto
-
si utilizza per la preparazione dell'ordito, un tempo si usavano
anche il lino e la lana.
-
Cucitura
-
fase di rifinitura eseguita da operaie specializzate, le
cucitrici, che provvedono a bloccare tutti i fili del retro e a
cucire le slabbrature.
-
Curlo
-
o subbio, cilindro su cui si avvolge l'ordito e la parte già
tessuta.
-
Cuscino del tessitore
-
cuscino appoggiato sulla panca di legno del telaio a basso
liccio.
E
- Erulo Eroli
-
fu un pittore ed arazziere romano.
F
- Fascio
-
mazzo di fili dell'ordito, o una delle due serie, pari e dispari.
G
- Gamba di forza
-
congegno che neutralizza le flessioni dei curli in telai di
grandi dimensioni.
-
Ghiera
-
rinforzo in metallo che fascia l'estremità del curlo.
-
Gobelin
-
è un tessuto, fatto con un telaio Jacquard, che cerca di
imitare gli arazzi Gobelins, per tapezzeria.
-
Gola
-
fessura longitudinale del curlo dove si posiziona la bacchetta
che porta l'ordito.
-
Grana
-
aspetto esteriore dell'arazzo determinato dalla dimensione dei
fili utilizzati.
I
- Imborso
-
il ritiro quando il pezzo viene tolto dal telaio, è
maggiore nel senso dell'ordito che in quello della trama.
-
Increspatura
-
causata dalla diversa tensione dei fili d'ordito, quando l'arazzo
viene levato dal telaio i fili che erano più tesi si
ritirano creando una goffratura.
-
Incrocio (ordito)
-
apertura dei due fasci d'ordito.
-
Incrocio (trama)
-
operazione di legatura di due zone di colore diverso per evitare
una slegatura.
-
Inserzione
-
inserimento di un filo di trama nel passo, due inserzioni fanno
una passata.
-
Inserzione di catena
-
alcune trame molto tese che servono, prima di cominciare a
tessere, a regolare la tensione dei fili d'ordito.
-
Invergare
-
prendere con la mano l'incrocio dei fili d'ordito per
trasportarli sull'orditoio.
J
- Jean Lurçat
-
pittore e cartonnier francese è conosciuto come
rinnovatore dell'arazzeria moderna e produttore di cartoni
d'arazzo, per i quali mise a punto un innovativo sistema di
cartone cifrato, disegnato in bianco e nero e riportante numeri
che corrispondono ai colori.
L
- La dama e l'unicorno
-
ciclo di arazzi fiamminghi della fine del XV secolo. Una delle
più importanti opere di arazzeria del medioevo europeo.
-
Lana
-
materiale usato per la trama.
-
Levata
-
quando si toglie l'arazzo dal telaio tagliando i fili d'ordito.
-
Liccio
-
maglia in spago che serve a muovere i fili d'ordito.
-
Lino
-
utilizzato con titolo finissimo per la cucitura delle slegature.
M
- Magazzino di assortimento
-
o di campionamento, contiene tutti i filati di tutte le
gradazioni di colore necessarie.
-
Manifattura dei Gobelins
-
è uno storico laboratorio di tessitura di arazzi francese.
Si trova al numero 42 di Avenue des Gobelins nel XIII
arrondissement di Parigi. Fu creata nel 1607 per volontà
di Enrico IV.
-
Manifattura di Beauvais
-
situata nella città di Beauvais in Francia fu un
importante laboratorio di tessitura di arazzi, seconda solamente
alla manifattura dei Gobelins di Parigi. Nacque sotto la
direzione generale di Jean-Baptiste Colbert, ministro della
finanze di Luigi XIV, nel 1664.
-
Matassa
-
si carica sull'aspo per preparare le navettine.
-
Mescolatore
-
sorta di mestolo con lungo manico per muovere il materiale nel
bagno di tintura.
-
Montare
-
scurire con aggiunte il colore nella tintura.
-
Motivo orizzontale
-
disegno nel senso della trama.
-
Motivo verticale
-
disegno nel senso dell'ordito.
N
- Navettine
-
nel telaio a basso licco sono le piccole spolette (un corto
bastoncino) con il filo di trama, sono molte, una per ogni colore
locale.
O
- Ombreggiatura
-
intreccio di due colori che si compenetrano.
-
Ordito
-
o catena, complesso dei fili tesi sul telaio.
-
Orditoio
-
dispositivo munito di caviglie (pioli) in legno su cui si prepara
l'ordito.
-
Orditura
-
preparazione sull'orditoio dei mazzi di fili della lunghezza
necessaria e del numero corrispondente alle portate e alla
larghezza.
-
Organo di tensione
-
insieme dei congegni che permette l'allontanamento dei curli con
conseguente tensione dell'ordito.
P
- Pacco
-
o intrecciato, blocco di matasse legate pesante 550 g. circa.
-
Paletto dei licci
-
nel telaio ad altoliccio serve a collegare le singole maglie dei
licci.
-
Passaggio
-
zona intermedia tra toni di colore, si ottiene con un colore
intermedio o con un tratteggio.
-
Passata
-
andata e ritorno del filo di trama, cioè due inserzioni.
-
Passo
-
apertura simultanea di due sezioni in un telaio a basso liccio.
-
Pedale
-
o marcia o calcola, listello di legno che schiacciato permette
l'abbassamento di un liccio.
-
Peluria
-
fibre che sporgono dalla superficie dell'arazzo, viene eliminata
con l'uso e la spazzolatura.
-
Pettine
-
consiste in un blocchetto di legno duro o avorio, oggi plastica,
di una dimensione che può stare comodamente in mano,
appiattito ad una o ad entrambe le estremità dove sono
tagliati i denti che servono per compattare le trame.
-
Pettinino
-
in metallo, serve per avvicinare ogni passata solo nel telaio a
basso liccio.
-
Piana
-
parte dell'ordito compresa tra la fine della tessitura e il curlo
di riserva.
-
Piantane
-
spalle che reggono i curli e con essi costituiscono il telaio ad
alto liccio.
-
Picchè
-
effetto ottenuto con un navettina su cui sono stati binati due
colori contrastanti.
-
Portata
-
gruppo di 12 fili in cui è divisa la sezione, un numero
alto nelle portate indica quanto è fine la grana.
-
Punteggiatura
-
modo di tessere che produce una specie di piccola quadrettatura.
-
Punteruolo
-
attrezzo in metallo per regolare la tensione dei fili d'ordito.
R
- Raggi
-
nel disegno sono sottili tratti (righe) orizzontali o verticali.
-
Rammendatura
-
opera di restauro di superficie danneggiata in cui si
ricostruisce la trama con un ago.
-
Rastrelliera
-
struttura su una parete dove sono posizionate le rocche o i
rocchetti raggruppate per gruppi di colore.
-
Regolare
-
distribuire col puteruolo i fili d'ordito in modo che siano
equidistanti.
-
Riccio
-
punto che accavalla due fili d'ordito usato per disegnare una
linea obliqua o curva.
-
Ripassatura
-
ultimo trattamento di finitura di un arazzo, consiste in una
stiratura con un ferro molto pesante.
-
Ritorto composto
-
filati di cotone ritorto che vengono ritorti ancora insieme per
ottenere un filato più stabile.
-
Rocca
-
cono o tubo di cartone su cui è avvolto il filo che ha
sostituito i rocchetti nell'uso industriale.
S
- Saltarella
-
specie di bilancino che guida i movimenti dei licci in un telaio
a bassi licci.
-
Saltarello
-
in un telaio ad alto liccio è un cricco che blocca
l'ingranaggio dentato del curlo.
-
Schizzo
-
schema in scala ridotta che precede l'esecuzione del cartone.
-
Scuro
-
la tonalità più scura di un colore, esempio lo
scuro dei blu.
-
Segno di confronto
-
segno a matita che permette di allineare correttamente il cartone
all'ordito.
-
Seta
-
materiale usato per la trama nel passato, oggi si utilizza solo
per effetti di contrasto.
-
Sezione
-
settore in cui è suddivisa la catena d'ordito, misura 40
cm.
-
Sfumatura
-
passaggio graduale ottenuto con toni intermedi tra una zona scura
e una chiara.
-
Slegatura
-
spazio vuoto che si viene a creare quando due zone di colore
adiacenti non vengono legate con l'intreccio dei due fili di
trama.
-
Spazzolatura
-
serve a eliminare ogni residuo di filato o peluria quando si
toglie il pezzo finito dal telaio.
-
Sperone
-
serve a fissare al pavimento le piantane di un telaio a bassi
licci.
-
Specchio
-
per controllare il lavoro.
-
Spina
-
pezzo di legno che serve a intrecciare o torcere la matasse.
T
- Tamburo
-
in un arcolaio o aspo è la gabbia che regge le matasse.
-
Tavola da disegno
-
vedi Banco da disegno.
-
Tela
-
pesante tela fissata al curlo anteriore che serve a poteggere la
parte già tessuta in un telaio a basso liccio.
-
Telaio a basso liccio
-
tipo di telaio per arazzi con l'ordito disposto in orizzontale.
-
Telaio ad alto liccio
-
tipo di telaio con l'ordito posto in verticale.
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Tirata
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apertura manuale dei licci nel telaio ad alto liccio.
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Titolazione
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indica la misura di un filato.
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Tonalità
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una serie di sfumature di colore degradanti.
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Trama
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filo che negli arazzi copre completamente l'ordito.
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Tratteggio
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compenetrazione di forma triangolare, più o meno
allungata, di due colori adiacenti.
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Traversa
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sostiene le saltarelle nel telaio a basso liccio.
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Treccia
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sezione d'ordito legata a catenella per trasportarla
dall'orditoio al telaio.
U
- Unito
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zona dove il tessuto si presenta uniforme.
Cronologia della tecnologia tessile
Cronologia della tecnologia tessile.
Neolitico: il fuso a piattello viene usato per filare
fibre vegetali che vengono tessute su telai a pesi.
c. 3000 a. C. - La ruota per filare comparve per la prima
volta in Cina per effettuare la trattura della seta.
c. 200 - In Cina primi esempi di stampa tessile con
blocchi di legno su seta.
c. 500 - In India si comincia ad usare il charka per
filare.
600 - In Egitto si stampa su tessuto con sagome in legno.
1210 - prime rappresentazioni di arcolaio in Cina.
1224 - introduzione dell'arcolaio in Francia e in Italia
1470 - prima rappresentazione di arcolaio ad alette in
Inghilterra.
1589 - William Lee inventa la stocking frame prima
macchina per maglieria.
1733 - John Kay brevetta la spoletta volante.
1738 - Lewis Paul brevetta il draw roller.
1764 - James Hargreaves o Thomas Highs inventa la spinning
jenny, filatrice con più fusi, (brevettata nel 1770).
1767 - John Kay inventa la spinning frame.
1769 - Richard Arkwright inventa la water frame, filatrice
mossa da forza idraulica.
1779 - Samuel Crompton inventa la spinning mule, macchina
automatica per filare che porta trenta fusi, nata
dall'ibridazione tre la spinnig jenny e la water frame.
1784 - Edmund Cartwright inventa il power loom, telaio
mosso da energia idraulica.
1785 - Il processo di stampa tessile con un cilindro
inciso viene brevettato da Thomas Bell in Inghilterra.
1787 - Al filatoio viene applicato il motore a vapore
1794 - Eli Whitney brevetta la cotton gin (sgranatrice del
cotone), per separare la fibra di cotone dal resto della pianta.
1801 - Joseph Marie Jacquard brevetta il telaio Jacquard.
1806 - la bobbinet machine che produce il tulle, è
messa a punto da John Heathcoat.
1813 - William Horrocks sviluppa il telaio meccanizzato.
1816 - Francis Cabot Lowell costruisce il primo telaio
meccanizzato negli Stati Uniti.
1856 - William Henry Perkin immette sul mercato col nome
di malveina il primo colorante sintetico, un'anilina.
1892 - Cross, Bevan & Beadle inventano la viscosa.
c. 1920 - L'Hattersley loom viene sviluppato da George
Hattersley and Sons.
1953 - Prima produzione commerciale di fibra di poliestere
dalla DuPont.
1954 - Vengono inventati i coloranti reattivi.
1963 - L'open-end spinning macchina per filare sviluppata
in Cecoslovacchia.
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